Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  maggio 15 Sabato calendario

SCAGLIA-GUGLIOTTA UNITI NELLA LOTTA

Perché a Stefano Gugliotta, picchiato dalla polizia dopo Roma-Inter, tratto in arresto per resistenza e violenza a pubblico ufficiale è stata comminata la custodia cautelare, e perché in carcere e non a casa?
Ci si è stufati di ripeterlo, ma il codice di procedura penale prevede che, ove si ritenga sussistente un pericolo di fuga, di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato, «ogni misura deve essere proporzionata all’entità del fatto»; che non può essere disposta la custodia cautelare «se il giudice ritiene che con la sentenza possa essere concessa la sospensione condizionale della pena»; e soprattutto che «la custodia cautelare in carcere può essere disposta soltanto quando ogni altra misura risulti inadeguata» (articolo 275 ).
Il caso Gugliotta conferma che in molti tribunali «si fa strame di questi fondamentali principi di civiltà giuridica, sistematicamente elusi da motivazioni stereotipe e generiche, sovente confermate e legittimate dai Tribunali del Riesame», come dice in punta di diritto e di penna un comunicato della Camera penale di Roma. Detto altrimenti, perché nei tribunali se ne sbattono del codice? Ormai la custodia cautelare viene usata come deterrente sociale, anticipazione della pena, castigo o espiazione preventivi, quasi una caparra che non verrà restituita a sopraggiunta assoluzione, quando non come forma di pressione (tortura?) per convincere il presunto reo alla conessione-collaborazione.
Una campagna mediatica ha portato ieri alla liberazione di Gugliotta, il quale ha dovuto comunque trascorrere 7 giorni a Regina Coeli. Dal 26 febbraio, per ordine dello stesso gip, è ristretto in una cella Silvio Scaglia, il fondatore di Fastweb consegnatosi spontaneamente alla giustizia, impossibilitato a reiterare il reato di cui è accusato non avendo più ruoli nella sua ex società e che non si capisce come possa oggi inquinare prove di un reato consumatosi negli anni 2003-2007. Quel giudice si chiama Aldo Morgigni ed è candidato per Magistratura indipendente al Csm. Lo volete proprio eleggere?