Alberto Quadrio Curzio, Corriere della Sera 11/05/2010, 11 maggio 2010
LA PROPOSTA DI UNA «TOBIN TAX» CHE COLPISCA LE SPECULAZIONI A BREVE
Un eventuale tracollo dell’euro e dei titoli di Stato dei Paesi membri avrebbe avuto anche gravissime conseguenze economiche e politiche non solo in Europa. Questo spiega perché il presidente americano Obama ha ripetutamente telefonato al cancelliere tedesco Angela Merkel e perché nell’intervallo di tempo citato tutti i capi di Stato o di governo della Uem sono rimasti mobilitati. Le premesse di questa vicenda sono note: nella falla della crisi greca e nelle incertezze decisionali della Uem si è infilata la speculazione internazionale che ha tentato di farne una voragine capace di ingoiare l’euro e molti titoli di Stato di Eurolandia. quella speculazione che da quando è iniziata la crisi si vorrebbe regolare ma che opera indisturbata distorcendo il ruolo dei mercati finanziari che invece dovrebbero operare per la crescita economica. La sequenza difensiva prima e aggressiva poi della Ue e della Uem si è sviluppata in due fasi. La prima è stata governata dai ministri economici di Eurolandia e dalla Bce che hanno messo a punto, tra l’11 aprile e il 2 maggio e in accordo con il Fmi, un piano di sostegno alla Grecia. La seconda fase è stata governata dal 7 maggio dai capi di Stato o di governo della Uem che, in stretto collegamento con i ministri finanziari e con la Bce, hanno deciso di affrontare il confronto con la speculazione chiedendo all’Ecofin e alla Commissione di rendere operativo un piano di intervento varato poi nella notte tra domenica e lunedì. Con un ruolo non indifferente dell’Italia. Questo perché Tremonti, che negli ultimi mesi si è guadagnato un’autorevolezza notevole, ha sempre avvertito che la crisi avrebbe potuto avere una recrudescenza. Buon gioco ha avuto quindi anche il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a spingere per una soluzione operativa. Ruolo che anche l’opposizione ha riconosciuto in quello spirito di interesse nazionale che il presidente Giorgio Napolitano raccomanda. L’intervento, che senza il lavoro del numero uno della Commissione Ue Barroso e del consiglio Van Rompuy, difficilmente sarebbe andato in porto, è di grande portata, mobilitando per prestiti fino a 750 miliardi di euro (60 della Commissione europea, 440 dagli Stati membri, 250 dal Fmi). I Paesi di Eurolandia che vi attingessero dovrebbero garantire un miglioramento dei propri conti pubblici e riforme strutturali per la crescita e la competitività. Non meno importante è la possibilità che la Bce, guidata saldamente da Trichet, acquisti titoli di Stato dei Paesi di Eurolandia come da tempo fa la Fed. La Uem e la Ue hanno ritrovato dunque una forte determinazione e capacità di decisione. Tutti i mercati finanziari hanno reagito positivamente e i differenziali nei tassi di interesse dei titoli di Stato dei Paesi di Eurolandia si sono ridotti rispetto a quelli tedeschi dando una precisa indicazione che il rischio stava calando. Tutto ciò tranquillizza ma non completamente perché la Uem dovrà affrontare anche una terza fase agendo per consolidare la propria identità e forza economico-finanziaria, come in parte è prefigurato nei documenti dei giorni scorsi. La vigilanza sui conti pubblici dei Paesi membri dovrà aumentare (a Portogallo e Spagna è stato chiesto di ridurre da subito il deficit) e quelli meno efficienti dovranno migliorare le proprie performance. Interessante è anche l’idea di una specie di «Tobin tax» prefigurata dall’Ecofin e che a nostro avviso dovrebbe colpire le plusvalenze finanziarie dovute a operazioni speculative di breve termine. Sarebbe sia un bel deterrente sia una fonte di risorse utili per politiche europee attive che potrebbero essere alimentate anche dal Fondo europeo di sviluppo da noi (e da altri) proposto per spingere la crescita tramite gli investimenti. Più in generale la Uem dovrà dotarsi, oltre le emergenze, di strumenti di politica economica, finanziaria e fiscale per lo sviluppo.
Alberto Quadrio Curzio