Alessandro Longo, L’espresso 20/5/2010, 20 maggio 2010
NO CASH, SI PAGA COL CELLULARE
Il supermercato è pieno, ma non ci sono code: i clienti passano veloci alle casse e in automatico la spesa viene addebitata sui loro cellulari. All’angolo della strada c’è uno scrittore in erba, che ha fatto un libro e lo offre ai passanti, accettando donazioni: per farle basta avvicinare il proprio cellulare al suo, trasferendo denaro. Da Londra un ragazzo manda un sms a Milano: "Papà, ho finito di nuovo i soldi"; e a papà basta un clic sul cellulare per rifornire il figlio.
Non sono scenari di fantasia, è l’orizzonte verso cui si sta andando con i sistemi di pagamento via telefonino. Alcuni servizi evoluti sono già diffusi in Giappone. Altri stanno facendo breccia negli Usa e si apprestano ad arrivare in Italia.
Se siano più i vantaggi o rischi non è facile dirlo: i pareri degli esperti sono opposti. Certo è che questa rivoluzione ci sorprenderà in pochi anni: lo vogliono e ci lavorano tanti colossi, Visa, Mastercard, i principali operatori mobili e, di recente, persino Apple, con un mix di tecnologie che ora è diventato particolarmente ricco.
Un recente rapporto di School of Management-Politecnico di Milano ha censito 219 servizi di pagamento mobile nel mondo e un’ottantina in Italia. Quelli più d’avanguardia, che saranno comuni probabilmente solo fra alcuni anni, sono basati su tecnologia Nfc (Near field communication) integrata nel cellulare, in un chip speciale. L’Nfc è una variante dell’Rfid (Radio frequency identification) e permette di pagare avvicinando il cellulare a speciali lettori installati alle casse o all’ingresso dei mezzi pubblici, per esempio. Il cellulare e il lettore comunicano via onde radio, così avviene l’addebito sulla propria carta di credito associata al servizio o sul credito telefonico. Per evitare sorprese in caso di furto del cellulare, è possibile proteggere i propri pagamenti con un codice pin.
Il problema è un altro: perché si realizzi questa tecnologia, bisogna convincere aziende e negozianti a installare i lettori speciali. Bisogna inoltre attendere i cellulari speciali dotati di Nfc: al momento ci sono il modello Star di Samsung e il Nokia 6216, usati però solo in sperimentazioni. "Lo lanceremo a breve e prevediamo di vendere un altro modello nella seconda metà del 2010 e poi un altro ancora a inizi 2011", dice Antonio Bosio, product manager di Samsung Italia. Segno che il colosso dell’elettronica comincia a crederci. Questa situazione ha limitato però i servizi commerciali Nfc a pochi paesi orientali, mentre in Europa e in Italia sono in corso soltanto esperimenti. Telecom Italia, Wind, Vodafone e Poste italiane potrebbero lanciare l’offerta Nfc tra il 2010 e il 2011.
La fame di pagamenti mobili è tale quindi che nel mondo avanzano alternative tecnologiche all’Nfc. Per esempio negli Usa l’ultima moda sono marchingegni che trasformano qualsiasi cellulare in un lettore di carte di credito. una cosa comprensibile in un Paese dove si vorrebbe pagare così anche la babysitter, l’idraulico la donna delle pulizie. Queste persone quindi si attrezzano e trasformano in lettore i propri cellulari, per soddisfare i clienti che odiano i contanti. Si tratta di piccoli oggetti di plastica che hanno un lettore di carte di credito che si inserisce nella presa dell’auricolare. Un settore in cui si è buttato anche Jack Dorsey, uno dei fondatori di Twitter. Dorsey ha creato Smart, una delle aziende che produce questi oggetti. Ha un’offerta aggressiva, peccato sia solo negli Usa: il lettore è gratuito, non ci sono canoni; l’utente paga a Smart una percentuale sul transato.
"Un’altra idea recente è integrare il chip Nfc in memory card che entrano in qualsiasi cellulare", dice Claudio Canella, direttore ricerca e sviluppo del gruppo Bassilichi, che offre servizi tecnologici alle banche e sta sperimentando da tempo l’Nfc. Comunque questa soluzione richiede lettori speciali, ma almeno supera la necessità di avere cellulari ad hoc. L’idea è piaciuta a Visa, DeviceFidelity e Apple, che a maggio hanno realizzato un’applicazione iPhone per pagare in Nfc tramite una di queste memory card.
Ci sono però modi più semplici per scambiare denaro in mobilità. Per esempio tramite sms, con cui già in Italia è possibile pagare il parcheggio in una trentina di città e biglietti di vario tipo. Un’altra applicazione, per iPhone e cellulari Android, invece, consente di inviare soldi a chiunque sia iscritto a Paypal. possibile farlo anche accostando due cellulari iPhone dotati della stessa applicazione Paypal: per fare una donazione a un’artista di strada, per esempio, o dare una mancia a un cameriere. "Stiamo davvero cambiando le abitudini della gente con i nostri servizi", dice a "L’espresso" Massimo Sarmi, amministratore delegato di Poste italiane. Il suo operatore mobile è quello che più ha puntato su questi servizi, per pagare bollettini o fare bonifici tramite cellulare via Internet. "Finora, dal primo trimestre 2008 al primo del 2010, i nostri utenti hanno scambiato così 150 milioni di euro, con una progressione significativa. Nel primo trimestre 2010 l’hanno fatto 1,2 milioni di persone", continua. Per che cosa? "Gli immigrati inviano denaro alle famiglie, i genitori sostengono i figli all’estero e così via. Nei prossimi anni gran parte della clientela si sposterà su transazioni elettroniche". Aggiunge Claudio Carnevale, presidente di Acotel: "Entro quest’anno lanceremo, con il nostro operatore mobile Noverca, la possibilità di pagare con il cellulare servizi di sicurezza per la casa e di telemedicina".
Ma le conseguenze di questa tendenza potrebbero essere anche negative: "Gli acquisti di getto saranno sempre più diffusi, perché lo strumento per farli sarà sempre con noi, in tasca. Nelle nostre vite prolifereranno le cianfrusaglie o gli abbonamenti a servizi che non useremo mai, comprati in un momento di leggerezza", dice ad esempio Edoardo Fleischner, docente di Nuovi Media all’università Statale di Milano. "Le aziende di marketing si butteranno e useranno nuove tecniche basate sulle neuroscienze per spingerci a piccole spese quando le nostre difese sono allentate", aggiunge Monica Fabris, sociologa e presidente dell’istituto di ricerca Gpf. Insomma, fare la spesa con il cellulare è comodo, ma rischia di essere un po’ dispendioso.