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 2010  maggio 10 Lunedì calendario

Suor Giuliana Galli La ricetta segreta di "sorella banca" - Difficile immaginare qualcosa di più lontano di un ritiro spirituale dalla turbolenza nella quale sta navigando la Compagnia di Sanpaolo

Suor Giuliana Galli La ricetta segreta di "sorella banca" - Difficile immaginare qualcosa di più lontano di un ritiro spirituale dalla turbolenza nella quale sta navigando la Compagnia di Sanpaolo. Solo provare a individuarlo sarebbe per chiunque un rompicapo se non fosse che Torino, città di singolari contraddizioni dove tutto può stare con tutto in una convivenza solo apparentemente inspiegabile, riesce a sorprendere anche con questa inedita coincidenza. Certamente casuale come lo sono sovente le coincidenze. Altrimenti si faticherebbe a spiegare come, nei giorni dell’affannosa e pasticciata ricerca di un presidente per il consiglio di gestione della prima banca italiana, suor Giuliana Galli, membro del consiglio di amministrazione della Compagnia di Sanpaolo, sia lontana da questa agitata scena finanziaria, appartata nel silenzio di un ritiro spirituale nelle Valli di Lanzo. Proprio così. Mentre tra Piazza San Carlo e Ca’ de Sass si consuma l’ennesimo scontro tra le due anime di Intesa Sanpaolo, suor Giuliana, prima religiosa italiana approdata in un centro di comando bancario, si trova a Viù, piccolo centro in una valle chiusa dalle Alpi, all’ombra del Rocciamelone e col Moncenisio sull’orizzonte più lontano. Meditazione e riflessione in intimità con Dio, silenzio e preghiera, in un’atmosfera lontana dalle cose terrene. Vi ha trascorso tutta la settimana passata: niente riunioni, niente dichiarazioni, niente giornali o televisione. E nessuna attenzione agli sviluppi della partita bancaria: almeno così si deve immaginare, anche se ciò può risultare difficile a quanti non appartengono al suo mondo e non dispongono delle armi della fede. Il nome di suor Giuliana è iscrivibile nell’albo di quei torinesi che fanno qualcosa che sta fuori dallo spartito della normalità ma lo fanno in maniera del tutto normale. La sua storia sta perfettamente in quella di una città che negli anni è riuscita a tenere assieme alcuni contrari: l’attivismo religioso e quello industriale, l’oratorio e la fabbrica, i salesiani di don Bosco e la Fiat degli Agnelli, il Cottolengo e la Banca Sanpaolo. Nel suo caso con l’additivo di una cultura moderna e una capacità di guardare la realtà senza quelle nevrosi ascetiche che spesso trasformano i religiosi in persone fuori dal mondo. A 74 anni continua a essere un personaggio; non fa nulla per esserlo, ma lo è come molti vorrebbero esserlo senza riuscirci. Quando a 23 anni prende i voti, al padre che le chiede se è attrezzata per una vita di obbedienza, risponde che non lo è se si tratta di esserlo in modo integralista, perché convinta che "c’è sempre la possibilità di discutere": una convinzione che non deve averla abbandonata in questi giorni, nel susseguirsi delle contorsioni dei vertici della Compagnia. Ha una laurea in sociologia e un master in scienza del comportamento conseguito a Miami, in Florida, intorno al 1960. Da sempre vicina al volontariato ha girato il mondo e non solo per missione, avendolo fatto talvolta per interesse, curiosità e attenzione verso le persone bisognose di aiuto. Una realtà alla quale si dedica da oltre mezzo secolo. Prima tappa della sua "carriera", il Cottolengo. Per ventisette anni è alla guida del corpo dei volontari. Non è un lavoro facile e neppure riconducibile alle forme di assistenzialismo spesso strillate dai tifosi del volontariato esibito sotto i riflettori degli eventi mediatici. E’ necessaria una volontà di ferro ma anche una robusta capacità organizzativa: doti che non fanno difetto a suor Giuliana. Negli anni del Cottolengo, tra gli Ottanta e i Novanta del secolo scorso, conosce Cesare Romiti. L’amministratore delegato e poi presidente della Fiat va spesso a trovarla in quell’ospedale, luogo di sofferenza, nel quale stempera le asprezze della fabbrica. E per suor Giuliana ha parole di apprezzamento e di stima. Non è escluso che ammiri anche il suo carattere deciso e la sua capacità di muoversi in un luogo dove la forza d’animo e la pietà cristiana sono importanti ma possono non essere tutto. Alle nuove povertà, quelle create dai fenomeni migratori, suor Giuliana si