Francesco Specchia, Libero 8/5/2010, 8 maggio 2010
SE IL CAV NON GUARDA, IL PDL LITIGA
La libertà è un lusso che non tutti possono permettersi (lo diceva Bismarck, ma pare che, di questi tempi, lo pensi anche Silvio).
Figurarsi, poi, se c’è tutt’un Popolo delle Libertà che, mentre Berlusconi si distrae un attimo, si frastaglia, scricchiola, ribolle come una pentola a pressione. Problemi per il partito in tutt’Italia, a cominciare dall’implosione siciliana, l’emergenza più urgente da risolvere. Ma c’è anche un ”caso Merano” da risolvere. Dove, a pochi giorni dal voto comunale il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri e l’onorevole Pdl Giorgio Holzmann sostengono la lista civica ”Alleanza per Merano” del candidato sindaco Carmelo Genovese. Il problema è che il Pdl ufficialmente punta sul candidato Claudia Benedetti, per la quale si sono spesi, allo sfiancamento, la coordinatrice provinciale Michaela Biancofiore e il ministro degli Esteri Frattini con un messaggio video molto trendy.. E il contrasto fra le due fazioni (Fini non c’entra) oltre a sconquassare gli equilibri interni fa volare gli stracci; Gasparri stesso, che a Roma sta con Biancofiore, tra le Dolomiti è stato bollato come ”traditore” senza capire bene il perchè.
EFFETTO METEORINA
Nel Lazio è peggio. Dopo la vittoria di Renata Polverini in Regione, tutti sono contro tutti. Gli esclusi della lista, rimasti fuori anche dalla giunta attaccano il coordinatore romano Gianni Sammarco, colpevole «di fare il capocorrente e non l’uomo di equilibrio». La stessa Polverini ha problemi sia con Udc che col centrodestra (il Tar, il 10 Giugno, deciderà se i suoi consiglieri devono essere 74 oppure 71). In più le Province che minacciano una «Pontida» laziale. Dopo il ritrovo a Fossanova -Latinaper far nascere una regione sganciata da Roma Capitale, è esploso il caso Viterbo: il presidente della Provincia Marcello Meroi si è dimesso, a causa dei contrasti interni nella composizione della giunta, ed è dovuto intervenire il solito Gasparri a ricomporre. Il tutto mentre l’operato del sindaco di Roma Alemanno comincia a trasformarsi in un casus belli perpetuo e mentre le maggioranze consiliari oramai rischiano d’essere straordinari ottovolanti (su e giù, su e giù...).
Spaccatura profonda nel partito pure ad Avellino, provocata dalla prossima elezione ad assessore della neoconsigliera regionale Antonia Ruggiero eletta in un democratico dissenso; e anche per un posto nello staff del governatore Caldoro dalla bombastica (direbbe Dagospia) Giovanna Del Giudice, già trombata alle Regionali e già meteorina di Emilio Fede. In zona partenopea, Castellammare di Stabia aveva già (poco) applaudito la nuova assessora Pdl Emanuela Romano nota come ex animatrice del comitato ”Silvio ci manchi”. Gli autoctoni non paiono gradire tutto ciò. Salendo al nord, a Verona dopo l’uscita del leghista Paolo Tosato (eletto in Regione) il Pdl è nel caos e non riesce ad accordarsi per i posti in Consiglio comunale dato che il passaggio dell’assessori Alberto Benetti dall’Udc al Pdl e Vittorio Di Dio dall’area An a quella più cardinalizia del sottosegretario berlusconiano Brancher. Trattasi d’uno sfarfallio di poltrone che si muovono a velocità della luce sotto lo sguardo attonito del sindaco Flavio Tosi. Pure la capitale morale, in quanto a scazzi non scherza. A Milano i cittadini sono sconfortati; dati i rapporti contrastanti tra Letizia Moratti e il coordinatore Guido Podestà (chiamato dal sindaco amabilmente ”Filippo” in campagna elettorale, finché qualcuno non glielo fece notare), le correnti fanno cozzare larussiani, ciellini, moderati d’ascendenza maoista (il consigliere Brandirali).
SU AL NORD
Su ogni argomento: l’ecopass, le moschee, gli anarchici del Leoncavallo; mentre i coordinatori cittadini Luigi Casero e Maurizio Lupi, essendo deputati, deputano a Roma. A dividere, qui, è soprattutto l’approvazione del Pgt, il nuovo piano regolatore ancora bloccato. Per dirimere le quali beghe si è creato il fenomeno delle ”cupole”: ogni tre mesi si riuniscono in casa Moratti Casero, Lupi, Podestà, Moratti e lo stesso La Russa, bypassando i consiglieri comunali, i quali – frustratispesso non si presentano a Palazzo Marino facendo saltare il numero legale. Il Partito, senza il Silvio collante e controllore, rischia.
Sì, d’accordo, è dura, ora pensare al territorio. Ci sono l’ansia per l’’inchiesta del G8, il clima da Dieci piccoli indiani coi ministri nel ruolo di vittime; e la Lega sui decreti attuativi e la designazione del nuovo ministro dello Sviluppo; e i finiani in agguato. E, a proposito del rapporto fondatore-cofondatore, Berlusconi, per soffocare le correnti d’opposizione interna, ne sta, paradossalmente, battezzando altre a suo favore: lo ”Spazio aperto” anti-Bocchino di Augello e Moffa, la ”Nostra Destra” di Ignazio La Russa (che il ministro chiama ”area culturale”), la ”Nuova Italia” di Alemanno, i mitici Promotori della Libertà – l’acronimo P.d.L. non a caso della Brambilla e dei volontari che sembrano quelli dell’alluvione di Firenze. Evocare lo scollamento progressivo rende poco l’idea. Bisognerebbe darsi una mossa...