Il Messaggero 08/05/2010, 8 maggio 2010
DALLE AGENZIE DI RATING AI BOND. ECCO IL VOCABOLARIO DELLA CRISI
Ogni fase di questa lunghissima crisi porta con sé parole e concetti a volte ricorrenti, a volte diversi. Sono termini che spesso derivano dall’inglese o sono mutuati dal gergo specialistico, e che in qualche caso sono impiegati in modo improprio o con un’accezione allargata. Nella prima fase della crisi finanziaria l’attenzione era tutta sui guai delle banche e su quelli dei loro clienti: al centro dell’interesse c’erano ad esempio i requisiti di capitale degli istituti di credito, i vari Tier, o i tassi di interesse interbancari come l’Euribor che segnalavano da una parte il crescere della sfiducia reciproca tra le banche ma anche le difficoltà delle famiglie alle prese con il mutuo.
In seguito la crisi si è trasmessa all’economia reale, trasformandosi in recessione. E sotto la lente sono finiti i diversi indicatori che segnalavano il rallentamento dell’attività produttiva, ed in particolare l’emorragia che si è registrata sul mercato del lavoro. Ci si è interrogati sulla forma che avrebbe assunto la crisi, se ad U a W o nella peggiore delle ipotesi a L. Poi sono arrivati i segnali di ripresa da interpretare e confrontare per ricavarne auspici positivi. Infine, ed è storia delle ultime settimane, il precipitare della crisi finanziaria di alcuni Stati e del loro debito sovrano, valutato da quelle stesse agenzie di rating che non avevano saputo prevedere il crollo dei colossi finanziari americani. Sullo sfondo, come un termometro costante di una situazione a volte incomprensibile, il linguaggio dei mercati borsistici con i suoi alti e bassi.
L. Ci.
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AGENZIE DI RATING -
Sono società private che hanno il compito di dare un giudizio sul merito di credito di Stati sovrani, enti pubblici, aziende private. In altre parole danno un voto alla capacità di questi soggetti di rimborsare i propri debiti. La valutazione dovrebbe servire agli investitori per decidere, di fronte a un prestito offerto sul mercato, quanti rischi sono disposti ad accettare, e dunque ha un effetto diretto sul prezzo dei titoli in questione. Negli ultimi tempi i dubbi sul ruolo delle agenzie sono cresciuti, sia per una serie di giudizi errati (come quello su Lehman Brothers, sia per la loro scarsa trasparenza. Le principali agenzie di rating sono Moody’s Standard & Poor’s, Fitch.
BOND SOVRANI -
Al pari delle imprese private, gli Stati per finanziare le proprie spese emettono obbligazioni, in inglese bond. Rispetto ai corporate bond delle società private, i titoli di Stato dovrebbero essere in linea generale più sicuri. Negli ultimi tempi però le preoccupazioni si sono addensate proprio sul cosiddetto debito sovrano, per la difficoltà di alcuni governi a far fronte ai propri impegni finanziari, divenuti più pesanti anche a seguito della crisi economica e finanziaria. In Europa il termine di paragone per i titoli di Stato è rappresentato dal Bund tedesco: l’affidabilità degli altri si misura sulla differenza, in termini di rendimento, con il titolo emesso dalla Germania, ritenuto sicuro.
DEBITO PUBBLICO -
L’attenzione in queste settimane è tutta sul debito pubblico, ed in particolare quello di alcuni Stati considerati più a rischio. Ma uno degli insegnamenti della crisi iniziata ormai due anni e mezzo fa riguarda proprio la necessità di considerare accanto alle passività degli Stati anche quelle accumulate anche dai privati, famiglie e imprese. Di fatto, in alcuni Paesi anglosassoni il forte indebitamento privato si è trasformato in debito pubblico, perché lo Stato è dovuto intervenire, usando i soldi dei contribuenti, per salvare banche e assicurazioni, a loro volta messe in ginocchio dall’insolvenza delle famiglie: come quelle titolari di mutui subprime, che negli anni della liquidità facile si erano viste offrire finanziamenti senza garanzie poi trasformati dalle stesse banche in titoli.
FONTO MONETARIO -
Il Fondo monetario internazionale è uno degli organismi nati dagli accordi di Bretton Woods, con i quali alla fine della seconda guerra mondiale è stata costruita l’architettura finanziaria mondiale. Il Fondo è suddiviso in quote, dall’entità delle quali dipende il diritto di voto dei vari Stati aderenti. Questo stato di fatto ”fotografa” la situazione di 60 anni fa e dunque assegna un potere fortissimo agli Stati Uniti ed all’Europa, a scapito dei Paesi emergenti. Uno dei compiti principali del Fmi è contrastare gli squilibri delle bilance dei pagamenti e dei cambi. Il Fondo può intervenire con le proprie risorse finanziarie in sostegno dei Paesi membri in difficoltà: in questi casi viene normalmente richiesto, se non imposto, un programma basato sul rigore di bilancio e sulle riforme strutturali del sistema economico.