dedica da una decina di anni attraverso la Onlus Mamre, fondata assieme a Francesca Vallarino Gancia, psicoterapeuta appartenente alla famiglia dei famosi produttori di spumanti. Dopo una gioventù che rischiava di finire dissipata negli agi di una famiglia benestante, Francesca scopre in suor Giuliana la guida spirituale e anche una ragione per fare qualcosa per la quale valga la pena spendere i propri giorni. La Mamre funziona dal 18 ottobre del 2001 sulla collina di Torino. Dai migranti alle vittime della crisi economica, quelli che hanno perduto il lavoro o non ne hanno mai trovato uno, i precari, i cassintegrati, il passo è breve. E suor Giuliana lo fa con lo stesso piglio e lo stesso impegno degli anni del Cottolengo. Poi il Sanpaolo. Ed è la storia di Torino che si ripropone rimandando alla seconda metà del Cinquecento. La Torino nella quale Emanuele Filiberto aveva trasferito la capitale dei territori della Savoia era in condizioni economiche disastrose. In una lettera l’ambasciatore della Serenissima Repubblica di Venezia, Giovanni Correr, descrive un posto ricco di bellezze naturali ma poverissimo: "Ardisco dire che fra il popolo minuto non vi è un quattrino e fra i gentiluomini pochissimi danari per non dire scudi". In questa Torino nel 1563 venne fondata appunto la Compagnia della Catholica Fede sotto l’Invocazione di San Paolo con lo scopo di assistere i poveri raccogliendo elemosine da distribuire poi in forma discreta e anonima: il Monte di Pietà che molti anni più tardi si sarebbe trasformato nell’Istituto Bancario San Paolo. Raccogliere fondi per aiutare chi è nel bisogno. "L’elemosina come restituzione" e non come forma di filantropia "vecchia Torino". Un’idea che rimanda alla decisione del sindaco, Sergio Chiamparino, che nel 2008 propone suor Giuliana come membro di sua nomina nel consiglio di amministrazione della Compagnia. Una scelta nella quale c’è tutta la trasversalità di Torino: un sindaco di sinistra, proveniente dal Pci, che "promuove" una religiosa in un posto di comando da sempre deputato a rappresentanti laici. Non è escluso che questa scelta sia stata influenzata dagli ambienti vicini al volontariato e a certi esponenti della borghesia torinese che di essi fanno parte. Ma è sicuramente una novità, una di quelle mosse inedite che la città della solidarietà, della magia, dell’industria si concede periodicamente, quando avverte l’impulso ricorrente che la spinge ad anticipare, sperimentare, in qualche caso azzardardare per uscire dalle difficoltà o, semplicemente, per il gusto di stupire mostrandosi per quello che nessuno immagina possa essere. "Sorella Banca", come i giornali hanno battezzato suor Giuliana, non è un azzardo esibito. E non soltanto perché tra i signori che siedono nel consiglio della Compagnia lei non si sente in debito di competenza. Di questi signori dichiara di avere "la massima fiducia" comprendendo tra loro, in un eccesso di benevolenza, anche il, presidente Angelo Benessia. Ma sa benissimo, e tiene ad evidenziarlo, che il posto che occupa nella Compagnia lo occupa "per rappresentare le politiche sociali". "Portare aiuto concreto alle persone che soffrono disagi". In fondo sarebbe anche questa la diversa distribuzione delle risorse sul territorio che Chiamparino invoca quando dice che le fondazioni bancarie dovrebbero diversificare ridimensionando le loro partecipazioni in banche che, come nel caso in questione, vede la Compagnia nella posizione di azionista di controllo di Intesa Sanpaolo. Chi ha avuto modo di conoscerla bene, descrive suor Giulian come una persona energica, combattiva, diretta, amante della discussione franca e leale, poco incline alle contorsioni e alle ipocrisie della politica. "Sarebbe stato un grande manager" dice di lei una persona che l’ha frequentata a lungo. In fondo lo è, per quello che ha fatto e per come lo ha fatto. E chissà cosa deve aver pensato veramente in questi giorni di bufera. Inutile chiederglielo: non lo direbbe mai. E non c’entra niente il silenzio del ritiro spirituale. In questi giorni qualcuno ha provato a immaginarla addirittura al posto di Benessia. Se l’idea l’ha sfiorata deve averla messa da parte. "In materia di politiche sociali è una persona che può dare una mano di lusso, ma non ritengo che possa prendere in mano la gestione della Compagnia" dice Chiamparino. E aggiunge: "Non credo che lo abbia mai pensato".