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 2010  maggio 16 Domenica calendario

Biografia di Sarah Bernhardt

Sarah Bernhardt, 22 ottobre 1844, Parigi, 26 marzo 1923, Parigi • La madre, Judith (poi diventata Julie in Francia, ma soprannominata Youle) era nata dalla relazione tra la marchesa belga Thioule du Petit Bois de la Nivelle e un oculista tedesco che di cognome faceva Bernhardt e che aveva allevato Youle nel suo castello di Saint-Aubin du-Corbier. Sarta, arrivata a Parigi da Berlino dopo essere passata per Le Havre. A Parigi conosce uno studente della ricca borghesia, un certo Morel, il padre putativo di Sarah. Il ragazzo, futuro notaio, non riconobbe il frutto del loro amore ma passò una piccola rendita a Youle e promise che il giorno del matrimonio di Sarah le avrebbe versato centomila franchi • Ebrea, nata nel cuore del quartiere latino, a rue de l’Ecole de Médecine, sul certificato di nascita viene dichiarata figlia di un certo Bernhardt e di una signora Hardt • Dopo un inizio difficile, Youle trova un po’ di stabilità aprendo un negozio di lingerie, poi una specie di salone affianco alla sua alcova. Diventa una prostituta. Passano a trovarla alcuni habituées, tra cui Alexandre Dumas padre e Rossini. Sarah passò quindi la sua infanzia in un ambiente dove giravano intrattenitrici, gigolos, protettori tirannici, confidenti compiacenti o perfidi. Siccome la sua presenza era di ostacolo alla professione della madre, Youle mandò Sarah da una balia in Bretagna. Quando la piccola crebbe, la fece venire in una villetta a Neuilly, da una zia. A otto anni Sarah non sapeva né leggere né scrivere. La mamma la mise in pensione a Auteuils. Il duca di Morny diventa presto una specie di zio benefattore. La fa entrare in un convento a Versailles. In convento, le suore presto si innamorarono di Sarah, che improvvisava commedie con le bambole delle sue compagne, recitava favole come un angelo. In convento fu presa da crisi mistiche, parlava con la Santa Vergine, passava la notte prostrata sul suolo della cappella. Tornò infine a vivere con la madre a Cauterets, in seguito a una polmonite. Per i suoi diciotto anni, invece che un vestito, chiese di ricevere in regalo una bara di legno rosa ricoperta di raso bianco. Un cliente di Youle gliela regalò e quest’oggetto non l’abbandonò mai durante la vita. La madre di Youle voleva però sbarazzarsi di questa figlia, che era diventata ormai grande. Insieme al duca di Morny si decise di metterla al Conservatorio. C’era però un provino da superare. Quando si trovò sul palcoscenico le fu chiesto quale pezzo avrebbe interpretato. Rispose: «Phèdre, acte II, scena 2, nel ruolo di Aricia». E chi vi darà le battute, Mademoiselle, chiesero dalla platea. Fu così che Sarah decise di recitare la favola di LaFontaine, I due piccioni. «Crede ancora di essere a scuola» commentarono i giudici. Ma quando finì di recitare, avevano tutti le lacrime agli occhi. Debuttò senza successo nell’agosto del 1862 in Ifigenia. Infine indipendente, Sarah lasciò la casa della madre e andò ad abitare, insieme alla sorella piccola Regina (nata da un’altra relazione di Youle) da Madame Guerard. Tra i suoi amanti, il principe Charles de Ligne, che la mise incinta ma non riconobbe mai il figlio. Si dice avesse liquidato la questione con queste parole: «Chère amie, quand on s’est assis sur un boisseau d’épines, on ne va pas chercher celle qui vous a piqué» («Mia cara, quando si sta seduti su un cespuglio di spine, non si va a cercare quella che vi ha punto»). Battezzato Maurice, questo bimbo non fu gradito a Youle, che vide così svanire le sue speranze di avere un genero. Senza un lavoro che le garantisse da vivere, Sarah segue le orme della madre e intrattiene parecchi signori. Sarah aveva l’abitudine a scene da palcoscenico, così