ENRICO FRANCESCHINI, la Repubblica 12/5/2010, 12 maggio 2010
LONDRA, L´ADDIO DI GORDON BROWN CAMERON ENTRA A DOWNING STREET - LONDRA
Tredici anni di governo laburista, il più lungo della storia britannica, finiscono alle sette e un quarto di sera, quando Gordon Brown esce dalla porticina laccata di nero del numero 10 di Downing Street, la modesta casetta del potere, in questo Paese. «Ho verificato che mi è impossibile formare un governo, rassegno le dimissioni, faccio gli auguri al prossimo primo ministro», dice lo scozzese 59enne che ha inventato il New Labour insieme a Tony Blair e poi ne ha preso il posto sperando di emularne record e successi. Ringrazia tutti, ministri, staff, elettori, la voce gli si incrina quando ringrazia la moglie Sarah, impietrita di commozione al suo fianco. «Mentre lascio il mio secondo mestiere più importante», conclude Brown, «sono consapevole del valore del mio primo mestiere, quello di marito e padre». Fa una pausa, probabilmente non voluta, per ricacciare indietro le lacrime. «Thank you and good-bye», dice a tutti e a nessuno in particolare. Ed è davvero finita. I due figli prendono papà Gordon e mamma Sarah per mano, se ne vanno insieme, trai flash dei fotografi.
«Così avviene la transizione del potere nel Regno Unito», commenta il telecronista della Bbc, anche lui incapace di trattenere l´emozione per la semplicità maestosa del momento. E la cerimonia prosegue, precisa come i rintocchi del Big Ben in lontananza. Alle sette e trenta, una Jaguar blu governativa conduce Brown e famiglia a Buckingham Palace. L´udienza dalla regina, durante la quale il premier comunica ufficialmente le dimissioni a Elisabetta II, dura esattamente quindici minuti. Poi Brown va a salutare e ringraziare attivisti e dirigenti alla sede del partito laburista, preparandosi alla sua nuova vita senza politica: si sa che non farà i milioni con discorsi e consulenze, come ha fatto Blair, dedicandosi piuttosto a opere di beneficenza e volontariato.
Intanto, alle otto e un quarto, una Jaguar grigia metalizzata privata, ancora senza scorta della polizia, varca i cancelli di palazzo reale: ne scendono David Cameron e la moglie Samantha. Nuova udienza, altrettanto breve, in cui la sovrana gli conferisce formalmente l´incarico di premier. il dodicesimo primo ministro "battezzato" da Elisabetta, nel suo oltre mezzo secolo di regno. Il primo che si presenta con una moglie incinta di cinque mesi, però. Da lì, è un breve viaggio, poche centinaia di metri, fino alla nuova residenza di Cameron, consorte e figli: il 10 di Downing Street, come una porta girevole, accoglie il nuovo leader della Gran Bretagna. Quanto a lungo ne resterà l´inquilino, resta da vedere. «Prima di parlare del nuovo governo», dice il 43enne nuovo premier, «voglio dire qualcosa di quello che si è appena concluso. La Gran Bretagna è oggi un paese più aperto di un decennio fa. Vorrei ringraziare Gordon Brown per il suo lungo impegno di servizio pubblico».
Poi Cameron scopre le carte che si sono ingarbugliate più volte nei giorni scorsi. «Le elezioni hanno prodotto un parlamento in cui nessun partito ha la maggioranza assoluta. Per formare un governo forte e stabile, intendo creare una coalizione con i liberaldemocratici. Io e il leader dei Lib-dem Nick Clegg vogliamo cambiare per il meglio questo paese. Ho fiducia che ci riusciremo».
Si conclude così una settimana di straordinari colpi di scena. La trattativa fra Tory e Lib-dem. L´offerta di Brown di dimettersi in settembre, sacrificandosi per permettere una coalizione tra Labour e Lib-dem che questi ultimi chiaramente non avrebbero accettato se guidata permanentemente da lui. Infine, ieri, la rivolta di alti esponenti e deputati "peones" laburisti contro tale accordo, o il bluff dei Lib-dem, che secondo alcuni avrebbero avuto dall´inizio il solo obiettivo di allearsi ai conservatori, usando il negoziato con il Labour esclusivamente per fare alzare la posta ai Tory. Un intrigo di cui si continuerà a discutere a lungo. Da chiarire è anche cosa accadrà nel Labour: Harrier Harman, vice capo del partito, ne diventa leader a interim, ma ci saranno presto candidature e un voto per eleggere l´erede di Blair e Brown. Forse sarà David Miliband, il ministro degli Esteri di Brown, forse suo fratello minore Ed, il ministro dell´Ambiente. «Così avviene la transizione del potere nel Regno Unito». Non si può non condividere l´emozione della Bbc, per la lezione che la madre della moderna democrazia continua a darci.