Giovanni Stringa, Corriere della Sera 08/05/2010, 8 maggio 2010
LE BANCHE TORNANO A NON FIDARSI L’UNA DELL’ALTRA
La liquidità c’è, ma sta alla finestra. «C’è molta liquidità in circolazione, per esempio nelle mani di chi ha venduto in questi giorni, ma è ferma nei conti correnti, in attesa di vedere che cosa succederà». Così Angelo Drusiani, esperto di reddito fisso per Banca Albertini Syz, spiega la situazione sul mercato ieri. Una giornata calda, che tra i vari appuntamenti ha visto anche la Bce organizzare una serie di «conference call» con le banche commerciali per fare il punto sul mercato monetario. Dove, secondo alcuni analisti, gli istituti sembrano oggi fidarsi meno, rispetto a poco tempo fa, gli uni degli altri. Con i costi interbancari in generale in crescita a livelli che non si vedevano da un anno circa, secondo il Wall Street Journal.
Ieri, sul mercato monetario (e del reddito fisso) e non solo su quello borsistico, la tensione si faceva sentire chiaramente. Per esempio guardando a Londra: la variazione tra il rendimento dei titoli di Stato decennali britannici e tedeschi ha raggiunto i massimi dal 1999. Che è, in qualche modo, un segno di sfiducia verso le casse di Sua Maestà: chi compra bond vuole rendimenti più alti.
Anche il mercato interbancario, la «piazza» dove le banche ogni giorno si incontrano e si prestano soldi, ha avuto ieri qualcosa da raccontare. Qui scorre la linfa che poi si trasforma in credito alle imprese, occupazione, consumi e crescita. Ieri il tasso interbancario a due anni valeva circa un punto e mezzo in meno dei Btp alla stessa scadenza: è quanto spiega Giuliano Cesareo, presidente di Augustum Sim. In altre parole, continua Cesareo, lo Stato italiano è costretto a pagare un punto e mezzo in più del tasso a cui le banche si prestano denaro fra di loro.
E tutto questo anche se ieri l’Euribor a tre mesi è continuato a salire, a 0,682%, ai massimi da quasi 4 mesi (restando comunque a livelli storicamente molto bassi). Allargando così il «gap» con il tasso overnight Eonia, sceso allo 0,423%. Mentre sul fronte «corporate», riportano alcuni analisti, sono cresciuti i differenziali delle obbligazioni societarie sul benchmark di riferimento: un segnale che i mercati si fidano meno.
E l’euro? Ieri ha chiuso in leggera ripresa a 1,27 con il dollaro. Tanto che c’è chi parla, tenuto conto della situazione, di una «straordinaria forza» della moneta unica. E’ il banchiere Antonio Foglia,
consigliere d’amministrazione della Banca del Ceresio. Da fine marzo a oggi, spiega Foglia, il rendimento del titolo decennale greco è schizzato dal 6% al 12,5%, mentre l’euro è sì sceso, ma da 1,35 a 1,27.
Intanto sui mercati, al di là dell’andamento di azionario e monetario, resta il fatto che i fondi depositati dagli istituti di credito presso la Bce si sono confermati in settimana «assai sostenuti», spiega un analista. Per i depositi overnight si è parlato di somme intorno ai 300 miliardi. Bisogna ora vedere se rimarranno «congelate» o alimenteranno l’economia.
Giovanni Stringa