Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 12/05/2010, 12 maggio 2010
«IO ALLE CERIMONIE? PRIMA IL SI’ AL FEDERALISMO»
«Se entro il 21 maggio 2011, la data prevista dalla legge, avremo i decreti attuativi del federalismo, sarò felice di partecipare a una delle cerimonie per i 150 anni dell’unità d’Italia, a fianco del presidente Napolitano». Altrimenti, ministro Calderoli? «Altrimenti niente. Perché vorrebbe dire che non c’è niente da festeggiare. L’unità d’Italia oggi non esiste. Non è stata fatta né 150 anni fa, né il 2 giugno del ”46. Perché le Italie sono due. Anche il più incallito dei meridionalisti riconosce che il Nord e il Sud sono separati da un divario crescente. Il federalismo è l’unico modo per unificare l’Italia davvero. Per realizzare il sogno dei tanti ragazzi della mia città, Bergamo, che si imbarcarono con Garibaldi alla conquista di un ideale finora sempre sfuggito».
La polemica sul Risorgimento, dice Calderoli, non ha ragione d’essere: «Non ho mai detto che la questione dell’unità nazionale non mi interessa. Anzi, la considero molto seria, e la Lega se ne vuole occupare. Ma ci interessa molto più il futuro del passato. Che senso ha che io mi metta a dare oggi giudizi su Cavour piuttosto che su Vittorio Emanuele II? Sono questioni ancora aperte, oggetto di nuovi revisionismi, che lascio volentieri agli storici. La Lega e il governo cercano semmai di riparare ai danni fatti dalla Prima Repubblica e dal cattocomunismo, che ha ricompensato le clientele democristiane e un Pci escluso dal governo nazionale ricoprendo di denaro pubblico il Sud e le regioni rosse. Lo schema deciso nel dopoguerra, con un Nord che produce e un Meridione che consuma, va superato». E le parole di Napolitano sulla secessione «salto nel buio»? «La Lega ormai ha scelto la strada del federalismo. Oggi l’Italia non è unita né dal punto di vista economico, né da quello costituzionale: perché sulla Costituzione è scritta una cosa, mentre la realtà è un’altra. Noi vogliamo che i diritti sociali e civili siano erogati a tutti gli italiani. Federale viene da foedus: un patto tra più soggetti che decidono di stare insieme. Finora il foedus non è mai stato realizzato. Cercheremo di farlo noi, nell’anno che abbiamo di fronte».
Anche i vescovi hanno espresso forti perplessità sul federalismo voluto dalla Lega. «Ma se i relatori della legge sono tutti meridionali! – ribatte Calderoli ”. In commissione: Causi, siciliano, e Corsaro, che vive a Milano ma è originario della Calabria. Al Senato: Azzollini, che è di Molfetta, Vizzini, sicilianissimo, Baldassarri, che è di Macerata, diciamo al confine. Camera: Antonio Leone, di Putignano, e Mario Pepe, di Foggia. Presidente della commissione bicamerale è Enrico La Loggia, ancora più siciliano di Vizzini. E non creda sia una coincidenza: abbiamo voluto così per eliminare anche solo l’impressione che il federalismo nuoccia al Sud. Anzi, i meridionali si vedranno riconosciuti i diritti oggi negati». In che modo, se ci saranno meno soldi per il Sud? «Non è così. Il federalismo come lo concepiamo noi è solidale, e si basa su due pilastri. L’autonomia impositiva di Comuni, Province, Regioni; e il controllo della spesa. Questo significa lotta all’evasione fiscale e rovina di spendaccioni e ladroni».
La lista, sostiene Calderoli, è lunghissima. «Non si ha idea di quanti profittatori lucrino sulla sanità, che non a caso è commissariata in molte regioni, quasi tutte al Sud. Non è possibile che un cerotto costi un centesimo in Lombardia e 5 euro nel Meridione. Non è possibile che in Sicilia più della metà delle donne sia indotta a partorire con il cesareo, a volte con grave danno psicofisico per loro e ingente danno economico per l’erario. C’è una sola voce, a parte il lavaggio delle lenzuola degli ospedali che in Piemonte costa misteriosamente tre volte più della media nazionale, in cui il Sud all’apparenza risparmia. In Trentino un pace-maker costa più di 400 euro, in Campania solo 230. La cosa mi ha incuriosito. Il problema è che su otto pace-maker solo uno viene impiantato. Gli altri finiscono sul mercato nero, a ingrassare i ladroni. Così allo Stato un solo cardiopatico campano costa 1840 euro!».
Otto anni fa, a un congresso della Lega, Calderoli si vantò dietro le quinte di non essere mai stato a pranzo con un romano. Nel frattempo, da ministro, gli è mai capitato? «No. Almeno, non che io sappia. Se c’era qualche romano nelle cene con Bossi e Tremonti, non me ne sono accorto. Ma non ho nulla contro i romani normali, contro il popolo. che non vado nei salotti, sto attento a evitare certe frequentazioni serali. Il Palazzo non mi avrà, Roma non mi ha corrotto. Quando me ne sento sfiorato, mi ripeto: "Sei cenere, tornerai cenere"».
Aldo Cazzullo