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 2010  maggio 08 Sabato calendario

E ADESSO IL MOMENTO DEI ”MANDARINI”


E venne il giorno dei ”mandarini”. Il tanto temuto incubo di ”hung Parliament” si è trasformato in realtà e adesso tutti attendono un segnale da Buckingham Palace. La Regina al momento è fuori Londra. Tornerà con l’inizio della nuova settimana. Un ulteriore segnale che Elisabetta II non ha alcuna intenzione di essere tirata per la ”gonna” dalle turbolenze politiche. La Regina è l’unica ad avere la facoltà di «invitare» qualcuno a formare un governo e a diventare primo ministro. Ma questa facoltà non implica la possibilità per la Corona di esercitare una discrezionalità nella scelta dell’inquilino del Numero 10 di Downing Street. E visto che dalle urne non è saltata fuori un’indicazione chiara sul premier e la maggioranza di governo, sono i partiti politici a dover indicare la persona che Buckingham Palace dovrà invitare, subito dopo le dimissioni del primo ministro uscente.
Ed è proprio qui che entrano in gioco i cosiddetti ”mandarini”. Uomini-ombra al fianco della Regina e nei più alti ranghi della pubblica Amministrazione britannica. Sono tre e da mesi si stanno preparando all’eventualità di un Parlamento ”bloccato”. Uno è il direttore generale dei civil servants (i funzionari pubblici), sir Augustin Thomas ”Gus” O’Donnell. Appassionato di sport, curiosamente Gus O’Donnell ha giocato con successo nel ”Mandarines Cricket Club”. Ad aprile ha organizzato una simulazione della giornata di ieri, con i funzionari alle prese nell’interpretare Nick Clegg, David Cameron e Gordon Brown. Alla ”kermesse” hanno partecipato gli altri due ”mandarini”: Jeremy Heywood, segretario personale del premier, ex banchiere nonché fedelissimo di Tony Blair, e Christopher Geidt, il consigliere personale della Regina. Sono loro che tessono la rete delle negoziazioni tra partiti, Downing Street e Buckingham Palace. Durante la simulazione un funzionario ha anche ”recitato” la parte dei giornalisti, al fine di verificare come certe opzioni sarebbero state riportate dai media.
Per la Regina il primo pensiero è quello di restare «sopra la politica». In sostanza, Elisabetta verrà costantemente tenuta informata del progresso nelle negoziazioni, ma non sarà ”ufficialmente” informata del risultato di queste ultime finché non si saranno pienamente compiute. La Regina ha già vissuto un ”hung Parliament” nel 1974 e, secondo gli esperti, è il sovrano migliore che il Regno possa avere in una situazione così caotica. Mandarini a parte.