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 2010  maggio 13 Giovedì calendario

SANIT, LE PAGELLE DELL´ITALIA MIGLIORE

Più di due giorni in ospedale ad aspettare l´operazione programmata. Ricovero alle 20 di lunedì, in sala giovedì mattina. In mezzo libri, giornali, chiacchiere con i vicini di letto, noia. Succede in Molise e nel Lazio, dove non si è abbastanza organizzati da far presentare i pazienti la sera prima dell´intervento. L´attesa è invece minima in Friuli e nelle Marche, in media 16 ore. Quanto si sta in reparto prima di finire sotto i ferri è uno degli indicatori di qualità adottati dal ministero della Salute. Si tratta di parametri con cui si cerca, finalmente, di avere un´idea del funzionamento del sistema sanitario nelle venti Regioni italiane. Il lavoro è della Scuola Sant´Anna di Pisa, che da anni fa il servizio per la Regione Toscana e ora ha tra i suoi clienti anche il ministero. «Ci siamo basati sulle schede di dimissione ospedaliera fatte dalle strutture di tutte le Regioni e su altri dati disponibili a Roma - spiega Sabina Nuti, direttore del Laboratorio management sanità della Sant´Anna - In futuro aumenteremo gli indicatori». Il quadro che emerge è, come ci si attendeva, di un´Italia divisa. La novità è che non si tratta solo delle ormai classiche due parti: in certi casi la sanità sembra quella di ben tre paesi diversi. Uno dei quali nel sud del mondo. Un esempio arriva dai ricoveri di persone con il diabete. Meno finiscono in ospedale, più funziona il sistema di assistenza territoriale. Ebbene, ci sono otto Regioni in cui in un anno entrano in reparto meno di 40 malati ogni 100mila residenti; dieci in cui il numero è comunque entro i 70; due, Puglia e Sicilia, in cui è rispettivamente 107 e 130. Lo screening per il tumore alla mammella, fondamentale attività di prevenzione, in otto Regioni è proposto a più dell´85% delle donne in età a rischio. In altre sei ad oltre il 56% e nelle ultime sei a meno del 38%, con il record negativo della Sicilia, dove solo il 17,5% delle signore tra i 50 e i 69 anni vede recapitare a casa la cartolina della Asl che le invita per la mammografia. Poi c´è la questione dei parti cesarei. Si considera un buon sistema sanitario pubblico quello che cerca di ridurli al minimo. Cinque Regioni ne fanno meno del 30% del totale, sette stanno almeno entro il 40% e le altre sfondano questa soglia, con i record ancora di Sicilia (52,78%) e Campania (61,88%).
I dati sono online e devono servire anche da stimolo per le varie realtà locali. Tra l´altro rivelano un altro aspetto interessante: anche le Regioni con il sistema sanitario migliore hanno differenze eclatanti di qualità, in base agli indicatori dati, tra una Asl e l´altra. In Lombardia l´azienda sanitaria di Pavia fa il 50% dei cesarei, al San Gerardo di Monza il 18%. Al Niguarda si opera il femore entro due giorni in meno del 6% dei casi, alla Asl di Cremona nel 100 per 100. In Toscana, lo stesso intervento si fa subito nel 78% dei casi in Versilia e nel 24% a Careggi. Anche nelle Regioni con il servizio sanitario più disastrato ci sono differenze tra un´azienda sanitaria e un´altra. A Crotone si ricoverano 30 persone ogni 1.000 abitanti, a Locri ben 141. «Il nostro lavoro serve proprio a chiedersi perché c´è questa variabilità anche nello stesso territorio - dice Nuti - Se si tratta di una risposta che cambia a causa di esigenze diverse, ben venga. Altrimenti bisogna capire il perché delle differenze».