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 2010  maggio 13 Giovedì calendario

DE BENEDETTI GETTA LA ”TESSERA”

L’effetto opinione del ”numero uno”. Che succede se uno dei più prestigiosi imprenditori di sinistra, l’uo - mo che si è idealmente autointestato la ”prima tessera del Pd”, si fa intervistare da un giornalista fuori dagli schemi come Paolo Guzzanti? Prima di tutto che la politica ne discute. In secondo luogo che questa sua opinione irrompe in una fase agitata del dibattito interno del principale partito di opposizione. Cosa dice di deflagrante l’Ingegnere? Su Pier Luigi Bersani frasi a doppio taglio: ” stato un eccellente minis t ro ”. Però... ”Però come leader è totalmente inadeguato”. E su Berlusconi? ”Gli dissi: hai superato il livello di bugia tollerabile. Un bugiardo è comunque cosciente di aver detto una bugia, mentre tu, invece, in buona fede, sei convinto di aver detto la verità”. E su D’Alema? Vetriolo purissimo: ”Credo che abbia fatto tantissimi errori e non capisca più la sua gente. Lui e quelli come lui non hanno fatto niente. Stanno ammazzando il Pd”. Ovvio che frasi così nette e opinioni tanto affilate gettino in imbarazzo le anime che si contendono il Pd. Così, per sondare il polso, conviene partire da una vecchia volpe della sinistra come Fabio Mussi, oggi leader (volontariamente) senza cariche di Sinistra e libertà: ”Io - spiega con un sorriso dei suoi - ho la fortuna di aver investito le mie azioni in una ditta che non è il Pd, però posso dire una cosa?” Prego: ”Bè, ho letto con molto interesse: ma, per essere sintetico, trovo che De Benedetti sia stato troppo generoso con Berlusconi. E spero che sia stato troppo ingeneroso con Bersani...”. Spiegazione: ”Non mi convince la teoria del mentitore semi-inconsapevole. Di fronte all’enormità patologica delle panzane che il berlusconismo ci ha consegnato in questi anni, mi pare quasi un... buffetto”. Per un alleato che difende il leader ce n’è invece uno che sottoscrive. Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori: ”Non sono sospetto di essere influenzato da De Benedetti, visto che non lo sento dai tempi lontani... (si riferisce, con una certa eleganza a Tangentopoli, quando lo indagò ndr. )”. Però? ”Però trovo molto azzeccato il giudizio sulla leadership di Bersani e sulle sue obiettive difficoltà”. In che senso obiettive? ”Che è davvero come dice l’I n ge g n e re . Bersani è una bella persona, però il Pd non risponde a lui, non lo riconosce come leader. A me capita continuamente di trovarmi di fronte - come in Sicilia - due o tre partiti in cui ognuno fa quello che vuole. Parli con Bersani e ti dice una cosa, poi vai sul territorio e ne fanno un’altra! Si può essere ottime persone, ma non riuscire a esercitarla, la leadership. per questo - conclude Di Pietro - che dobbiamo subito fare le primarie per trovare il prossimo avversario di Berlusconi. Se Pier Luigi fosse d’accordo saremmo un passo avanti”. In Transatlantico trovi un deputato come Roberto Giachetti, spirito libero nel partito, con un passato rutelliano e veltroniano. Giachetti è prudente: ”Credo che De Benedetti tocchi un paradosso decisivo di fronte a cui ci troviamo oggi”. E cioè? ”Che le primarie regalano ai nostri leader investiture popolari... Ma il segretario del Pd non gode del riconoscimento di questa leadership”. Quindi Bersani è inadeguato? ”Non ho detto questo. Esiste però un problema di riconoscimento, non c’è dubbio”. Ancora più cauto Walter Verini, che declina l’invito con un sorriso: ”Se dovessi commentare io, che sono veltroniano doc, un’intervista in cui si demolisce D’Alema...”. Anche Rosy Bindi non parla: ”Ho messo da parte il giornale, ma oggi ancora non sono riuscita a leggerlo per bene...”. Se vuoi un’opinione netta, allora, devi andare a cercare un dalemiano che può permettersi opinioni dissacranti, come Fabrizio Rondolino: ”Il motivo per cui è difficile trovare commenti a questa intervista è semplice: ”De Benedetti è il leader di un partito rispettabile, il partito di Repubblica, che ha una linea ben p re c i s a . . .”: E quale? ”Quella che parte dal Mondo di Mario Pannunzio, passa per Visentini e passando per Scalfari arriva fino al quotidiano di oggi: l’antipolitica, il primato della tecnocrazia sui partiti, il sogno che la vecchia buona borghesia azionista possa risolvere i problemi, a partire dal berlusconismo”. per questo che l’In - gegnere parla di Bersani: ”Ov - vio. Per chi ha questa visione Bersani, e soprattutto D’Alema sono veri e propri nemici. Perché difendono quel che resta del primato della politica l’idea che i partiti abbiano un ruolo nella democrazia italiana”. E in casa berlusconiana? A Montecitorio uno di quelli che ha letto l’inter vista con più attenzione è Giorgio Stracquadanio, l’uomo del Predellino: ”Domani ne scriverò... La verità è che De Benedetti sta mandando al Cavaliere un messaggio in bottiglia”. Quale? ”Che lui non ha più bisogno del Pd, lo scarica. E che se Berlusconi gli dà la possibilità di fare qualche affare lui ci s t a . . .”. Suvvia, possibile: ”Pe rch é no? De Benedetti spiega chiaramente che si fa i cazzi suoi, tesse l’elogio dell’imprenditore autocratico, riferendosi a se stesso anche se parla del Cavaliere. un messaggio che va letto in questa chiave. E poi...”. Cosa? ”Bè, c’è un piccolo retroscena. una intervista imbeccata, anche, da Paolo Guzzanti. In cinque anni di Mitrokhin - dice con una punta di veleno Stracquadanio - Paolo non ha cavato un ragno dal buco, ha perso visibilità, ha cercato di riconquistarla con questo profilo antiberlusconiano”. Veleni, retroscena, silenzi e polemiche. Le reazioni che arrivano quando le interviste toccano i nodi veri che sono sul tavolo.