per impietosire gli amici di fronte alle sue difficoltà economiche fingeva di avere la tubercolosi: in un fazzoletto teneva nascosta una spilla, portandolo alla bocca si feriva le labbra, e quando aveva sufficiente sangue in bocca tossiva vigorosamente. Il suo aspetto malato, la sua magrezza e il suo pallore rendevano la scena molto verosimile • Sarah viveva con la sorella Regina, il figlio e la nonna, una vecchia tedesca quasi cieca, in un appartamento di Parigi. Un giorno la casa andò a fuoco. Per ripagare il proprietario, Sarah allestì uno spettacolo di beneficenza all’Odeon e racimolò 33 mila franchi • Il Secondo Impero fu un’epoca di passaggio tra il Romanticismo e il Realismo. Sarah fu ingaggiata al teatro Odeon a 150 franchi al mese, più o meno la metà di quanto spendeva per un vestito. Dopo un debutto moscio in una commedia classica, i direttori del teatro decidono di affidarle ruoli poco convenzionali in commedie romantiche. I direttori gli aumentarono lo stipendio ma anche il lavoro: alcune settimane il suo nome compariva anche in nove ruoli diversi. Preferenza per i ruoli da maschio, in cui recitava travestita. Guadagnava a questo punto 500 franchi al mese, abbastanza per non avere per forza amanti ricchi • Quando la Francia dichiarò guerra alla Prussia, Sarah, che era sui Pirenei in vacanza con la sorella e il figlio, rientrò immediatamente a Parigi. Trasformò l’Odeon, chiuso, in un ospedale militare. Grazie alle sue potenti amicizie, ottenne medicine, cibo, coperte • La fine del Secondo Impero fece salire alla ribalta Victor Hugo. All’Odeon decisero di mettere in scena Ruy Blas. Sarah interpretava la regina di Spagna. Fu un trionfo. Forse i due ebbero anche una storia d’amore • Sarah non aveva un buon carattere, la sua cupidigia, i suoi capricci facevano impazzire i direttori dei teatri. I suoi amici, tra cui alcuni giornalisti, convinsero il pubblico che il posto di Sarah non era più all’Odeon, tra gli studenti, ma alla Comedie Francaise, nel cuore di Parigi • Il suo amore con Mounet-Sully, suo compagno in scena, bello, moro, protestante, di sani principi. Credeva che le voci su Sarah fossero dovute alla gelosia delle altre attrici, quando gli fecero notare che aveva un figlio si indignò pensando all’ignobile individuo che aveva abusato della sua innocenza. Dopo il teatro si incontravano nell’appartemento di lui. Sarah lo raggiungeva un’ora dopo lo spettacolo, perché, gli diceva, doveva passare un po’ di tempo con suo figlio. In realtà Sarah dedicava questa ora a qualcuno dei suoi vecchi amici generosi, che, senza essere gelosi l’uno dell’altro, formavano una piccola corte. Quando Mounet-Sully si rese conto di cosa faceva Sarah, ebbe terribili crisi isteriche. Da bravo protestante, Mounet pensò che se sposava Sarah lei gli sarebbe stata fedele. Lei esitò. Lui la supplicò, la minacciò, infine le chiese un si o un no. Nel 1877 le scrisse che avrebbe passato la notte di natale in attesa di una sua risposta. Il matrimonio era quasi deciso. Infine gli venne recapitata una busta grigio lavanda marchiata con due maschere. Conteneva un foglio bianco piegato in quattro • Dopo una tournee a Londra, dove venne accolta da inglesi in adorazione, compreso Oscar Wilde, che al suo arrivo l’attese con un mazzo di gigli e si gettò sul suo treno, in cui recitò male ma venne comunque applaudita e adorata, decise di separarsi dalla Comedie francaise. Era il 1879. Loro gli chiesero 300 mila franchi di danni per la rottura del contratto, transarono poi a 100 mila ma Sarah non versò mai nemmeno un soldo alla Comedie. La vicenda si risolse nel 1900, quando la Comedie prese fuoco e bruciò completamente. Sarah cedette allora alla Comedie il suo teatro. I problemi di Sarah con la Comédie presero le dimensioni di un evento nazionale: lettere, smentite, spiegazioni e interviste occuparono le prime pagine dei giornali • Decise di imparare a fare sculture. Ad insegnarle il mestiere, il suo amante, Gustave Doré. Si fece fotografare al lavoro, davanti a un blocco di creta, in una specie di costume di Pierrot, tutto bianco. Le sue opere somigliavano parecchio a quelle del maestro. La prima esposizione di Sarah si tenne a Londra nel 1877 • Nel 1879 Sarah acquistò un piccolo hotel quasi all’angolo dell’avenue de Villiers e di rue de Prony. Tutti i suoi amici furono ingaggiati per aiutarla, chi economicamente, chi con opere. Ognuno lavorò a una stanza diversa. Quando ci andò a vivere aveva otto domestici, due macchine e organizzava ricevimenti di continuo • Una volta lasciata la Comédie, Sarah interpretò la Dames aux Camélias. Insieme a Fedra, fu il suo più grande successo • Un altro dei suoi amanti, uno di quelli che gli restarono più vicini, fu Samuel Puzzi, un medico. Fu lui che nel 1892 le tolse le ovaie • Altri suoi amanti di quei giorni: Angelo («mi sentivo al sicuro al fianco di questo artista pieno di coraggio e di sangue freddo, dotato di una forza Ercolina. Gli mancava, per essere perfetto, soltanto il talento. Non ne aveva e non avrebbe avuto mai»); Jean Richepin, che trascinò Sarah nelle sue disastrose imprese teatrali. Sarah «era vittima dei suoi sensi», ninfomane e frigida. Come molte donne alla moda nel 1880, assisteva volentieri alle esecuzioni capitali. Non mancò quella dell’anarchico Vaillant, che aveva conosciuto un po’ ed era un bel ragazzo • Gli uomini impazzivano per lei, un amico di Oscar Wilde, Arthur Symons, annota, il giorno in cui la vide al Paradis: «Scrivere un poema sull’istante in cui lo sguardo di Sarah Bernhardt si posa su di me». E il più ironico dei critici del tempo, Max Beerbohm, la chiama «questa dea ridente e terribile» • Sarah Bernhardt conobbe Louise Abbema, pittrice specializzata nei ritratti di attrici, lesbica, un atelier a Montmartre dove riceveva parecchie modelle e dove Sarah andava spesso per incontrare ammiratrici pronte a tutto. Per celebrare la loro amicizia, le due donne si fecero fare un calco delle loro mani unite. La cosa fece scandalo. «Ha tutti i vizi» commentava la gente, non senza invidia. Un’altra tenera amica: Catulle Mendes, che scriveva romanzi saffici. difficile comunque decifrare gli amori femminili di Sarah, a parte Louise Abbema. Si dice che una duchessa portoghese le avesse offerto i suoi smeraldi, che la moglie di un grande industriale arrivò a divorziare a causa sua, che una delle sorelle di Feydeau si innamorò di lei. Era circondata da un harem di donne che sembravano più innamorate che amanti. A Sarah non bastò essere circondata da una corte di ammiratori di tutti i sessi. Volle una corte di animali. Li trovava in Inghilterra, nello zoo di M. Cross. Acquistò da lui un ghepardo, un cane lupo. Cross le fece dono invece di dieci camaleonti. Se ne tornò in Francia con il ghepardo in gabbia, il canelupo al guinzaglio, i camaleonti in una scatola tranne uno, il più grande, che portava sulla spalla, legato da una catena d’oro. A casa aveva già tre cani, un pappagallo e una scimmia. Si dispiacque di non aver trovato leoni. Gli animali puzzavano, e il personale spruzzava citronella ovunque per coprire l’odore • Nel 1880 Sarah decise di affidarsi a Jarrett, un impresario molto importante. Due settimane dopo aver firmato il contratto, partì per l’America. Arrivata a New York, l’accoglie la marsigliese, giornalisti ovunque, delegazioni di attori. Sarah si rifiuta di scendere. Alla fine, invocando il suo patriottismo, si decide e, sostenuta dalle altre signore al suo seguito, il fazzoletto sulla bocca, risponde a qualche giornalista poi sviene tra le braccia di Jarrett. Il successo è immenso e la scena si ripete in