Isabella Bufacchi, Il Sole-24 Ore 12/5/2010;, 12 maggio 2010
L’ASTA BOT SUPERA L’ESAME
L’asta dei BoT da 5,5 miliardi di euro ha superato dignitosamente la prova del mercato, ieri, in un contesto eccezionale dove però il rischio-Italia ha confermato la sua solida tenuta, riaffermandosi come punto fermo in un’eurozona periferica percossa da una volatilità straordinaria e perdurante. Bene anche le aste ieri dei bond governativi inglesi, olandesi e giapponesi e altrettanto buone le previsioni per la maxi-emissione di Schatz tedeschi che si tiene oggi: i titoli considerati "beni rifugio" non stanno perdendo terreno, a riprova che la crisi del debito pubblico, che mina la stabilità finanziaria dell’eurozona, è ancora in atto. Mentre le banche centrali acquistavano titoli di Stato sul secondario e i grandi investitori iniziavano a digerire il maxipiano di salvaguardia di Eurolandia (trovandolo a tratti indigesto), ieri mattina il Tesoro ha registrato comunque una domanda solida per i nuovi Buoni a un anno, di poco superiore a 10 miliardi, contro i 7 scadenza e i 5,5 offerti. Hanno comprato i grandi portafogli ma si sarebbe riaffacciato il risparmiatore per piccoli importi. Il rendimento si è naturalmente dovuto adeguare al livello di mercato, che ancora riflette le violente turbolenze della scorsa settimana. Il tasso di assegnazione è stato fissato all’1,442% lordo equivalente a un rialzo dello 0,509% rispetto all’emissione di aprile (0,933%). Ma questi BoT non hanno pagato un centesimo in più sopra il mercato, hanno fatto notare i trader. Le richieste (pari a 1,83 volte l’importo in offerta rispetto a 1,47 volte dell’asta di aprile) sono risultate distribuite uniformemente tra chi ha domandato un tasso più basso e chi un tasso più alto, ha commentato Chiara Cremonesi, strategist di Unicredit, secondo la quale «l’asta dei Bot ha registrato una buona domanda. Un fattore positivo è rappresentato dalla distribuzione uniforme della domanda tra il tasso di interesse minimo (1,38%) e quello massimo (1,49%)». Sul secondario il nuovo BoT non ha accusato flessioni, cementando il risultato positivo.
Le scadenze brevi, soprattutto tra uno e tre anni, più di altre sono finite nell’occhio del ciclone del mercato, nelle scorse settimane: il rischio di default o di ristrutturazione del debito si concentra sulle durate corte. Così anche un’asta di BoT è impegnativa, di questi tempi, e un buon esito è importante. Il mercato tuttavia questa settimana mette anche sotto osservazione una serie di aste sulle scadenze medio-lunghe: oggi la Germania potrebbe riuscire ad assegnare gli Schatz a due anni a un rendimento ancora vicino ai minimi storici, confermando la persistenza di forti tensioni. Sotto i riflettori oggi stesso arriva il Portogallo, test fondamentale per la credibilità del piano "salva-Eurolandia". Lisbona in apertura di giornata dovrebbe riacquistare un’ennesima tranche del bond che scade il 20 maggio 2010, per ridurre l’importo da rimborsare. Poi andrà in asta (con una liquidità sostenuta anche da questo buyback) con un bond decennale. L’instabilità dei mercati è tale che il Tesoro portoghese ha annunciato per l’ammontare una forchetta molto larga: da un minimo di 300 milioni a un massimo di 1 miliardo. Il Tesoro italiano tornerà sul primario domani con due BTp, a cinque e 15 anni: il trentennale, una durata ostica anche in tempi di vacche grasse, era atteso per domani ma è stato rinviato. Il BTp a cinque anni va in asta per 1,5-3 miliardi mentre il Buono a 15 anni per 1-2 miliardi: gli ammontari sono stati limati al ribasso, per navigare leggeri in acque agitate.
Che il mercato resti nervoso lo hanno messo in evidenza ieri i movimenti degli spread sul mercato secondario.Dopo l’eccezionale rally di lunedì, la giornata è stata modesta. Ha continuato a stringersi il differenziale tra il rendimento dei titoli di Stato decennali tedeschi e portoghesi (13 centesimi), irlandesi (18 centesimi) e greci (10 centesimi) mentre Italia (103) e Spagna (102) hanno mantenuto i rispettivi gap pressochè invariati: il loro spread, va detto, si era allargato meno nel picco della crisi.
Sul valore effettivo dei titoli di Stato in Eurolandia, gli investitori restano indecisi. L’intervento della Bce è sicuramente una panacea per gli stati che si devono indebitare ma potrebbe avere- paradossalmente- effetti distorsivi portando i prezzi e i rendimenti su livelli che non corrispondono fedelmente alla reale domanda del mercato. Intanto, i titoli di Stato di Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna hanno trovato un sostegno extra nel piano di interventi da 750 miliardi da parte della Commissione europea, del Fondo monetario internazionale e del nuovo veicolo Spv emittente di eurobond, che sembra essere indirizzato a loro. Lo stesso progetto in prospettiva potrebbe minare l’affidabilità degli Stati che erogheranno più fondi o più pesanti, cioè Germania e Francia.
Intanto il Tesoro italiano già ieri era all’opera per la stesura delle nuove norme che dovranno consentire all’Italia di garantire il veicolo Spv emittente di eurobond. Le strade sono due: il Mef può integrare con un articolo ad hoc il decreto-legge che si trova in Parlamento per la conversione in legge con tempi massimi di 60 giorni. Ma se Bruxelles dovesse richiedere una legge in tempi più brevi, allora il Tesoro emanerà un secondo decreto-legge.