Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  maggio 10 Lunedì calendario

50 ANNI DI T SHIRT

Ha la forma di una T, ma non ha sempre la strada chiusa. Cos’è? La T-shirt. La maglia con le maniche corte sta vivendo una seconda vita. In realtà, è una terza o forse quarta, o addirittura quinta.
Da capo di abbigliamento marinaio nel corso del XIX secolo, la maglietta da mettere a contatto della pelle, è approdata, grazie ai soldati americani, dopo la Seconda guerra mondiale, sul torso di tanti in Europa. Quindi è assurta a simbolo della gioventù bruciata nei Cinquanta, fino a che nel 1960, a Miel Valley in California, alcuni intraprendenti giovani della Monster Company, insieme musicisti e agenti di moda, hanno cominciato a decorarla. Così è diventata una superficie su cui disegnare e scrivere ogni cosa: tatuaggio di cotone.
Oggi compie 50 anni, e ci sono in rete numerosi siti che propongono cataloghi di decorazioni effettuate con varie tecniche; tra le mamme, poi, si è diffusa la moda di far rielaborare da piccoli laboratori artigianali, mediante bottoni e stoffe, quelle comprate al mercato: un capo originale per i propri bambini. Com’è potuto accadere che da indumento povero sia ora un oggetto quasi ricercato? Malcom Gladwell sostiene che alcuni capi d’abbigliamento raggiungono «il punto critico»: ignoti ai più, diventano popolari in maniera improvvisa, per contagio, come in un’epidemia. Ci sono persone, racconta Gladwell nel suo libro Il punto critico (Rizzoli), che lavorano per i marchi di moda e possiedono un sesto senso nell’individuare quartieri, bar, club dove scoprire le nuove tendenze e i look. Lì ci sono quelli che Gladwell definisce gli Innovatori: indossano un tipo di scarpe che si trova solo in empori di provincia, oppure una canottiera bianca aderente che lascia scoperte le spalline del reggiseno, o usano sandali da doccia come scarpe da sera.
L’Esperto li vede indosso agli Innovatori, li comunica agli Utilizzatori - gli opinion maker -, quindi l’oggetto, prodotto in serie, arriva alla Maggioranza, inerziale e scettica, che l’acquista nei negozi. Deve essere accaduto così anche alla T-shirt, immancabili in ogni boutique o casa di moda trendy. Oggi evolve verso una maggior raffinatezza diventando un capo quasi chic. L’intento della moda è quello di farci credere d’essere diversi pur essendo tutti uguali. T-shirt: la differenza a portata di maglietta.