Beatrice Picchi, Il Messaggero 10/5/2010 Sergio Rinaldi Tufi, Il Messaggero 10/5/2010, 10 maggio 2010
[2 articoli] IL COLOSSEO STA PERDENDO I PEZZI GLI ARCHEOLOGI: «BASTA RITARDI»- Roma - Il Colosseo ha perso un pezzo, anzi tre, tre frammenti che rimessi insieme come i tasselli sottili di un puzzle fanno circa mezzo metro quadrato di intonaco
[2 articoli] IL COLOSSEO STA PERDENDO I PEZZI GLI ARCHEOLOGI: «BASTA RITARDI»- Roma - Il Colosseo ha perso un pezzo, anzi tre, tre frammenti che rimessi insieme come i tasselli sottili di un puzzle fanno circa mezzo metro quadrato di intonaco. Il crollo è avvenuto nella notte tra sabato e domenica: il pezzo è caduto dalla struttura originale dell’Anfiteatro Flavio da uno degli ambulacri centrali al piano terra, vicino alla statua equestre, lato di Colle Oppio. E’ stato il dipendente che ogni mattina percorre i corridoi del Colosseo, ad accorgersi, durante il suo giro di perlustrazione ieri all’alba, poco dopo le sette, che sulle reti di protezione c’era qualcosa che non ci doveva essere, alcuni frammenti del Colosseo, appunto. Nessuno si è fatto male, perché la rete verde, quella messa tra gli anni Settanta e Ottanta lungo i lati interni del monumento, ha raccolto alcuni pezzi, altri sono stati trovati per terra. A quel punto sono scattati gli interventi di sicurezza: è stata transennata l’area, ma l’Anfiteatro rimane aperto e si può continuare a visitare in ogni sua parte, museo compreso. Secondo i primi accertamenti a provocare il cedimento sono state una serie di variazioni termoigrometriche, cioè una serie di sbalzi di temperatura, in particolare sbalzi di calore, e la forte umidità provocate dalle piogge degli ultimi mesi. Le verifiche proseguiranno anche oggi. «Non è la prima volta che accade una cosa del genere e il fatto non viene sottovalutato - spiega il sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro - ma ora c’è una maggiore trasparenza rispetto al passato. Entro quindici giorni sarà pronta la cordata di imprenditori che finanzieranno il restauro che costerà 23 milioni di euro». Perché il progetto c’è, i soldi pure, sono i ventitré milioni di euro, e il sindaco di Roma Alemanno si è messo alla ricerca di sponsor: Diego della Valle sarà il capofila degli sponsor italiani che si occuperanno della ristrutturazione del Colosseo. Il progetto è stato disegnato da Roberto Cecchi, commissario voluto dal Governo e al lavoro dal giugno scorso per le aree archeologiche di Roma e Ostia antica, che ripete da sempre «quanto servirebbe invece la manutenzione ordinaria e programmata, perché solo così si può salvare il patrimonio di Roma, visto lo stato in cui si trova». Parole sante anche per il sovrintendente comunale Umberto Broccoli che ci tiene a non drammatizzare sul crollo, «non è preoccupante - dice - è come quando a casa propria non si fanno lavori di manutenzione da un po’ di anni e sbattendo una porta cade un pezzo di intonaco dal soffitto». Ma è ottimista Broccoli soprattutto perché «siamo a un passo dall’inizio dei lavori. Siamo in contatto costante con il commissario Cecchi e così abbiamo deciso, anche per facilitare le operazioni, di dividere sponsor e soldi per fasce di interventi. La parte più impegnativa del restauro, secondo il progetto del commissario Cecchi, è costituita dalla pulitura della facciata nord, del prospetto sud e degli ambulacri del primo e del secondo ordine, ed è previsto anche il restauro degli ipogei, della messa in sicurezza degli impianti e della sostituzione della recinzione