Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 15/05/2010, 15 maggio 2010
CLANDESTINI E CRIMINALIT ALLE RADICI DEL FENOMENO
Sono d’accordo con il sindaco Moratti: i clandestini che non hanno un lavoro regolare normalmente delinquono. E lei?
Benjamin Favero
Milano
Caro Favero, forse il sindaco di Milano avrebbe potuto dire che la possibilità di comportamenti criminali è più alta fra gli immigrati clandestini di quanto sia in qualsiasi altro gruppo sociale. E avrebbe potuto osservare, come ha scritto Maria Antonietta Calabrò sul Corriere del 12 maggio, che le vittime dei reati commessi dai clandestini sono prevalentemente, secondo i dati del ministero dell’Interno, altri immigrati. Ma nella sostanza la signora Moratti non ha detto nulla di diverso da ciò che vanno affermando da tempo i sociologi, i poliziotti e i magistrati. In un libro scritto con Giuliano Pisapia («In attesa di giustizia», ed. Guerini e Associati) Carlo Nordio ha spiegato il fenomeno sobriamente e lucidamente ricordando che molti clandestini entrano nel territorio italiano grazie a organizzazioni che ne hanno assicurato il trasporto e preteso dal passeggero una somma che si aggira generalmente fra i 5.000 e i 10.000 euro. «E come lo pagheranno questo debito – chiede Nordio – se non hanno denaro né casa né lavoro? Le ragazze finiranno in strada, molti spacceranno droga e gli altri andranno a rubare. Non c’è nessun pregiudizio in questo: è amara constatazione».
Dopo il clamore suscitato dalla sua prima dichiarazione, il sindaco di Milano ha detto che con quelle parole intendeva «chiedere al governo una riforma del reato di clandestinità» e ha aggiunto: «abbiamo chiesto di prevedere l’espulsione anche nel caso di clandestini con altri procedimenti in corso». Sono parole dettate dalla necessità, per chiunque abbia responsabilità pubbliche, di dare una risposta alla domanda di sicurezza che sale dai suoi concittadini. Ma è difficile immaginare che il problema della clandestinità possa essere risolto con qualche ritocco alla legislazione esistente.
In primo luogo gli accordi con la Libia e con altri Paesi dell’Africa del Nord sono utili, ma non bastano a contrastare il fenomeno. Molti irregolari sono entrati regolarmente e si sono trattenuti in Italia dopo la scadenza del visto. Molti vengono da altri Paesi dell’Unione europea e hanno attraversato la frontiera grazie al Trattato di Schengen. Secondo Giuliano Pisapia «solo il 15% – e sono quelli che ci mostra la tv, facendoci ritenere che si tratti della maggioranza – arriva via mare o dalle rotte del Mediterraneo». Se la polizia li arresta e li multa, i clandestini non hanno i soldi per pagare. Se vengono arrestati per avere commesso un reato, la macchina della giustizia non è grado di processarli entro tempi ragionevolmente brevi. In realtà la nostra capacità di incidere sul fenomeno è limitata e dipende da fatti che sfuggono in buona parte al nostro controllo. Le statistiche del 2010, alla fine dell’anno, ci diranno probabilmente che la situazione è migliorata. Ma questo sarà dovuto soprattutto alla crisi economico-finanziaria. Anche gli immigrati leggono i giornali.
Sergio Romano