ANTONIO GNOLI, la Repubblica 8/5/2010, 8 maggio 2010
L´ARTISTA E L´ACCUSA
L´affaire Polanski non somiglia all´affaire Dreyfus. E Milan Kundera non è un nuovo Emile Zola, che lancia il suo "j´accuse" contro chi si accanisce a perseguitare il celebre regista polacco. Ma era da un po´ che uno scrittore non tuonava contro il potere giudiziario che impedisce a un artista di esercitare liberamente il proprio talento. Da alcuni mesi, infatti, Polanski è agli arresti domiciliari in uno chalet svizzero. Tramite un´accorata lettera, resa pubblica da questo giornale, ha denunciato la prostrazione in cui versa e l´impossibilità di lavorare. Kundera è sceso in sua difesa con un articolo apparso su Le Monde: so bene, ha detto lo scrittore praghese, cosa significa: «perché l´uomo accusato è sempre in prigione». Il pensiero corre a un paio di anni fa, quando da alcuni documenti saltò fuori che Kundera era stato una spia del regime comunista. Vero? Falso? Non entriamo nel merito di una vicenda che mobilitò, anche in quel caso, vari intellettuali in difesa dello scrittore. Colpisce tuttavia la singolare circostanza che qualcosa di oscuro arriva per entrambi da un passato molto lontano. Non è facile convivere con un incubo. E non c´è romanzo o film che possa esorcizzarlo. Al più lo si può raccontare, come fecero Poe e Kafka, tra gli altri.