varie, 13 maggio 2010
DIEGO ANEMONE PER VANITY FAIR
(aggiornato il 07/06/2010)
Diego Anemone, imprenditore romano di 38 anni. Il 10 febbraio 2010 fu arrestato per corruzione continuata, sotto accusa le procedure d’urgenza per l’assegnazione delle opere nell’ambito dei Grandi Eventi, come il G8, i Mondiali di nuoto 2009, le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Il 9 maggio 2010, trascorsi i tre mesi di custodia cautelare, è stato scarcerato.
L’inchiesta della procura di Firenze, portata avanti dai pm Giuseppina Mione e Giulio Monferini, portò all’arresto anche dell’ingegner Angelo Balducci, presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, fino al 13 giugno 2008; di Fabio De Santis, suo successore alla Maddalena; di Mauro Della Giovampaola, ex componente tecnico della struttura di missione guidata da Balducci per il G8, poi coordinatore dell’unità tecnica di missione per le opere per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Un avviso di garanzia per corruzione raggiunse Guido Bertolaso, capo della Protezione civile.
Per il gip di Firenze, Rosaria Lupo, Diego Anemone sarebbe il fulcro attorno a cui ruota l’ingranaggio dei Grandi appalti: a lui si rivolgono le imprese che fanno parte del «gelatinoso sistema» di distribuzione dei lavori pubblici; è lui che elargisce favori, spiccia faccende, acquista auto di lusso, assume domestici e poi li licenzia; ed è sempre lui che procura denaro liquido, da utilizzare, presumibilmente, per pagare mazzette. (Rita Di Giovacchino, ”il Fatto Quotidiano” 12/2/2010).
Anemone, che si preoccupa di organizzare nel suo circolo Salaria sport village «’na cosa megagalattica a base di sesso» per far accettare a Bertolaso un aumento dei costi per i lavori del G8. (corriere.it 11/2/2010)
L’Anemone costruzioni srl, 26 dipendenti, sede a Grottaferrata. Ha ricevuto 117 dei circa 300 milioni di euro assegnati dalla presidenza del Consiglio per lavori di emergenza. Fatturato nel 2007: 11 milioni di euro; nel 2008: 37,8. (Alberto Statera, la Repubblica 11/2/2010)
Una delle cassaforti di Anemone sarebbe stata gestita da Don Evaldo Biasini, un prete di Grottaferrata, economo della congrega dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Da un’intercettazione telefonica del 21 settembre 2008, poco prima di un incontro di Anemone con guido Bertolaso: «Senti don Eva’, scusa se ti scoccio... stamattina devo vedere una persona verso le 10.30-11.00, tu come stai messo?». Don Evaldo: «Di soldi? Qui ad Albano ce n’ho 10 soltanto. Giù a Roma potrei darteli... Debbo poi portarli in Africa mercoledì... vediamo un po’». (Giacomo Galeazzi, ”La Stampa” 12/2/2010)
Diego Anemone non compare mai direttamente nelle sue società, le fa gestire e amministrare da suoi parenti: la moglie Vanessa Pascucci, il fratello Daniele e sua moglie Alessandra di Saverio, il cugino ventenne Paolo Prosciuttini. (Carmine Fotina, Marigia Mangano, Il Sole 24 Ore 12/2/2010)
Intanto un’inchiesta dei magistrati di Perugia Alessia Tavernesi e Sergio Sottani su Diego Anemone ha rivelato che nel 2004 il ministro Claudio Scajola comprò un appartamento di 180 metri quadrati a Roma, vista Colosseo, pagando 610 mila euro di tasca propria e 900 mila ricevuti, tramite l’architetto Angelo Zampolini, dallo stesso Anemone. Barbara e Beatrice Papa, le due sorelle che vendettero l’appartamento, hanno testimoniato di aver ricevuto dalle mani del ministro 80 assegni circolari tutti inferiori ai 12.500 euro, prelevati da un conto Deutsche Bank intestato ad Anemone. Scajola, per il momento non indagato, si è dimesso martedì 4 maggio. (Gazzetta dello Sport 1/5 e 5/5)
«Se dovessi acclarare che la mia abitazione fosse stata pagata da altri senza saperne io il motivo, il tornaconto e l’interesse, i miei legali eserciterebbero le azioni necessarie per l’annullamento del contratto» (Claudio Scajola durante la conferenza stampa del 4/5 in cui ha annunciato le sue dimissioni).
