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 2010  maggio 08 Sabato calendario

GRATTA, VINCI E MENA GUERRA PER LA CONQUISTA DEI GIOCHI - A

Palio di Siena i fantini durante la corsa si possono picchiare, frustare, insultare. tutto permesso, o quasi, e forse proprio questa furia medieval-pagana affascina i contradaioli e coinvolge i turisti che da mezzo mondo vanno a godersi lo spettacolo. Nella gara per il Gratta e vinci, invece, in teoria le scorrettezze non sarebbero consentite e neanche sono belle a vedersi, ma i contendenti che entro le 22 di lunedì 10 maggio dovranno presentare le offerte, se le stanno dando ugualmente di santa ragione. L’arbitro, i Monopoli di Stato, assiste allibito allo scontro senza intimare il break. E non si capisce se si astenga perché non si aspettava una furia del genere o perché la faccenda si è così incarognita che é sfuggita di mano. Di fatto non si vedevano da tempo in una gara pubblica tanto accanimento e tanti colpi bassi. I CONCORRENTI. dall’au - tunno dell’anno passato che i due concorrenti principali, Lot tomatica e Sisal, alla quale da ultimo si stanno affiancando tra gli altri, Poste e Mediaset (che si è poi ritirata all’ultimo momento), si accapigliano con alterne fortune nelle aule dei tribunali, dal Tar del Lazio al Consiglio di Stato. E quando hanno finito nelle aule, passano ad altro; da ultimo sono arrivati alle mani (metaforicamente parlando). Siccome per il successo con i Gratta e vinci, volgarmente conosciuti come i ”grattin ”, fondamentale è la rete di vendita e siccome quella Lottomatica è estremamente capillare e rodata, frutto di anni di gestione del concorso in beata solitudine, la Sisal è passata al contrattacco proprio sul terreno della commercializzazione addirittura prima di aver formalizzato la sua offerta per la gara. Ha inviato una perentoria lettera-circolare a tutti i venditori (tabaccai, edicolanti, baristi) invitandoli a non firmare o rinnovare contratti con altri concessionari (cioè Lottomatica) annunciando la visita del responsabile di zona Sisal, latore di ”un’imbattibile offerta”. Lottomatica ha risposto per le rime dichiarando ”stupore e perplessità” e annunciando azioni per ”arginare e bloccare condotte scorrette”. Insomma, una rissa, accompagnata da una nutrito lavorio di lobby dietro le quinte. I GUADAGNI. La prima spiegazione di tanta foga è, come si dice in questi casi, che la posta in palio è alta: 32 miliardi di euro raccolti in 5 anni, 17 milioni di giocatori in media in base ai dati 2009, 370 milioni di guadagni all’anno, ottenuti dalla riscossione dell’aggio di circa il 4 per cento riconosciuto al gestore del gioco sulla base di circa 9 miliardi e mezzo di incassi ottenuti con la vendita di 580 milioni di ”grattini”. In altre parole, un business gigantesco e abbastanza tranquillo, oltretutto in crescita un anno via l’altro . La seconda spiegazione è che Lottomatica e Sisal sono in competizione su tutto e dopo essersi guardate in cagnesco per anni, con il Gratta e vinci hanno l’op - portunità di misurarsi direttamente sul ring. Entrambe sono società gigantesche; Lottomatica nel 2009 ha raccolto la bellezza di 23,4 miliardi di dollari di giocate, Sisal 7. Il giro d’affari delle due aziende è superiore all’intera cifra giocata in Sud America, dove pure la propensione per lotterie e affini è altissima, più l’Australia, più tutto il continente africano. Inevitabile che tra i due colossi, costretti a confrontarsi nel recinto italiano, i rapporti prima o poi degnerass e ro . La terza spiegazione è che per il Gratta e vinci si stanno alleando con Sisal aziende pubbliche e private di prima grandezza. Tra le private ci sono Mediaset di Silvio Berlusconi (ritirata all’ulti - mo minuto), Gioco Digitale, specializzati nel settore del poker on-line e Adria . Nel settore pubblico scendono in campo le Poste di Massimo Sarmi, sempre più decise a prendere il largo rispetto alla ragione sociale originaria della consegna delle lettere e per conquistare i ”grattini” disposte a sfidare le critiche di chi ritiene che non sia proprio trasparente che un’azienda pubblica di proprietà del ministero dell’Economia rivendichi una concessione offerta proprio dallo stesso ministero. E per di più in caso di vittoria tiri fuori soldi pubblici per il pagamento della stessa concessione, in una specie di gigantesca partita di giro a discapito delle casse statali. Lottomatica, inoltre, è controllata dalla De Agostini guidata da Lorenzo Pellicioli, manager accreditato di simpatie pidiessine. L’altra cordata, invece, anche per la presenza di Poste e di Mediaset (annunciata fino all’ ulti - mo e poi evaporata) avrebbe una collocazione governativa. E così la contrapposizione totale tra Lottomatica e Sisal si arricchisce perfino di coloriture partitiche. LA RISSA. Con queste premesse non poteva essere che guerra. E come tutte le grandi guerre, anche questa ha i suoi prodromi. Risalgono a nove mesi fa e a un atto parlamentare alla prima occhiata distante mille miglia dal settore dei giochi e dalle sue beghe, il decreto anticrisi dell’agosto 2009. A ben vedere un filo di congiunzione con le attività ludiche in quella norma c’è: il governo aveva bisogno di soldi e da anni sa che il modo più facile per raccattarli è andare a mettere le mani nelle tasche dei giocatori. Siccome stava scadendo la concessione per il Gratta e vinci, fino ad allora appannaggio di Lottomatica, il ministro Tremonti decise di indire una gara per consegnare la gestione del popolarissimo gioco eventualmente alla stessa Lottomatica ed anche ad altri se avessero avuto i requisiti, la voglia e soprattutto i soldi: 800 milioni di euro in totale per il pagamento della concessione, quattrini che poi, inevitabilmente, sarebbero stati pagati in ultima istanza dai giocatori. A dispetto di tutte le previsioni, alla scadenza dei termini per la presentazione delle buste, si presenta solo Lottomatica, la quale d’improvviso si trova di fronte all’onere imprevisto di dover sborsare da sola e sull’unghia tutti gli 800 milioni richiesti. Una tombola. Dopo qualche attimo di smarrimento decide di far fronte all’impegno varando un aumento di capitale ad hoc. Ma la Sisal fa ricorso, dice di aver disertato la gara non perché il Gratta e vinci non le interessi, anzi, ma perché il bando sarebbe stato cucito dai Monopoli addosso alle esigenze della concorrente. A metà di novembre il Tar del Lazio annulla la gara, il Tesoro non può passare all’incasso dei quattrini che aveva già appostato in bilancio e si ricomincia daccapo. Quattro mesi dopo ennesima puntata della lunga storia, il Consiglio di Stato ribalta la sentenza del Tar, ma impone che si rifaccia la gara. I concorrenti si allineano ai nastri di partenza. E ricominciano a darsele di santa ragione. Tutti i giorni, con foga, fino ad oggi.