INSOLVENZA E ILLIQUIDITA’ -
Sul confine di questi due concetti, illiquidità e insolvenza, vertono i ragionamenti relativi all’utilità del sostegno internazionale a favore della Grecia. Per illiquidità si intende l’incapacità temporanea di un soggetto, quindi anche uno Stato, di far fronte ai propri impegni finanziari: l’aiuto serve allora a superare questo periodo e tornare poi verso la normalità. Si ha invece insolvenza quando il debitore non è in grado anche nel medio periodo di pagare, perché la sua situazione è strutturalmente compromessa. In questo caso il rischio è che un’iniezione di risorse fresca possa servire solo a rinviare nel tempo il problema.
OCCUPAZIONE IN FLESSIONE -
Gli economisti definiscono l’occupazione un indicatore ritardato del ciclo economico: vuol dire che gli effetti dell’andamento produttivo sul lavoro si manifestano, in negativo e in positivo, sempre con svariati mesi di ritardo. Quindi anche dopo che il prodotto interno lordo ha ripreso a crescere (come è avvenuto nelle principali economie occidentali) il numero degli occupati continua a calare. Questo avviene perché le aziende attendono prima di ridurre il proprio personale a fonte di una contrazione del fatturato e poi simmetricamente, quando gli ordini ripartono, attendono che la situazioni si consolidi prima di fare nuove assunzioni.
PRESTITO ALLA GRECIA -
Il piano triennale di aiuti alla Grecia ammonta complessivamente a 110 miliardi di euro, di cui circa due terzi (80 miliardi) a carico dei Paesi dell’euro e un terzo (30 miliardi) a carico dell’Fmi. Dieci miliardi saranno destinati a un fondo di stabilizzazione per le banche greche. Per il 2010 è previsto un esborso di 45 miliardi di euro in tre tranche, di cui 30 in prestiti bilaterali dei Paesi euro (ad un tasso del 5%) e 15 in prestiti dell’Fmi (ad un tasso non superiore al 3,26%). La prima tranche, prevista per metà maggio, dovrebbe ammontare ad almeno 8,5 miliardi di euro. L’erogazione degli aiuti è condizionata a una verifica trimestrale di Commissione Ue, Bce e Fmi sullo stato di attuazione del programma di risanamento.
RECESSIONE ECONOMICA -
La peggiore crisi del dopoguerra per il sistema economico mondiale si è manifestata inizialmente come una tempesta finanziaria, che ha travolto banche e altre istituzioni del settore. Ma ben presto lo sconvolgimento si è trasmesso anche all’economia reale, trasformandosi in recessione.Ciò è avvenuto attraverso vari canali. Le banche in difficoltà hanno contratto il credito alle imprese e alle famiglie, togliendo loro capacità di investire e di consumare; lo stesso calo delle quotazioni azionarie ha indotto una riduzione della ricchezza disponibile, soprattutto negli Stati Uniti; in generale il clima di sfiducia e di paura ha condizionato le scelte degli attori economici.
SPECULAZIONE FINANZIARIA -
La speculazione è l’attività di coloro che ritengono di avvantaggiarsi dall’andamento di un mercato (che riguardi azioni, merci o altro ancora) prevedendone in anticipo le tendenze. In questo senso lo speculatore può scommettere sia su rialzi che su ribassi, e dunque guadagnare in qualsiasi fase economica. Chi difende il ruolo della speculazione sostiene che essa non fa che amplificare le tendenze in atto, immettendo una liquidità che favorisce gli scambi; i critici invece puntano il dito in particolare sull’asimmetria per cui gli speculatori disponendo di maggiori informazioni, di massiccia liquidità e di mezzi tecnici possono non solo anticipare ma di fatto condizionare e predeterminare l’andamento dei mercati, stravolgendone il regolare funzionamento.
TASSI D’INTERESSE -
I tassi di interesse quantificano la remunerazione del denaro offerto in prestito da un soggetto ad altri. I bassi tassi di interesse facilitano l’attività economica, rendendo disponibili risorse finanziarie per le imprese, ma allo stesso tempo favoriscono la creazione di ”bolle” (come è avvenuto in anni recenti); al contrario i tassi alti sono un freno per l’economia ma aiutano a tenere sotto controllo la crescita dei prezzi. I tassi ufficiali sono decisi dalle autorità monetarie nei confronti delle banche, e determinano la quantità di liquidità che si immette nel sistema. Esistono poi i tassi di mercato, quelli che si formano nella normale contrattazione (ad esempio l’Euribor adottato delle banche per prestarsi soldi tra di loro); questi tassi di solito tendono ad anticipare l’evoluzione di quelli ufficiali.