tutti i porti fino a San Francisco e in Quebec • In America Sarah incontrò Thomas Edison, che le fece visitare la prima centrale elettrica • In America prese altri animali: due serpenti, che dormivano nei costumi di scena, un alligatore, Ali-Gaga, che dormiva con lei (morì dopo aver bevuto troppo champagne). Quando tornava dalle tournee, Sarah portava trofei di caccia • Mark Twain raccontava su Sarah Bernhardt una storia: due giovani uomini risparmiano venti dollari per andare a vedere Sarah. Durante il tragitto, incontrano due sfortunate, gli danno i soldi dei biglietti per comperarsi il pane, ma le due donne, a loro volta, preferiscono comprare due biglietti per vedere Sarah • La tournee fu un successo enorme. A Rio Sarah svenì tra le braccia dell’imperatore del Brasile che le aveva regalato un braccialetto. A Buenos Aires i suoi ammiratori decorano con i fiori il percorso dall’hotel al teatro, il governo le offre tredicimila acri (senza specificare dove). In Perù otenne un treno di guano (un concime) per fertilizzare i suoi terreni e una collana fatta di occhi umani pietrificata secondo qualche segreto Inca. Ma a Panama il suo impresario, Jarrett, morì d’infarto • Tra le sue relazioni anche il principe di Galles, che quando era a Parigi non mancava di andarla a trovare. Anche la madre, la regina Vittoria, la volle conoscere e la invitò a recitare a corte. Era amica di tutti i sovrani, eppure quando un impresario tedesco, von Stirz, le chiese di recitare a Monaco e a Berlino, lei gli rispose: «Cosa! Sporcare questa mano, che Victor Hugo ha baciato, con denaro prussiano! Mai!» Von Stirz insistette: «Madame, il vostro prezzo sarà il nostro». E lei: «Cinque miliardi» • Negli anni dal 1891 al 1893 Sarah è in tournee • «C’est ici, de Sarah, la jeune demeure / on y rit, on y ch’ante et parfois on y pleuret» (La scritta sulla porta di casa di Sarah, il castello di Sainte-Adresse) • Tornata dalle varie tournee, il pubblico francese la snobbava e nessuno la ingaggiava. Tornata da Londra, partecipò a un gala all’Opera alla presenza del presidente della Repubblica. Quella sera un’attrice, Madame Agar, doveva cantare la marsigliese. Sarah il pomeriggio le fece arrivare la notizia che il suo amante si era ferito. La Agar rinunciò all’Opera e corse dal suo innamorato. Sarah, nello stupore generale, si presentò all’Opera, sostituì di prepotenza la Agar, e cantò magnificamente, il pubblico commosso chiese due bis. Il giorno dopo i teatri ricominciarono a cercarla • Si innamorò poi di un giovane greco, bello e molto più giovane di lei, Jacques Damala, consigliere d’ambasciata caduto in disgrazia, un play boy. Come per gli altri suoi amanti, lo lanciò nel mondo del teatro. E lui, preso dal fuoco dell’attore, l’abbandonò per recitare a San Pietroburgo. Sarah lo richiamò per sostituire un attore, e decise poi, per legarlo a sé, di sposarlo. Andarono a Londra e si unirono il 4 aprile del 1882 alla chiesa Saint Andrew. Erano in tournee a Nizza, e avevano cinque giorni per andare a Londra, sposarsi e tornare in tempo per le repliche. Damala dimentò in albergo i documenti per il matrimonio, che quindi fu ritardato di 60 minuti. Persero tutte le coincidenze e arrivarono con un giorno di ritardo, pagando una penale di venticinquemila franchi. I due litigavano spesso, lei era gelosa. Finché decise di divorziare, si era rovinata per lui. Sostituì Damala con un altro attore molto scarso, Jean Richepin Ma dopo due fallimenti teatrali i due si lasciarono definitivamente • Dopo l’amore con Damala Sarah era stata costretta a vendere il suo hotel. Ne comprò un altro, più piccolo, a boulevard Perire. Sara cambia continuamente cuoca. Fa scenate isteriche se un piatto non è esattamente come vuole lei. C’era sempre gente nella vasta dimora di Sarah, che detestava