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 2010  maggio 16 Domenica calendario

L’EROINA SOLITARIA DELLA VELA A 16 ANNI MISSIONE COMPIUTA

Prima di parlare piange. Quei bei pianti liberatori aggrappandosi a mamma Julie e a papà Roger come può ancora fare una fanciulla di 16 anni che è stata fuori casa per 7 mesi. Non per una sconsiderata fuga d’amore ma per un iper pubblicizzato giro solitario del mondo a vela.
Folla da festa nazionale nella baia di Sidney, tutti a sventolare fazzoletti e berretti rosa per Jessica Watson, l’adolescente australiana ormai famosa come una rock star dopo aver frantumato, almeno dal punto di vista anagrafico, il record di traversata individuale del mondo a vela. Senza scali, senza assistenza, senza pappa calda.
Sono le due del pomeriggio e una sirena prolungata la saluta mentre cammina, ondeggiando, su un lungo tappeto rosa. Poi musica di grancassa, majorettes e le parole stentoree del premier Kevin Rudd: «Siamo orgogliosi di te. Ora il nostro Paese ha una nuova piccola grande eroina!».
Un boato. E lei sembra lì lì per naufragare. Poi confida: «Sarà una cosa strana riabituarmi al rumore, alla gente che parla. Già mi sembra strano camminare sulla terra ferma. Ormai consideravo la barca una propaggine del mio corpo».
Negli ultimi giorni, l’ansia sua e l’apprensione sia degli ambiziosi genitori sia degli sponsor, erano sospese su un particolare: che Jessica, sguardo scaltro e naso a patatina, riuscisse ad attraccare a Sidney assolutamente prima di martedì 18 maggio, quando compirà 17 anni. Nella curiosa ma ormai fiorente borsa planetaria dei minorenni di successo, non è la stessa cosa poter dire di aver fatto un gran botto a 16 anni invece che a 17.
Ma in questo pur pacioccoso clima, a metà tra festa scolastica e reality show, sta già montando una bella polemica. «Qualcuno ha fatto il furbo – accusano molti nell’ambiente nautico ”. Le hanno preparato un percorso più breve, puntando a sud e in questo modo lei ha potuto circumnavigare facendo soltanto 23 mila miglia nautiche (pari a oltre 42 mila chilometri ndr.) e impiegando 7mesi. un’impresa che non potrebbe essere convalidata».
In effetti i precedenti record conquistati nel 2009 rispettivamente dall’inglese Mike Perham (fra l’altro uno dei primi ad abbracciarla in porto) a 17 anni e 164 giorni e dall’americano Zac Sunderland a 17 anni e 7 mesi, avevano fatto registrare un numero di miglia e un tempo di percorrenza (nove mesi) decisamente superiori. Per non parlare della polemica aperta invece dalla Fondazione Australiana dell’Infanzia, piuttosto indignata con i suoi genitori, stranamente permissivi su un’avventura a così alto rischio.
Ma la musica e gli applausi fanno decisamente più rumore, almeno per il momento, delle perplessità. Jessica è ormai un affare di ragazza, ha un sito da dove vende berrettini e poster, a giugno girerà l’Australia in tournée come una diva per presentare il suo libro «Jessica Watson-True Spirit».
Un affare a tinte rosa, come rosa è la sua barca, lo sloop di 10 metri «Ella’s Pink Lady», e rosa sono gli accessori che lei indossa e che le sue coetanee cominciano a scimmiottare. Sono molti a fregarsi le mani.
Ok per la festa, ma è andato davvero tutto liscio? Poco dopo essere partita, il 18 ottobre sempre da Sidney, Jessica ha avuto un pericoloso colpo di sonno vicino a Brisbane, andando a sbattere contro un cargo mercantile. Ma non importa.
Nemmeno quando ha dovuto affrontare ondate da 12 metri o si è seduta a tavola (si fa per dire) obbligata a mangiare cibi liofilizzati, frutta secca e cioccolato ha fatto una piega. Anche se ama le patatine.
«Sono stravolta, sta capitando davvero qualcosa di grandioso, forse di esagerato, mi sembra di essere in apnea», racconta ai microfoni che l’assaltano.
Emozionata ma anche tranquilla finalmente. Due mocciose potevano polverizzare la sua impresa. La prima è Abby Sunderland, 16 anni ma di 5mesi più giovane, sorella del sopra citato Mike: anche lei in circumnavigazione solitaria, ma ha fallito. La seconda è la vispa olandese Laura Dekker, 14 anni (!), fermata dal tribunale dei minori perché i suoi genitori non smettono di litigare. Piccole veliste crescono.
Gian Luigi Paracchini