Paolo Pontoniere, L’espresso, 20/5/2010, 20 maggio 2010
MARIJUANA DREAMING
Sono passati pochi mesi da quando "Time" ha pubblicato una storia di copertina in cui temeva una ripresa a base di marijuana per l’economia californiana, e già si parla di inflazione. Inflazione di prezzi e di produzione. E sebbene la possibilità che il Golden State possa ancora scansare il disastro economico grazie al raccolto da 14 miliardi di dollari di fatturato l’anno, l’economia della marijuana sta già subendo delle profonde trasformazioni.
Da un lato la produzione si è spostata in ambito urbano, causando un significativo aumento delle quantità, dall’altro l’esplosione dei dispensari, resa possibile dalla liberalizzazione dell’uso della marijuana per scopi medici, e il referendum per la sua potenziale depenalizzazione proposto per le prossime elezioni, spingono giù il prezzo al dettaglio. Ad Oakland, uno dei maggiori centri urbani dello Stato, a poche decine di chilometri da San Francisco, i sostenitori della liberalizzazione della marijuana l’anno scorso hanno pure aperto un’università, la Oakstram University. Oltre a come coltivare la preziosa erba, gli istruttori insegnano a commercializzarla e a rapportarsi alle legggi vigenti.
Ma per assurdo che possa sembrare, entrambi i fenomeni stanno creando seri problemi a varie contee dello Stato, soprattutto quelle del Nord nell’Emerald Triangle, il triangolo di smeraldo, nelle contee di Humboldt, Mendocino, e Trinity.
Queste regioni hanno storicamente prodotto la stragrande maggioranza dell’erba del Paese. Sulle entrate generate dal commercio della marijuana contano non solo gli innumerevoli baby-boomers che anni fa si sono ritirati a vivere in quelle zone, ma anche i servizi di pronto soccorso, le biblioteche, le scuole e i dipartimenti di polizia della regione, che si sostenevano proprio in virtù delle tasse generate dalle vendite e dai capitali investiti dai coltivatori.
Secondo Charlie Custer, scrittore e uno dei maggiori attivisti della regione, fino all’anno scorso una libbra di ganja, l’unità base utilizzata per stabilire il suo valore, costava 5 mila dollari, oggi a stento raggiunge i 2 mila dollari, "e quand’è di qualità eccezionale". Custer è un ottimista. Secondo rapporti dello sceriffo di Boonville, in paese una libbra costa appena 800 dollari, "e molti non riescono a trovare acquirenti". Intanto la California quest’anno rastrellerà 1,5 miliardi di dollari di tasse dalla commercializzazione della marijuana.
L’industria adesso è nelle mani degli hipster, dei giovani di tendenza di San Francisco, Los Angeles e San Diego, che si avvalgono del potere moltiplicatore di Internet e dei social networking. Budtrader, un sito che uno dei "netizens" di Frisco aveva lanciato su Craigs List per il diletto dei suoi amici, è addiritttura emerso come Borsa del settore e oggi registra centinaia di scambi giornalieri.
"La gente usa il proprio nome e l’indirizzo vero", afferma Robert Mitchiner, il suo creatore. E questa, oltre ad essere una testimonianza della vivacità del settore, è anche il segno di quanto sia diventato importante il suo contributo per l’economia californiana.
Ma sebbene stia crollando a livello di agricoltori, il prezzo si tiene stabile al dettaglio, a causa della scarsità che si registra nei punti di vendita. I dispensari medici per legge devono essere limitati. Questa situazione, se passa il referendum, presto potrebbe cambiare e con l’aumento dei punti vendita non solo l’erba diventerà più a buon mercato, ma perderà anche l’ultima vestigia di illegalità che ne faceva il commercio prediletto dei narcos messicani. E una volta passata in California le si potrebbero aprire le porte del resto degli Stati Uniti. Che serva la marijuana a stimolare la ripresa?