A inizio maggio la richiesta di arresto per l’architetto Angelo Zampolini, il commercialista Stefano Gazzani e il commissario per i Mondiali di Nuoto Claudio Rinaldi, viene respinta dal giudice delle indagini preliminari perché l’inchiesta non sarebbe di competenza dei pm di Perugia, Sottani e Tavaresi ma dovrebbe essere trasmessa a Roma. Ora sarà il tribunale del Riesame a stabilire la competenza del fascicolo. (Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 11/05/2010)
Adducendo come motivo «la mancanza di previste garanzie difensive», Claudio Scajola ha fatto sapere di non essere disposto a testimoniare il 14 maggio «come persona informata sui fatti» sull’acquisto dell’appartamento con vista Colosseo. L’avvocato dell’ex ministro, Giorgio Perroni, ha precisato: « mia convinzione che la Procura di Perugia non sia competente a conoscere di questa vicenda: i fatti sono tutti, pacificamente, avvenuti a Roma, e in ogni caso la competenza a giudicare il ministro Scajola sarebbe, eventualmente, del Tribunale dei ministri». (Flavio Haver, Corriere della Sera 13/5/2010).
Intanto dall’indagine di Perugia sono emersi nuovi acquisti di case sospette che vedono come protagonista sempre Anemone e il suo braccio destro Zampolini. Nel 2004 520mila euro in 52 assegni circolari da 10mila servirono per comprare una casa in via Granturco, nel centro di Roma, a Ercole Incalza, collaboratore stretto del ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli e all’epoca consulente del ministro Pietro Lunardi. Ufficialmente l’abitazione fu pagata 390mila euro dal marito della figlia di Incalza, Alberto Donati. Incalza mercoledì 12 ha presentato le sue dimissioni a Matteoli (Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 12/5; Virginia Piccolillo, Corriere della Sera 13/5).
Giovedì 13 è uscita sui giornali la lista di oltre 400 beneficiari di interventi e ristrutturazioni realizzati dalle società Anemone. Nel documento, sequestrato dalla Guardia di Finanza più di un anno fa nel computer del costruttore, sono indicati i 370 incarichi svolti tra il 2003 e il 2008, con la data, l’indirizzo e il numero civico. Mancano però le cifre accanto. (Marco Lillo e Antonio Massari, Il Fatto 13/5)
I nomi che compaiono nella lista: Guido Bertolaso, che avrebbe ricevuto tre interventi nelle sue due case di Roma; gli ex ministri Pietro Lunardi e Claudio Scajola per i lavori nelle prime e seconde case in mare e in montagna; la madre del funzionario Mauro Della Giovampaola, che avrebbe ricevuto una squadra nella casa di Ostia; il commissario per i Mondiali di nuoto Claudio Rinaldi che avrebbe avuto gli operai per tre volte; l’allora ministro dell’interno Nicola Mancino. E ancora interventi nelle palazzine della Protezione civile e delle Fiamme Gialle, la ristrutturazione della camera da letto e della cucina di Palzzo Chigi, i lavori al Viminale, al ministero del Tesoro, al carcere minorile di Casal di Marmo ecc. (Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 13/5; Francesca Viviano, la Repubblica 13/5).
