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 2010  maggio 08 Sabato calendario

IL BOTTONE E IL SOSPETTO

Anno: 1991. Luogo: gli uffici di una multinazionale dell’informatica alla periferia nord di Milano. Un gruppo di giovani operatori di borsa di belle speranze guarda sui rumorosi computer dell’epoca la prima versione di quella che diventerà la Borsa Valori telematica italiana. Il programma della prova è preciso: ognuno ha un foglio con le operazioni di compravendita da inserire nel sistema per simulare una seduta di contrattazioni del mercato azionario. Non passano cinque minuti dall’inizio della sperimentazione che un ragazzo bisbiglia al vicino: ”ma secondo te, se scrivo vendere centomila fiat invece di mille, che succede?” ”no, dai, non facciamo scemenze”, ”massi’, io provo, tanto e’ una simulazione… la’, andato!”. Sistema bloccato e mani nei capelli delle programmatrici che curavano il progetto, con immediata ramanzina per lo ”sperimentatore”. La Borsa Italiana telematica nasce nel segno dell’errore voluto, e non e’ una favoletta perché chi vi scrive era presente alla scena. I mercati automatizzati hanno dovuto confrontarsi sin dalla loro nascita vent’anni fa con le problematiche relative agli errori e alle manipolazioni: le vecchie Borse ”alle grida” avevano i loro difetti ma se qualcuno la stava facendo grossa l’intervento di un vecchio agente di cambio che bloccava tutto sul nascere non mancava mai. L’incidente di digitazione o la tentazione di schiacciare il tasto ”sbagliato” a bella posta invece trovavano nell’immediatezza del computer un terreno ideale. Proprio perché si tratta di problemi affrontati e risolti anche dalle borse ”di provincia” come la nostra moltissimi anni fa, appare se va bene inescusabile, se va male fraudolento quanto è accaduto a Wall Street nella seduta di giovedì. Non ci sono terze possibilità. Se davvero un errore ha consentito che, in un momento drammatico per l’economia mondiale, la più grande borsa del pianeta potesse perdere in pochi secondi il 10% del suo valore per poi recuperare subito dopo, allora non si può che concordare con Jim Rogers, uno dei grandi operatori di Wall Street, che ieri ha detto (un po’ scherzando ma non del tutto) che bisognerebbe ”preparare qualche forca” per i responsabili del mercato di New York. Appare infatti imbarazzante una delle prime spiegazioni ”a caldo” che parla di un operatore che ha immesso un ordine di vendita schiacciando la ”b” di ”billion” (miliardo) invece della ”m” di milione. Anche a Milano nel 1994 capitò che un intermediario, invece di inserire nel sistema un contratto ”future” da vendere al prezzo di 15.000 punti, digitò un ordine di vendita di 15.000 contratti al prezzo di un punto bloccando il mercato per ore, ma ciò accadeva troppi anni fa per essere credibile oggi, da allora infatti ogni mercato si e’ dotato di filtri e controlli per non ricevere ordini eccessivamente anomali. Rimane in piedi quindi l’ipotesi della manipolazione e il fatto che, a distanza di un giorno, non ci sia ancora una spiegazione convincente di quanto è successo non fa che aumentare i sospetti. Sembra infatti molto più di quanto sia lecito concedere al caso il fatto che l’ ”errore” sia riuscito, guarda combinazione, a far crollare l’indice Dow Jones esattamente sotto la soglia dei 10.000 punti, livello psicologicamente importantissimo e base per alcuni grossi contratti di opzione. Se dalle indagini dovesse emergere un comportamento fraudolento di qualche grosso speculatore che ha cercato di aggravare il panico dei mercati, già innescato dalla crisi greca, con una manipolazione di mercato di tali dimensioni, la cosa sarebbe di una gravità inaudita. Per questo occorrono risposte immediate e convincenti dalle autorità di controllo dei mercati. Ormai sembra evidente a tutti che, dopo il colpo della crisi finanziaria, il sistema è convalescente ed è così fragile che un persino un nano economico come la Grecia riesce a farlo tremare. Non appare proprio il caso di dover sperare che un ragazzino non schiacci il bottone sbagliato o consentire che qualche speculatore, per abile e geniale che sia, possa provare impunemente a tirare una bomba elettronica sui mercati finanziari per vedere l’effetto che fa.