Federico Fubini, Corriere della Sera 11/05/2010, 11 maggio 2010
E IL VETERANO AMERICANO DELLA FED, TRUMAN: FINALMENTE AVETE CAPITO CHE LA CRISI E’ PROFONDA
Ted Truman di crisi ne ha passate. «Ministro degli esteri» della Federal Reserve fra il ”77 e il ”98, vicesegretario al Tesoro Usa per gli Affari internazionali fino al 2001, Truman ha lavorato in prima persona ai salvataggi durante le crisi sul debito del Messico o in Russia e le tempeste finanziarie in Corea, Thailandia e Indonesia. Che stavolta tocchi alla vecchia Europa non lo sorprende poi tanto. E che l’Europa sappia rispondere non lo esclude, senza peraltro esserne troppo sicuro.
Come giudica il risultato del vertice di Bruxelles di domenica?
«Non del tutto convincente ma positivo. Toccherà al mercato decidere se le decisioni e gli impegni presi sono davvero convincenti. E ieri c’è stato un rimbalzo in Borsa e nei titoli di Stato: fin qui tutto bene».
Lei sembra esprimere dei dubbi sull’efficacia del dispositivo.
«Personalmente non credo che sia convincente fino in fondo, ma quel che è venuto da Bruxelles l’altra notte è già tanto. I governi hanno riconosciuto che c’è un problema nel progetto europeo e hanno preso certe misure: hanno accettato una responsabilità collettiva e hanno chiesto alla Spagna e al Portogallo di correggere la loro politica economica. Hanno dimostrato di capire la posta in gioco».
E hanno chiesto aiuto al Fondo monetario. Perché?
«Se è per questo, è coinvolta anche la Federal Reserve con le linee di concambi in dollari. C’è il sostegno dell’Fmi da una parte e della Fed dall’altra, perché questo ormai non è più solo uno sforzo europeo: è un impegno globale».
India o Cina detestano dover aiutare i ricchi europei attraverso l’Fmi, dove peraltro Pechino e Delhi restano sottorappresentate.
«E allora? L’Fmi è stato creato come un grande sforzo cooperativo nel quale in certe circostanze tutti devono sostenere tutti gli altri. Non c’è dubbio che i Paesi emergenti siano sottorappresentati e la questione si porrà. Ma che si tratti di aiutare le Filippine, la Thailandia o l’Europa, non fa alcuna differenza».
Le Borse e i titoli di Stato rimbalzano forte, l’euro no. Nei mercati restano dubbi sul piano europeo?
«Stiamo parlando di mercati diversi. Quelli azionari e in buona parte anche quelli obbligazionari riflettono molto più condizioni interne dell’area-euro. Il tasso di cambio invece riflette condizioni globali e il confronto con altre aree monetarie: il comportamento diverso si spiega così».
Insomma lei non condivide il pessimismo di molti economisti americani sull’inevitabile fine dell’euro. Oppure sì?
«Penso che, dopo la tragedia greca, la notte scorsa i leader sono usciti con una soluzione molto collettiva a un problema molto comune». E ce la faranno? «Questo lo vedremo».
Federico Fubini