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 2010  maggio 07 Venerdì calendario

SE SINDACALISTA L’INFERMIERE GUADAGNA IL DOPPIO

C’è chi indicizza gli stipendi alle oscillazioni del costo della vita e chi, invece, alle dimensioni della struttura in cui presta opera o servizio. Succede così che nel più grande ospedale del Mezzogiorno, il Cardarelli di Napoli, al 27 di ogni mese piovano stipendi di analoga portata per circa 40 infermieri: ben 4mila euro, cioè, finiscono ogni 30 giorni, e per 13 mesi all’anno, sul conto di 37 fuoriclasse dell’infermeria professionale. E questo a partire dal 2003. Ironia a parte, la ”stravagante” circostanza è ciò su cui sta cercando di far luce la magistratura dopo che il Nas dei carabinieri è piombato nella direzione dell’ospedale per acquisire la documentazione necessaria a capire come possa esser possibile che un infermiere in special modo quei 37 fortunati guadagnino cifre da primario. La notizia l’ha lanciata ieri l’edizione napoletana del Corriere del Mezzogiorno: fatto che non poteva non rimbalzare su scala più ampia, non foss’altro perché 4mila euro al mese non sono solo stipendi irrintracciabili altrove nel sud ma in tutto il resto del Paese.
Dai primi esiti emergenti dalle carte in possesso del nucleo dell’Arma fornite dai responsabili, sembra che in tutta questa storia ci sia lo zampino del sindacato. Che, nel contrattare posizioni e dimensionamenti con l’azienda ospedaliera dei propri iscritti, pare abbia adottato una procedura rovesciata: non dalla base verso il vertice bensì il contrario perché, stando a quanto scritto dal quotidiano campano, i protagonisti sarebbero tutti sindacalisti cui dal 2003 in avanti sono state attribuite funzioni da coordinatore dipartimentale o posizioni organizzative di vertice. Se sia tutto legittimo o meno saranno i magistrati a chiarirlo una volta esaurita la fase preliminare di un’indagine su un’ipotesi oggettivamente fuori dalla logica ordinaria. Figurarsi poi in un sistema sanitario infiacchito come quello campano, ad un passo dal tracollo definitivo dopo oltre un decennio di gestione politico-amministrativa dove tanto per fare un esempio nel solo biennio 2005/2007 sono stati spesi quasi 30 milioni di euro di telefonate. Cellulari di servizio esclusi, s’intende.
Al Cardarelli, e non da oggi, gli ammalati giacciono spesso in barella tra i corridoi e gli anfratti ancora liberi, di assunzioni manco a parlarne, il turn-over è bloccato ed il personale, dicono, è insufficiente a coprire le necessità. Ciononostante ci sono 37 ”eletti” che i 1600 euro lordi di un infermiere li hanno triplicati. In che modo? La risposta è nelle carte che Anna Maiorano, capo del personale da poco più di un anno, ha consegnato (e consegnerà nei giorni a venire) ai carabinieri. Il sospetto è che quei po
sti siano frutto dell’elusione di procedure concorsuali interne imposte dalla legge. Cosa facessero prima del 2003 e cosa facciano ora i super infermieri, pure è oggetto dell’interesse di Nas e procura: c’è da valutare la sommatoria delle indennità (ad esempio, capo dipartimento e coordinatore d’area, caposala e dirigente di settore) la copertura delle posizioni vacanti, le attribuzioni delle mansioni, la distribuzione delle cariche ”apicali” (sono 68, tecniche e amministrative comprese ). Tutta materia sindacale nel rapporto con l’azienda: una trattativa, cioè, che necessita di figure che incarnino le esigenze degli iscritti alla categoria. Quindi di sindacalisti, cioè soggetti determinanti per la funzionalità di una struttura. Era il 2003, il tracollo del sistema Bassolino-De Mita (durato fino a meno di 2 anni fa) neppure lo si immaginava.
Quali priorità abbiano affrontato nello specifico i manager Asl e le rappresentanze sindacali, stando al quadro descritto, non è poi così difficile immaginarlo. Esattamente quel che oggi, forse, immagina l’autorità giudiziaria.