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 2010  maggio 10 Lunedì calendario

L’EUROTOWER CAMBIA PELLE

Da oggi la Banca centrale europea non sarà più la stessa. Con una svolta che sconcerterà alcuni, ma che potrebbe rivelarsi decisiva, interverrà sui mercati contro la speculazione. Acquisterà - forse non subito - titoli di Stato dell’area euro che i mercati stavano sempre più deprezzando, per sostenerne i corsi e abbassare così i tassi di interesse che gli Stati pagano.
Un’eresia, secondo i dogmatici specie di scuola tedesca. Una mossa azzardata, se si fosse configurata come la descrivevano alcune indiscrezioni. Però, chiarisce la Bce, i principi di base dell’unione monetaria restano saldi. Non c’è la minima intenzione di finanziare i deficit pubblici stampando nuova moneta, come si faceva in molti Stati fino agli anni ”70; non saranno aggirati i Trattati europei, che lo vietano.
L’intervento della Bce si svolgerà sui «mercati secondari» ossia quelli dove si scambiano i titoli di Stato già emessi. Si spera che la speculazione al ribasso batta in ritirata, di fronte al rischio di perdere la scommessa. Di operazioni temporanee sui mercati secondari le banche centrali ne hanno sempre fatte, comprando e vendendo, soltanto non in questa misura. Sarà comunque meno di quello che ha fatto finora la Banca d’Inghilterra a sostegno dei titoli britannici, senza per ora provocare nessun disastro.
Non ci sarà nessuna mossa disperata, tipo attingere alle riserve o altro. La contro-scommessa potrebbe rivelarsi perfino vantaggiosa, se in seguito il mercato concluderà di avere sottovalutato la credibilità di alcuni paesi; i titoli sarebbero rivenduti con guadagno. Qualora invece il giudizio su alcuni paesi continui a restare negativo, subentrerà il Fondo approvato dai governi ieri; non sarà la Banca centrale a farsi carico in permanenza di quei titoli (cosa che comporterebbe creazione di moneta, dunque inflazione), saranno gli Stati a spartirsi il costo.
Non è stato facile per il vertice della Banca centrale arrivare a questa scelta, che la Bundesbank avrebbe voluto evitare (pur se nelle ultime settimane il suo pensiero si era rapidamente evoluto) e sulla quale lo stesso presidente Jean-Claude Trichet aveva dubbi. Il consiglio direttivo si è riunito due volte ieri, con lo strumento della teleconferenza dato che Trichet, Mario Draghi e altri si trovavano a Basilea, il vicepresidente Lucas Papademos a Bruxelles e altri erano bloccati dalla cenere vulcanica.
Per comunicare i provvedimenti si attendeva l’esito della riunione dei ministri; con la riserva che le decisioni fossero pienamente credibili. Prima di intervenire sui titoli si rifornirà di liquidità il mercato in modo massiccio. I tecnici hanno discusso soprattutto come «sterilizzare» (ossia controbilanciare) l’immissione di moneta dovuta agli acquisti di titoli.
Una condizione era che almeno gli Stati più a rischio decidessero nuove misure restrittive; il Portogallo ne aveva annunciate sabato, la Spagna ieri, ma non bastano ancora. Inevitabilmente, la ripresa economica non ne sarà favorita. La Bce si scontrerà certo con una pioggia di critiche (non delle banche, però, molte delle quali la supplicavano di stabilizzare i mercati). Si sosterrà che l’Eurotower ha perso la sua indipendenza dai governi, si è piegata a sostenere gli Stati. Altri ribatteranno che se l’euro stesso era in pericolo, la Bce ha difeso la propria ragione d’essere.
L’effetto combinato dell’intervento della Bce e delle decisioni dell’Ecofin dovrebbe inoltre dissipare le voci su una successiva «ristrutturazione» (allungamento delle scadenze) del debito greco, che finora hanno alimentato il nervosismo dei mercati. Appare illogico infatti che la Banca centrale si metta ad acquistare titoli che poi verrebbero decurtati nel valore, lasciandole una perdita grave nei bilanci.