Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  maggio 11 Martedì calendario

KAGAN Elena

• New York (Stati Uniti) 28 aprile 1960. Giurista. Dal 2010 giudice alla Corte Suprema • «’Shorty”, la donnina dalle gambe corte, l’aveva soprannominata affettuosamente il suo grande sponsor e boss, il primo giudice costituzionale nero nella storia americana, Thurgood Marshall, che la volle come assistente. E alta certamente Elena Kagan, un metro e 58 con i tacchi se mai li calzasse, non è. Ma sulle sue gambette, coronate da un cervello formidabile, l’avvocata Elena Kagan ha percorso molta strada, dalla bella casa nell’Upper West Side di Manhattan dove nacque [...] alla Casa Bianca, dove [...] Barack Obama l’ha designata come [...] giudice della Corte Suprema americana, salutandola come una ”trailblazer”, una giurista che ha aperto e aprirà nuovi sentieri nella foresta della giurisprudenza [...] ha un curriculum vitae formidabile. Laureata in storia, la sua grande passione, a Princeton, con una tesi sull’ascesa e crisi del movimento socialista in America [...] e poi in legge a Harvard, la stessa università che ha prodotto Barack Obama, la Kagan non ha mietuto che onori e lodi somme dai professori e poi dagli studenti, che lei amministrò nel 1992 divenendo preside della Facoltà di Legge nella stessa Harvard. Anche se per umili, ma apprezzate iniziative, come quella di offrire caffè gratis a tutti gli studenti che prima dovevano pagarsi l’orrido liquido da mensa nonostante le rette già esose, e di costruire un campo di pallavolo. La sua storia, di figlia prediletta di una buona famiglia ebrea di Manhattan, è all’estremo opposto di quella di Sonia Sotomayor, la donna che l’ha [...] preceduta nella Corte. Quanto Sonia, la bambina dei ghetti e della marginalità sociale nell’anonimato della grande New York, è la parabola della persona che si fa realmente tutta da sola, tanto Elena è il prodotto del meglio che la società, e l’istruzione, possano offrire ha chi ha i soldi, e soprattutto il cervello, per sfruttarle. La sua carriera, che già l’aveva portata nella Casa Bianca di Clinton negli anni ”90 come consigliere legale, e poi alla testa della facoltà di Legge a Harvard, l’aveva riportata di nuovo al governo, quando Barack Obama, che lei aveva incontrato a conosciuto a Chicago, l’aveva chiamata all’incarico di Solicitor General, di avvocato generale dello Stato. Una nomina che il Senato aveva approvato con maggioranza massiccia [...] 61 voti a favore, 31 contrari. Ha fama di non amare troppo le uniformi, a causa di quella tenace opposizione al reclutamento di omosessuali che lei considera una ”violazione di prima grandezza dei diritti costituzionali”, e tentò di espellere i reclutatori dal campus di Harvard per questa ragione, perdendo la causa. Ma, per l’orrore dei liberal e della sinistra militante, si è schierata con Bush e i repubblicani sul tema della detenzione senza scadenza dei sospetti di terrorismo detenuti, e ha guardato con benevolenza alla dottrina ”unitaria”. Che non è una confessione religiosa, ma la tesi, cara a tutti i presidenti, repubblicani o democratici, secondo la quale il governo federale nella sua totalità e unità è soggetto al potere del capo dello stato. Una obamiana vintage, dunque, una persona di opinioni moderate che appaiono estremiste soltanto ai veri estremisti, dunque destinata a irritare i pasdaran di entrambe le sponde. ”Un’attivista giudiziaria”, mormora il senatore repubblicano del Kentucky Mitch McConnel. ”Una moderata che sposterà la maggioranza dei nove giudici verso i conservatori”, temono i leader della Associazione per i Diritti Civili, l’Aclu [...]» (Vittorio Zucconi, ”la Repubblica” 11/5/2010).