restare sola «Mi si dimentica» • A partire dai quarant’anni Sarah si circondò di giovani uomini omosessuali. Uno di questi, Robertson, paragona la bellezza di Sarah a un vestito, che lei metteva e toglieva a piacimento: «Quando se ne spogliava, era una piccola donna dai tratti delicati, il naso finemente modellato, occhi grigio-verdi, lunghe mani nervose. Ma quando si voleva bella, questi dettagli sparivano e il suo viso diventava un lampo che emanava una pallida luce, i suoi capelli brillavano come un aureola. Diventava grande, impossibile» • Nel 1893 Sarah comprò una proprietà sulla costa sud della Bretagna, non lontano da Quiberon. Per raggiungere la proprietà bisogna prendere il treno, attraversare un tratto di mare, e poi affittare un carretto. Questo la divertiva moltissimo. Sarah allargò piano piano la proprietà e poi comprò il castello vicino nel 1914. Invitava tutti a Belle-Ile, e la proprietà si riempiva spesso di ospiti graditi e meno graditi • Una delle sue grandi rivali, Eleonora Duse, quindici anni di meno, adorata dal pubblico. Nel 1897 Sarah affittò il teatro de la Renaissance alla Duse. Le due, la prima volta che si conobbero, si abbracciarono calorosamente. Alla prima della Duse, la Bernhardt era seduta tra il pubblico, applaudiva, in piedi, in momenti in cui nessuno fiatava. Qualcuno disse della Duse: «Sì, è sublime. Non c’è che una Sarah. La Duse». E poi la Duse era l’amante di un grande poeta, Gabriele D’Annunzio. Il quale offerse a Sarah di recitare la Ville Morte, un dramma archeologico riservato inizialmente alla Duse. Sarah accettò con trasporto. Quando D’Annunzio arrivò a Parigi, nel 1898, Sarah era indecisa se farlo diventare il suo amante oppure ignorarlo. Si presentò con uno dei più grossi mazzi di rose che avesse visto. Alla sua vista, si fermò davanti alla bellezza di Sarah, vestita tutta di bianco, le braccia tese: «Divina! Sì Madame, siete dannunziana». Sarah guardò il poeta, lo trovò brutto. Decise di non amarlo. Di lui disse: «I suoi occhi sono due piccole cacche» • Nel 1900 compra un teatro che battezza Sarah Bernhardt, all’apice della gloria, diventata un simbolo nazionale, famosa in tutto il mondo. Furono ancora successi, lanciò parecchi attori. Nel 1910 parte per una nuova tournee negli Stati Uniti. Lou Tellegen è il suo nuovo amore. Lo ingaggia per Phèdre. un olandese molto più giovane di lei. Lui la ingannava, e come Damala, iniziò a drogarsi. Comunque Tellegen restò negli Stati Uniti e lì sposò una cantante. Fu l’ultimo contatto di Sarah con la giovinezza • Sarah era vecchia, passata di moda, e metteva omai in scena commedie di scarsa qualità. Ma il pubblico continuava ad andarla a vedere a teatro, i giovani ne erano affascinati • Nel 1914 era alla Belle Ile quando giunse la notizia della guerra. Tornò subito a Parigi. Un giorno un vecchio amico le disse che era sulla lista degli ostaggi che i tedeschi avrebbero dovuto arrestare nel caso in cui fossero entrati a Parigi. «Benissimo, resto» disse Sarah. Ma la convinsero a partire per Andernos, nel bacino d’Aracachon. Sarah, che soffriva di dolori a una gamba, si rimise a dipingere. Questa gamba le faceva male dal 1905, quando, in tournee a Rio de Janeiro, era in scena con la Tosca. Nell’ultimo atto doveva buttarsi dalla finestra di Castel Sant’Angelo, ma i macchinisti dimenticarono di mettere il materasso. Cadde sul ginocchio destro e svenne dal dolore • La gamba malata, improvvisamente, va in cancrena. Bisogna amputarla. Il 22 febbraio del 1915 la operano. Torna a Parigi e ricomincia a recitare. I suoi amici sono vecchi o morti, lei va in scena sempre meno. Nel 1922 è ancora sul palcoscenico, il 15 marzo del 1923, mentre inizia le riprese di un film si sente male. Il 26 marzo del 1923 muore, tenendo tra le sue mani quelle del figlio, Maurice.