esterna, meno vistosa dell’attuale cancellata, «perché l’obiettivo - afferma Roberto Cecchi - è rendere fruibili tutti i livelli, è un peccato che siano tali solo il basamento e il primo piano». Ma nonostante le rassicurazioni che arrivano dal ministero, la Confederazione Italiana degli archeologi esprime le proprie paure dopo questo ennesimo danno a un tesoro del patrimonio di Roma. «Lo stato in cui versa il Colosseo - sostiene il presidente Giorgia Leoni - è uno dei motivi alla base del Commissariamento della Soprintendenza Archeologica di Roma e, a distanza di oltre un anno e mezzo, evidentemente la struttura commissariale non ha individuato gli strumenti necessari a garantirne la conservazione». La Confederazione Italiana Archeologi chiede l’intervento urgente del ministro Bondi per verificare lo stato di sicurezza in cui versano i monumenti archeologici. Beatrice Picchi, Il Messaggero 10/5/2010 UN SIMBOLO DELL’URBE CHE HA STREGATO IL MONDO Monumento-simbolo dell’Urbe, il Colosseo presenta – si sa – non pochi problemi e misteri, a partire dal suo stesso nome, derivato (non si sa bene quando) dalla statua colossale di Nerone, alta 35 metri, che era stata collocata nella Domus Aurea di Nerone e che fu spostata qui vicino da Adriano. Prima di chiamarsi Colosseo, il monumento si chiamava Anfiteatro Flavio, o semplicemente ”Amphitheatrum”: lo avevano fatto costruire, in varie fasi, appunto gli imperatori Flavi, Vespasiano (69-79 d.C.), Tito (79-81) e Domiziano (81-96). Clamorosa fu l’inaugurazione di Tito, con 100 giorni di spettacoli e 5000 fiere uccise dai gladiatori. il primo edificio del genere realizzato in muratura a Roma, dopo quelli costruiti in legno da Statilio Tauro ai tempi di Augusto e dallo stesso Nerone: quest’ultimo e la sua ”Domus” restano comunque in qualche modo protagonisti non solo a causa del Colosso, ma anche perché il luogo scelto per l’anfiteatro è quello dove, in precedenza, si trovava il lago artificiale che abbelliva la gigantesca residenza. Le cifre relative al monumento sono sbalorditive: 50 metri di altezza; 100000 metri cubi di travertino impiegati; 188 e 156 metri, rispettivamente, le misure dell’asse maggiore e di quello minore dell’ellisse; 50-60000 gli spettatori che le gradinate potevano contenere. All’esterno, grandiosa era la visione dei quattro ordini sovrapposti, in un tripudio di arcate e di statue; all’interno, le gradinate erano pure divise in quattro ordini, mentre l’arena (ora in parte ricostruita sperimentalmente) era in legno, e copriva gli attrezzatissimi ambienti sotterranei. Era da qui che salivano in scena apparati scenografici e arnesi, era qui che i gladiatori attendevano di affrontarsi fra loro, oppure di sfidare le belve. In alto, un telone copriva, all’occorrenza, gli spettatori. Concepito per un tipo di spettacolo che i Romani amavano in maniera maniacale, l’anfiteatro è uno schema architettonico che viene ripreso e diffuso in tutto il mondo romano. Il Colosseo diviene, in seguito, luogo di culto cristiano, anche se forse i martirizzati in questo luogo furono meno numerosi di quanto non si pensi. Ma non pochi Papi, come è noto, useranno il monumento anche come cava di pietre. Gli interventi e i progetti si moltiplicano: nel Cinquecento Sisto V pensa di realizzarvi una filanda. Decisamente più rispettoso l’atteggiamento dei numerosi artisti che lo hanno raffigurato, da Bruegel il Vecchio (che lo ”rivisita” come Torre di Babele) a Mantegna, da Panini a Piranesi. Sergio Rinaldi Tufi, Il Messaggero 10/5/2010