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 2010  maggio 11 Martedì calendario

DOMANDE E RISPOSTE: CHI FA IL PREZZO DI UNA ZUCCHINA?

Fra i tanti misteri italiani, uno dei più difficili da spiegare riguarda fragole e zucchine: com’è che i prezzi di frutta e verdura - come ha rilevato Coldiretti - dal campo alla tavola crescono del 200%?
Gli arresti di questi giorni, fa notare Coldiretti, dimostrano che le infiltrazioni della malavita nel business ortofrutticolo hanno il loro peso nel far lievitare i prezzi, ma naturalmente sono solo una delle voci critiche nel processo di formazione del prezzo. «L’elemento che più incide è la lunghezza della filiera agroalimentare», spiega Francesco Postorino, direttore del Servizio Economico di Confagricoltura.
Ma che cos’è, di preciso, la «filiera agroalimentare», e quali sono gli «attori» che vi prendono parte?
«La filiera è il percorso che segue il prodotto», continua Postorino, «che va dalla cessione da parte del produttoree attraverso la post produzione, il trasporto etc. arriva fino al distributore». La filiera ideale sarebbe «quella che vede solo due attori: il produttore e il distributore». Quella reale vede invece una pluralità di attori. Un recente studio di Nomisma (dell’ottobre 2009) sulle inefficienze della filiera italiana individua due protagonisti principali: attori interni e attori esterni.
Quali sono gli «attori interni» e quanto incidono sul prezzo al consumo?
Gli attori interni sono innanzitutto i produttori agricoli (e l’industria alimentare se il prodotto viene trasformato), i commercianti all’ingrosso e i diversi canali che servono il consumo finale (venditori al dettaglio, ambulanti, grande distribuzione). Secondo la ricerca Nomisma, il punto debole di questi attori è la loro «polverizzazione», che aumenta il numero di passaggi del prodotto e, di conseguenza, anche i prezzi. «Fra i produttori italiani c’è scarsa aggregazione» spiega Francesco Postorino di Confagri, «il che comporta che abbiano anche scarsa forza contrattuale».
Quali sono gli «attori esterni» e quanto incidono nel prezzo finale?
La ricerca Nomisma conclude che questi costi contribuiscono «in maniera rilevante» alla formazione dei prezzi al consumo. Si tratta in gran parte dei fornitori di beni e servizi. Fra i più «costosi» ci sono i fornitori di energia elettrica, quelli dei servizi di trasporto e logistica, e la Pubblica Amministrazione.
Quanto costa trasportare frutta e verdura in Italia?
Moltissimo. Secondo i dati Nosmisma, il costo al chilometro sostenuto dalle imprese italiane è il più alto d’Europa. In Italia si parla di 1,54 euro, contro l’1,44 della Germania e l’1,18 della Spagna. Questo a causa degli alti costi del trasporto su gomma, il più utilizzato nel nostro Paese.
Quanto incidono energia e fiscalità?
Molto, e in Italia sempre in maniera superiore alla media europea. Energia elettrica: 0,15 euro/kwh in Italia contro 0,11 euro/kwh di media comunitaria. Imposte indirette: aliquota media italiana 8,8% contro il 3,4% del Regno Unito. evidente che la filiera italiana è scarsamente competitiva.
Manon ci sono solo costi nella filiera. Tutti gli attori, va da sé, vorranno anche degli utili. Quanto incidono?
Le conclusioni della ricerca Nomisma dicono che «un eventuale risparmio sul prezzo finale per i consumatori passa più da una riduzione dei costi che da una riduzione degli utili, data la ridotta incidenza di questi ultimi».
Si può avere un esempio concreto della ripartizione di costi e utili nella filiera?
Nomisma lo ha fatto, su dati del 2008: su una spesa di 100 euro, 54 sono relativi a costi interni (38 costo del lavoro; 11 accantonamenti; 5 euro finanziamenti); 27 euro riguardano i costi esterni (8,50 packaging; 5,70 trasporto; 5 promozionali; 7,8 altro); 12 sono per le imposte (10 indirette, 2 dirette); 4 riguardano il saldo delle importazioni di prodotti agricoli. I costi ammontano a 97 euro dei 100 totali della spesa, che quindi produce solo 3 euro di utili per tutti i passaggi.
Così la filiera italiana appare costosa e «povera». Ma non esiste una «Borsa verde»?
«No» risponde Francesco Postorini di Confagricoltura. «Ai mercati generali si contratta «all’araba».
Ma allora chi lo fa il prezzo?
«Lo fa il mercato», spiega Postorino. «Che di solito vuol dire chi ha più forza contrattuale». E di solito non è il contadino, ma l’intermediario. «Un metodo stabile per la formazione del prezzo non c’è, sono dinamiche non definibili in un protocollo».
Chi vigila sui prezzi?
«Nessuno», risponde Postorino. «La contrattazione li regola. Non esiste un calmiere. E se il mercato si inselvatichisce ne fa le spese la parte più debole». Che sono gli estremi della filiera: il produttore e il consumatore.