Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 14/05/2010, 14 maggio 2010
UN OMAGGIO A HENRI DUNANT FONDATORE DELLA CROCE ROSSA
Stiamo studiando qualcosa delle guerre italiane di indipendenza, e il nostro insegnante, a proposito della battaglia di Solferino del 1859, ci ha suggerito di leggere un libro intitolato «Un souvenir de Solférino» di un certo Jean Henri Dunant. Per ora il libro non lo abbiamo ancora trovato, ma ci piacerebbe anche sapere se questo Jean Henri Dunant è lo stesso Henri Dunant che ha fondato la Croce Rossa Internazionale. O si tratta di una semplice omonimia?
Margherita Onno Carlo Bianchi Rudy Caleffi, Genova
Cari ragazzi, il Dunant di Solferino e il fondatore della Croce Rossa sono la stessa persona; e si può anzi sostenere che l’idea di una grande organizzazione umanitaria sia nata proprio fra i morti e i feriti di una delle più decisive battaglie della nostra storia nazionale. Sino ai trent’anni Dunant, nato a Ginevra nel 1828, sembrava destinato a un’attività bancaria e imprenditoriale. Come ho scritto in un’altra occasione, sperò di diventare agricoltore in Algeria, dove comprò un grande terreno che desiderava coltivare a cereali, ma la banca francese a cui chiese in prestito 100 milioni di franchi svizzeri gli rispose che il terreno era troppo arido e non giustificava il rischio. Preoccupato dalla sorte della sua proprietà, Dunant decise di chiedere l’intervento di Napoleone III. Ma quando giunse a Parigi per una udienza con il capo dello Stato, l’imperatore era da poco partito per l’Italia alla testa dell’esercito francese e si preparava a scendere in campo nei pressi di Solferino contro quello dell’imperatore austriaco. Testardo e forse non troppo ragionevole, Dunant decise d’inseguire Napoleone e si trovò così nel bel mezzo di una sanguinosa battaglia.
Era a Solferino quando sul sagrato della chiesa cominciarono a giungere i corpi straziati dei soldati feriti. Nonostante l’esempio della Crimea, dove Florence Nightingale aveva creato nel 1854 il primo ospedale da campo dei tempi moderni, gli eserciti di Solferino avevano più veterinari che medici. Dunant dimenticò le sue pene algerine e si mise immediatamente al lavoro. Chiamò in aiuto le donne del paese, chiese lenzuola e coperte, trasformò i banchi della chiesa in letti da campo, divenne medico e infermiere.
Quella drammatica esperienza cambiò la vita di Henri Dunant. Tornato in patria, decise di creare una organizzazione che avrebbe assistito i feriti sul campo di battaglia. Non bastava che ogni esercito, ispirandosi all’esempio di Florence Nightingale, avesse i propri medici e i propri infermieri. Occorreva anzitutto un corpo di operatori umanitari neutrali e rispettati, liberi di assistere i feriti e di proteggerli dalla furia del nemico o, peggio, da quella degli avvoltoi umani che li derubavano e li uccidevano. Ma occorreva anche un trattato internazionale che riconoscesse l’organizzazione e tutelasse gli operatori sul campo di battaglia. Nacque così, con l’aiuto della Confederazione Elvetica, la Croce Rossa Internazionale; e negli anni seguenti non vi fu Paese in cui non si costituisse una società nazionale affiliata a quella di Ginevra. Nel 1876, durante la guerra russo-turca, l’Impero Ottomano rese un indiretto tributo alla intuizione di Henry Dunant creando la Mezzaluna Rossa. Oggi le società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa fanno parte di uno stesso movimento mondiale.
Il «Souvenir de Solférino», di cui vi ha parlato il vostro insegnante, è apparso nuovamente in edizione bilingue presso l’editore Franco Angeli. E se avrete occasione di fare un salto a Milano prima del 29 maggio potrete vedere nella Biblioteca di Palazzo Sormani una mostra dedicata a Dunant nel centenario della sua morte.
Sergio Romano