Nella lista anche personaggi al di fuori del mondo della politica: Giancarlo Leone, vicedirettore generale della Rai (che smentisce di aver affidato a Anemone le due ristrutturazione della casa che gli costarono 140 e 150mila euro), il regista Pupi Avati (che precisa di aver pagato regolarmente i lavori del 2002 e del 2003 nella sua casa di Todi), il produttore cinematografico Andrea Occhipinti ecc. (Virginia Piccolillo, Corriere della Sera 13/5)
Tra le varie voci presenti nella lista compare due volte «Claps Potenza», possibile riferimento al caso della ragazza ritrovata morta nel soppalco della chiesa della Santissima Trinità di Potenza. (Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 13/5)
Ora la Guardia di Finanza chiarirà se i beneficiari dei lavori di Animone ne hanno goduto per fini istituzionali o per finalità private, se queste ristrutturazioni siano state pagate regolarmente o siano state delle regalie, come sospettano i pm di Perugia.
Mentre lo scandalo delle case monta e al di là degli indagati, Franco Bechis su Libero ha fatto due conti e ha scoperto che i ministri del governo Berlusconi possiedono in tutto 126 immobili, quasi 6 a testa. Considerando anche i sottosegretari e i viceministri i fabbricati diventano 348, a cui si aggiungono 295 appezzamenti di terreno. Nel calcolo sono compresi anche box auto, rustici e soffitte, ma suscita comunque una certa impressione. (Franco Bechis, Libero 13/5)
Diego Anemone è stata convocato venerdì 4 giugno dai pm di Perugia Sergio Sottani e Alessia Tavernesi, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere (come gli consente il Codice, dal momento che è indagato). Nei giorni precedenti era stato ascoltato il fratello del costruttore, Daniele, che custodiva nel suo computer la famosa lista ritrovata dalla Finanza. La versione raccontata da Daniele Anemone: gran parte degli interventi annotati in quel file «erano in realtà sopralluoghi ai quali non si è poi dato seguito». L’ipotesi sembra poco credibile agli inquirenti che pensano si sia trattato in realtà di favori. Per verificare la corrispondenza tra fatture emesse e pagamenti, sono stati acquisiti tutti in contratti stipulati con i fornitori (mattonelle, parquet, sanitari ecc.). Da questi accertamenti è emerso che in molti casi nulla è stato versato dai committenti o che la cifra richiesta spesso è stata di gran lunga inferiore al valore reale dei lavori effettuati (Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 04/06).
Nell’archivio del commercialista Stefano Gazzani è stata trovata una nuova lista in cui sono segnati appalti pubblici, ristrutturazioni, incarichi ai consulenti. I Carabinieri del Ros hanno sequestrato dallo studio del professionista che lavorava per Diego Anemone 34 faldoni, almeno quattro chiavette Usb e le chiavi di due cassette di sicurezza che si trovano in una banca di San Marino. I faldoni contengono un intero archivio diviso per nominativo e contenente tutti i documenti relativi alle aziende, compresa la contabilità. E ancora: l’elenco dei clienti e quello dei consulenti utilizzati per effettuare i lavori, soprattutto quelli pubblici.
Per avere chiarimenti su quanto emerso sino ad ora, i pubblici ministeri Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi avrebbero proposto ad Anemone un patto che prevede una linea morbida in cambio della sua collaborazione. L’8 giugno è fissata infatti l’udienza in cui si discuterà la richiesta di commissariamento di sei imprese di Anemone avanzata dai pm di Perugia. Se il giudice dovesse accogliere la richiesta, tutte le sue attività sarebbero bloccate improvvisamente e un commissario nominato dal giudice dovrebbe controllare tutti i conti (Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 05/06/2010; Meo Ponte, la Repubblica 05/06).
Sono crica 110mila i file audio delle intercettazioni sui telefoni della cricca, rimasti inediti perché la procura di Firenze ha deciso di non portarli in dibattimento. Sono stati raccolti nell’arco di due anni, protagonisti tutti gli indagati, Bertolaso compreso. Gli avvocati degli indagati che vorranno ascoltare i file audio ora potranno farlo, ma senza prendere appunti (il Fatto Quotidiano 06/06).