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 2010  maggio 13 Giovedì calendario

SMONTATO IL PRIMO ALIBI. E IN UNA INTERVISTA DEL ”90 VANACORE CONTRADDICEVA VOLPONI: CONOSCEVA GLI UFFICI

E’ l’intervista a Pietrino Vanacore, registrata da ”Chi l’ha visto” il 31 agosto del ”90 ad aprire l’udienza del processo in corte d’Assise per l’omicidio di Simonetta Cesaroni. Il portiere di via Poma, morto suicida il 9 marzo scorso, racconta: «Un pomeriggio ho visto Volponi passare per andare negli uffici». E ancora, pochi giorni prima dell’omicidio, due ragazze francesi chiesero informazioni sugli ostelli, mia moglie citofonò e scese Volponi. La testimonianza de relato smentisce di fatto il datore di lavoro di Simonetta, che ha sempre sostenuto di non conoscere gli uffici di via Poma, dove Simonetta andava saltuariamente per mettere a posto la contabilità di un’altra società e dove, il 7 agosto del ”90, è stata uccisa con 27 coltellate. E’ presumibile che Vanacore conoscesse già i particolari dell’inchiesta, potrebbe avere utilizzato l’intervista per gettare sospetti su Volponi. Oppure essere caduto in errore. Ma la registrazione agli atti smentisce le parole riferite a Paola Cesaroni la sera del ritrovamento del corpo.
In aula è stata proiettata anche una vecchia intervista a Raniero Busco, unico imputato nel processo. Erano passati pochi giorni dalla morte di Simonetta e Busco raccontava che al momento del delitto era nel garage di casa e cercava di mettere a posto un’automobile. Una proiezione voluta dall’avvocato Paolo Loria, difensore dell’imputato. Perché adesso l’alibi di Busco è proprio quello: mentre Simonetta moriva lavoravo in garage. Il 6 dicembre del 2004, quando il dna di Busco era appena stato individuato sul reggiseno di Simonetta e l’ex fidanzato venne chiamato, l’alibi era un altro. L’ex fidanzato di Simonetta aveva sostenuto di avere trascorso con Simone Palombi il pomeriggio del 7 agosto. Poi però Palombi, davanti ai pm, l’aveva smentito. E ieri, in aula, l’amico di Busco ha ripetuto che quel pomeriggio non era affatto con Busco: «Sono andato a Frosinone con la mia famiglia. La sorella di mio padre che era suora - ha ricordato Palombi - stava per morire. Partimmo la mattina e tornammo a Roma intorno alle 19. Verso le 19.45 andai al bar dove ci incontravamo con la comitiva a comprare le sigarette e qui incontrai Raniero». Palombi ha poi raccontato di avere appreso dell’omicidio di Simonetta il giorno successivo dalla radio: «Andai a casa di Raniero, non mi disse che era già stato sentito dagli investigatori».
Ma dalle testimonianze degli amici di Simonetta e di Raniero emerge che il rapporto tra i due non fosse affatto burrascoso. In aula lo conferma anche l’amica del cuore di Simonetta, Donatella Villani. Era con lei che Simonetta si confidava: «Era una relazione all’acqua di rose - ha detto la Villani - magari lei era innamorata e lui no, ma questo capita a molte donne». L’opinione su Raniero Busco è unanime: «non era un violento, era un ragazzo con cui si passavano bene i pomeriggi, con cui ridere». «Sicuramente Simonetta era più coinvolta - dice la Villani - ma non ci sono mai state botte o schiaffi, ci poteva essere l’appuntamento mancato, non ricordo discussioni litigate».
Dello stesso tenore la testimonianza di Annarita Testa: «Mai sentito di una lite in particolare tra loro». La teste ha poi ricordato che la sera del 4 agosto ”90 aveva ospitato in casa sua Raniero e Simonetta, c’era anche il suo attuale marito, all’epoca fidanzato: «Dormivano in una stanza attigua alla nostra, ma non sentii grida o lamenti», ha detto la donna al pm, in merito all’ipotesi che il morso sul seno, poi riscontrato sul cadavere di Simonetta, potesse essere stato dato quella notte. Così come Francesca Persico, che ha raccontato della gita nella sua casa al mare a Tor San Lorenzo il giorno prima del delitto: «Quando è andata in casa per cambiarsi non ho notato ferite sul corpo di Simonetta».