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 2010  maggio 08 Sabato calendario

UNA REGINA E DUE PREMIER ELISABETTA ATTENDE A WINDSOR LA SOLUZIONE DEL REBUS

Via il cappellino, su l’elmetto: dal castello di Windsor la regina tiene pronto l’elicottero per Buckingham Palace, caso mai ci fossero le condizioni per affidare l’incarico. Un motivo d’orgoglio o una seccatura? Al telefono dalla «trincea» di Londra la tiene aggiornata il segretario personale Christopher Geidt, 50 anni, che segue le trattative tra i politici: «La sua esperienza balcanica adesso potrebbe tornare utile», titola il conservatore Daily Telegraph. Addirittura. Geidt ha lavorato a Sarajevo nella forza di pace (suo zio, Lord Neill, guidava la commissione sulla condotta dei pubblici ufficiali che ordinò a Tony Blair di restituire un milione di sterline ricevute da Bernie Ecclestone).
Adesso Christopher è in missione per conto della Corona. Primo, dare un governo al Paese. Secondo, evitare trappoloni. Anche per una sovrana che ha «battezzato» 11 primi ministri (da Churchill a Brown), che ha incassato le frecciate della Thatcher («la regina potrebbe votare socialista») e le lezioni mediatiche di Blair quando morì Diana (lei si vendicò in privato nel 2007 definendosi «esasperata e frustrata» dalle politiche di Tony), anche per una veterana di tale schiatta che è salita al trono nel 1952 e punta al record di longevità coronata (nel 2015 sorpasserà Vittoria) questa crisi è più scivolosa di altre.
Due anni fa, al banchetto in onore di Sarkozy e Carla, sul punto di sedersi a tavola Gordon Brown era sparito. «Abbiamo perso il primo ministro in un momento cruciale» disse beffarda. Adesso di potenziali premier al tavolo ce ne sono troppi, con la pressione dei mercati e i giornali di Murdoch alle costole: Brown arroccato a Downing Street, Cameron lancia in resta, Clegg kingmaker. E al di sopra delle parti Her Majesty, con il rischio di essere tirata nella mischia, accusata di parzialità. Certo non spetta alla sovrana scegliere il premier. Ma lei è l’unica che può affidare l’incarico. Di solito sono gli elettori con un voto chiaro’ o l’accordo tra i politici’ a suggerire il nome. Ma cosa accade’ si chiede cupo il royal watcher della Bbc Nicholas Witchell’ se questo accordo non c’è? «Accade che si entra in un territorio difficile».
Un territorio già esplorato, sia pure 36 anni fa: un venerdì del 1974 la Gran Bretagna si svegliò con un Parlamento bloccato, senza una maggioranza assoluta. Un altro hung parliament. Il premier sconfitto, il conservatore Edward Heath, anziché dimettersi come prassi chiese alla regina tempo per tentare un’alleanza con i liberali. Elisabetta tornava quel giorno dall’Australia. Saggia (o stanca per il viaggio) accettò. I laburisti, primi alle urne, non fiatarono (anche perché sospettavano a ragione che l’accordo sarebbe fallito). Il lunedì Heath rassegnò le dimissioni e la regina chiamò a palazzo Harold Wilson, che guidò (per pochi mesi) un governo di minoranza.
Anche stavolta tra il voto e il governo c’è di mezzo un weekend supplementare. stata la regina a invitare alla calma, facendo sapere nella notte elettorale che non avrebbe ricevuto nessuno prima dell’una di ieri pomeriggio. Nei giorni precedenti David Cameron, a chi gli faceva notare che per convenzione prima di chiedere l’incarico doveva aspettare le (eventuali) dimissioni di Brown, aveva detto: «Ci sono le convenzioni e c’è la pratica, e non sempre coincidono». Parole di insofferenza o forse di avvertimento, secondo alcuni commentatori, indirizzate anche verso Buckingham Palace. Ma lo storico Peter Hennessy, che insegna alla University of London, ha redarguito Cameron in tv: «Non si mette pressione alla nonna di Buckingham Palace».
In teoria c’è tempo fino al 25 maggio, quando con il suo discorso aprirà il nuovo Parlamento. Ma «la nonna» sa che non si può tardare troppo. L’accuserebbero di fare il gioco di Brown (lei che quando scoppiò la crisi economica avrebbe detto: «Perché non se n’è accorto nessuno?»). E allora avanti, con giudizio. Parla con il fidato Geidt, chiama a rapporto i costituzionalisti. Aspetta. E forse la sera (come nel fim The Queen) commenta scuotendo la testa con il marito Filippo, 88 anni, che non l’ascolta e ha una caviglia malconcia: a Windsor guidando una carrozza è andato contro un albero.
Michele Farina