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 2010  maggio 13 Giovedì calendario

IL CALCIO ITALIANO SULL’ORLO DELLA CRISI

Parafrasando un vecchio film, se tutto va bene non siamo rovinati. Ma è difficile, veramente difficile, perché sul calcio italiano si addensano nubi che rischiano di far più danni di quella originata dal vulcano islandese.
Ieri l’allarme è stato lanciato dai club di A in un accorato comunicato, partorito da Adriano Galliani: «Nel caso in cui fossero private (di parte del fatturato) le società vedrebbero pregiudicata la loro sopravvivenza». Perché? Domani il Tribunale di Milano (giudice Marangoni) potrebbe sospendere la cessione dei diritti a Sky e, quindi, congelare i 571 milioni che i club già sentivano in tasca per sistemare i bilanci.
A modificare «il tutto va bene madama la marchesa» che regnava fino a poco tempo fa le motivazioni della sentenza del Tar del Lazio, rese note lunedì, che hanno censurato come l’Agcom ha chiuso il procedimento aperto in materia sulla Lega Calcio. C’è forte timore che tali motivazioni possano favorire la sospensione cautelare richiesta da Conto Tv.
Ieri è stata convocata un’assemblea in fretta e furia. Cielo grigio su, facce scure giù: «C’è da non dormirci la notte» (Ghirardi, Parma); «Non solo le piccole sono preoccupate» (Campedelli, Chievo). Poi, strali contro Conto Tv, colpevole, secondo i club di «essere inadempiente ad un precedente contratto con la Lega» e di mettere a rischio il prossimo campionato. «La sopravvivenza dei club’ ha replicato Crispino (patron di Conto tv) – non è a rischio: ci sono ancora i tempi per rifare il bando».
Sebbene nel comunicato si affermi che «non si vogliono disegnare scenari catastrofici», nei corridoi della Lega si parla di soli cinque club in grado di iscriversi, senza i soldi delle tv, al prossimo campionato, quindi a rischio nel suo svolgimento. Allarme, forse, esagerato: caos iscrizioni e ritardi nella partenza sono invece uno scenario possibile. Perché il 45% del fatturato di club di A è legato ai proventi tv, sui quali il contratto Sky incide per il 65%.
Molti, per diversificare gli introiti, speravano nella «legge sugli stadi», che non è ancora arrivata. Beretta, presidente di Lega, si è detto fiducioso: « un passo importante il fatto che sia stata di nuovo calendarizzata». Difficilmente però arriverà per il 28 maggio, giorno in cui a Ginevra verranno assegnati gli Europei del 2016, quelli che erano ritenuti un importante volano per il movimento. Sulla sfida a tre (con Turchia e, soprattutto, Francia) aleggia un pessimismo realista. Domani si capirà di più: verranno resi noti i rapporti di valutazione dell’Uefa.
L’impressione è che non si sia «fatta squadra» come serviva. Era il 2 marzo quando, dalla sede della Lega calcio, il sottosegretario allo sport, Crimi, lanciò critiche al lavoro di lobby della Federcalcio. Che, ad onor del vero, ha fatto il suo giro ecumenico. Certo, non si possono cambiare i natali a Michel Platini, presidente dell’Uefa... E, ribattono i club, ci si poteva presentare con la legge sugli stadi già approvata.
Non aiutano la causa le scene di violenza in campo e fuori e i bollettini di stadi chiusi. Si è arrivati ad anticipare due gare per le possibili concomitanti feste scudetto: una cosa mai accaduta. Grande stupore ha poi destato nei club la decisione di far giocare Genoa-Milan a porte chiuse. «Ma come ci avevano detto che con la tessera del tifoso era tutto risolto?», si è chiesto qualche presidente parlando della card, contestata dai tifosi e accettata obtorto collo dalle società.
Roberto Stracca