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 2010  maggio 15 Sabato calendario

GLI SPECULATORI PROVANO A RIFARSI

Dicono sui mercati che ieri l’euro è sceso a picco per i timori di deflazione. Però in prima pagina il Wall Street Journal sosteneva, in un articolo dedicato a tastare il polso dei mercati, che l’euro sarebbe sceso a causa dei timori di più alta inflazione. Viene in mente lo scherzo sul lancio della monetina, «se viene croce vinco io, se viene testa perdi tu». Pur di giocare al ribasso, le provano tutte.
In contesti diversi, è possibilissimo che l’euro scenda sia perché l’economia va tanto male che i prezzi calano (deflazione), dunque la Bce mantiene i tassi bassi, sia perché al contrario salgono i prezzi, dunque il potere d’acquisto della moneta si erode (inflazione). Ma non possono accadere tutte e due le cose insieme. Alla roulette dei mercati, alcuni puntavano sul pari, altri sul dispari, con lo stesso obiettivo.
Da lunedì, con il piano di salvataggio dell’euro, chi aveva scommesso sul crack ha accumulato perdite enormi: deve rifarsi, e il cambio euro-dollaro pare il barsaglio più facile. Ieri ha prevalso l’ipotesi deflazione, appoggiata sull’andamento dei prezzi in Spagna (non su quello dell’Italia, però) oltre che sulle misure severe che vari paesi euro stanno prendendo. Per 24 ore almeno, l’operazione è riuscita.
E’ un’altra prova della enorme capacità di distorsione che possiedono gli operatori speculativi. Non a caso sui blog della finanza ieri si svillaneggiava Lorenzo Bini Smaghi della Bce, che l’ha denunciata. L’hanno accostato all’altra loro bestia nera, il ministro delle Finanze svedese Anders Borg, reo di aver paragonato gli speculatori a un branco di lupi affamati (ed è un liberale, non sospetto di pregiudizi verso il mercato).
Il mercato vero, grande, dei titoli pubblici, dove si misurano le scelte di investimento di tutto il pianeta, infatti ha reagito benissimo, fanno notare alla Bce. La prova più significativa è stata l’asta dei Btp italiani l’altro ieri, con tassi in calo: risultati impossibili da truccare, 5 miliardi di euro veri. Ma le Borse ieri sono state spinte al ribasso da eventi meno consistenti, la cui importanza è stata gonfiata da un meccanismo perverso di informazioni interessate.
«L’euro comincia a somigliare a una nave che affonda, dalla quale i mercati si domandano se alcuni dei passeggeri non cominceranno a buttarsi» scriveva ad esempio nella sua nota di ieri Marco Annunziata, capo economista di Unicredit; ed è uno tra molti. L’agenzia Bloomberg di nuovo dava per scontato che «l’euro non costituisce ciò che il premio Nobel Robert Mundell chiama una area monetaria ottimale»; senza informarsi sul vero parere dell’interessato. Il canadese Mundell - che vive con gli euro nel portafoglio, in una villa presso Siena - continua a considerare vitale l’unione monetaria.
Tra branchi di lupi e comportamenti gregari, di paragoni faunistici o favolistici se ne sono ascoltati molti, in questi giorni. Forse per questo sarebbe bene dare un’occhiata a che cosa fanno le volpi. Quelli di Goldman Sachs, noti per essere i più furbi di tutti, non si uniscono al coro dei catastrofisti. «Tornano la stabilità e il buon senso» scrive in una sua nota Erik Nielsen, capo economista della Goldman per l’Europa, dichiarandosi convinto che il piano di salvataggio dell’euro avrà successo. A meno che, essendo astutissimi e con una reputazione malconcia, non vogliano farci credere che loro lo credono.