CORRADO ZUNINO, la Repubblica 15/5/2010, 15 maggio 2010
L´AGONIA DI GUIDO TRA ACCUSE, SMENTITE E BUGIE SMASCHERATE - ROMA
Una spiegazione dopo l´altra, imbarazzata, imbarazzante, Guido Bertolaso ha demolito se stesso. Una bugia dopo l´altra, in un retrocedere che è diventato presto un calvario. Sono bastati cento giorni di esposizione al pubblico della "sua" Protezione civile, è bastato avvistare le consuetudini con il costruttore più generoso d´Italia, Diego Anemone, per divorare il grande sottosegretario dell´emergenza. Il più pagato del governo Berlusconi, il più popolare. L´eroe dell´Aquila. L´inizio della fine va segnato nella mattina del 10 febbraio scorso, quando da ventiduemila pagine dei Ros di Firenze è emersa una fotografia che sembrava un fotomontaggio. L´epilogo si scrive con il pied-à-terre di via Giulia, scoperto in questi giorni.
Nello scatto reso pubblico tre mesi fa si vede Guido Bertolaso uscire tra bambini con i capelli umidi e mamme trafelate da un centro sportivo di Settebagni, periferia di Roma. Il volto è soddisfatto, il centro è il Salaria Sport Village. Piscine (abusive), campi da calcio, calcetto, calciotto. E una beauty farm. Porta a vetri, odore di olii balsamici. Le intercettazioni sul cellulare di Diego Anemone raccontano che il sottosegretario appena sceso dagli aerei intercontinentali chiamava per chiedere un massaggio e prenotava ragazze: Monica, Francesca. Undici volte. «Io volentieri... Una ripassatina». Rivelano, poi, i suoi incontri notturni e segreti. «Allora domenica prossima alle 8, chiudo il circolo due ore prima... Tre persone... Una cosa megagalattica».
Dirà Bertolaso, il medico specializzato in malattie infettive cresciuto con Giulio Andreotti e diventato star con Silvio Berlusconi, che Monica era una fisioterapista. L´inchiesta andrà a contare 350 escort a disposizione della cricca del cemento e indagherà quattro persone per sfruttamento. Dirà ancora, Bertolaso, che aveva dolori cronici alla schiena, gli serviva «una sconocchiata». Altre intercettazioni hanno raccontato invece di una notte da favola, questa il 14 dicembre 2008: una bottiglia di champagne, due calici, frutta, petali di rosa. E la brasiliana Monica in perizoma: «Ci costerà un pochino di soldi... E il perizoma, mi raccomando, stretto». Quelle telefonate hanno sottolineato particolari scabrosi che, prima o poi, andranno spiegati: «Io ho cercato tracce di preservativi, ma non l´ho visti. Nella sala dello Scen Tao c´è della carta usata, è tutto un malloppo di carta...». Guido Bertolaso sarà indagato per corruzione per una telefonata - tutta da dimostrare - che ipotizza il trasferimento di 60 mila euro dal forziere del religioso Evaldo Biasini, Don Bancomat, a lui.
Nelle tv che fanno poche domande in quei giorni di febbraio Bertolaso aveva risposte pronte. Il premier assicurò che tutto si sarebbe sgonfiato, ma i carabinieri - teorizzando che il sesso era solo una modalità della corruzione - hanno iniziato a scoprire che il sottosegretario alla Protezione civile aveva inserito Francesco Piermarini, fratello della moglie Gloria, come collaudatore per il G8 della Maddalena e supervisore della Louis Vuitton Cup. Da giovani avevano fondato insieme l´immobiliare Olgiata e poi condiviso società di smaltimento rifiuti e organizzazione di eventi. «Con Anemone non ho mai avuto rapporti», provò a dire Bertolaso nei primi giorni del terremoto (giudiziario): le foto che lo ritraevano passeggiare con lui intorno a piazza Ungheria, nella Roma pariolina, smentirono anche questa difesa. E così l´abbonamento platino al "Salaria". Tre mesi dopo l´"Anemone´s list" rivelerà che anche le case di Bertolaso sono state servite dal grande edile: tre interventi per il sottosegretario. Poi, quando si sono affacciate le notizie della consulenza affidata alla moglie - 25 mila euro per disegnare i giardini del "Salaria" - Guido Bertolaso ha convocato una rapida conferenza stampa a Palazzo Chigi dove ha tentato battute infelici («io e Clinton abbiano lo stesso problema, Monica») e sostenuto che la collaborazione della sua Gloria con Anemone si era interrotta con l´inchiesta.
Alla fine di questo percorso di imbarazzi, è arrivato il pied-à-terre da 40 metri quadrati. «Non è mio, è affittato da un amico che mi ha concesso la disponibilità». Qui è bastato il proprietario per smentire l´ultima, fragile bugia: «Pagavano sempre in ritardo, suoi fiduciari, con strane buste. Millecento euro al mese, tutto in nero. Alla fine l´ho dovuto cacciare».