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 2010  maggio 11 Martedì calendario

I GIORNALI FRANCESI E IL «BRONCIO» DI BONDI

«Quando il ministro italiano Sandro Bondi fa il broncio a Cannes»: la Francia, dalle pagine di Le Monde, si interroga sulla decisione del ministro di disertare il Festival «per colpa» di Draquila, il film di Sabina Guzzanti girato tra le macerie del terremoto dell’Aquila. Un’assenza motivata dal fatto che Draquila è, parole di Bondi, «una pellicola di propaganda che offende la verità e l’intero popolo italiano». La risposta del corrispondente del quotidiano francese non fa sconti: quella del ministro è una decisione che «mette in luce il disprezzo del governo italiano per ogni critica assimilabile a un "discredito dell’Italia"».
Una linea di difesa che ha – scrive ancora Le Monde’ «dei lontani precedenti: Vittorio Mussolini, il secondogenito del Duce, produttore e regista, durante il regime fascista, uscì furioso dalla proiezione di Ossessione di Luchino Visconti (1942) dicendo: "Questa non è l’Italia". Nel 1948, il futuro presidente del Consiglio Giulio Andreotti, volle vietare Ladri di biciclette». di Vittorio de Sica e altre opere del neorealismo perché davano un’immagine "deprimente del Paese" E il commento si fa ironico: «Loro almeno vedevano i film»... Come ironico è il ritratto di Bondi: «Ama anche il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, di un amore che sfiora la devozione. Per lui Bondi ha gettato alle ortiche gli ideali comunisti di gioventù e sa mostrare gli artigli ogni volta che si oltraggia l’immagine del suo idolo». In Francia non l’hanno presa bene: anche Jack Lang, il consigliere culturale del presidente Sarkozy, nonché ex ministro, era rimasto di stucco per una presa di posizione che dimostra «una strana concezione della libertà».
Ma la vicenda Italia-Francia potrebbe non chiudersi qui: perché stando al retroscena di Michele Anselmi sul Secolo XIX potrebbe esserci la «vendetta»: niente film francesi in gara a Venezia. Bondi – scrive il quotidiano – mediterebbe una rappresaglia in chiave antifrancese «e Venezia potrebbe tornare utile alla bisogna, dal momento che i Beni culturali finanziano la Mostra con circa 7 milioni di euro l’anno». Prepariamoci a un sequel.
R. Fra.