MARIA CORBI, La Stampa 7/5/2010, pagina 17, 7 maggio 2010
IL SOMMESSO RITORNO DI LADY MASTELLA
Il tempo è grigio, l’umore ancora di più. Grigio. Così, senza sfumature di colore se non fosse per quei palloncini rossi incrociati a forma di cuore davanti alla sua villa, benvenuto delle donne beneventane, si può dipingere il ritorno di Sandra Lonardo Mastella nella sua Ceppaloni. Libera, dopo che è stato revocato il divieto di dimora, in Campania disposto nell’ambito dell’inchiesta sull’Arpac, ma non felice. «Contenta? Di cosa? Sono stati sette mesi di inferno...».
E’ pomeriggio, a casa la fidata tata Amel la attende. C’è anche Sasha, la figlia adottiva, arrivata quando aveva 9 anni dalla Bielorussia. E la madre. Clemente è a Bruxelles, i ragazzi al lavoro. Non c’è il solito movimento, anche la cucina supertecnologica tace. Non si prevedono cene di festeggiamento. Arrivano le amiche di Sandra, quelle che in questi mesi anche con i pullman sono andate a Roma a trovare la loro leader in esilio forzato. Ma non si accalca nessuna folla in via Lizzi, alla porta di questa villa che si affaccia sulla campagna sannita, la Southfork di Ceppaloni come la chiama chi ha la memoria degli anni ”80 e di Dallas, con la piscina a forma di conchiglia (o di cozza) E chi gli vuole male, come quel biografo non autorizzato che ha venduto una biografia di Clemente Mastella nelle edicole della provincia, li vede come Jr-Clemente e Sue Ellen-Sandra. Ma non è il momento.
Sandra Lonardo ha perso tutta la sua ironia e quando le parli capisci che è depressa e anche molto, molto arrabbiata. «Voglio aspettare a parlare, in fondo ho detto tutto, aspetto solo di tornare in Consiglio, alla prima seduta, un impegno che ho preso con gli elettori che mi hanno sostenuta in questi mesi nonostante tutto. Non mi sento bene, mi scusi. Lo sa che mi hanno operata?». L’operazione risale a pochi giorni fa, in seguito a un malessere, una circostanza che il suo assistente Alberto Borrelli definì «un altro caso Tortora».
Non si aspettava queste cinquanta amiche in attesa, Sandra Mastella, e quando le vede si commuove. Parla Teresa Paola Marrone, segretaria provinciale delle donne Udeur e motore dei «comitati per Sandra» in questi mesi. «Lei non ci aveva detto che sarebbe tornata oggi, voleva stare tranquilla, ma non potevamo mancare. Io le sono grata, mi ha conosciuto che ero una persona semplice, del territorio, e mi ha dato fiducia. Oggi le dico: resisti».
Le amiche di Sandra, le Ceppaloni’s girls come le chiama qualcuno, raccontano di quanto sia stato duro per lei passare questi mesi lontana dalla sua casa,sempre e solo davanti a un computer. «In questi mesi sono diventata esperta, comunico con Facebook, con il mio sito, è stato un bene, altrimenti sarei impazzita», dice la Lonardo. «La gente non mi ha dimenticato». Quando è arrivata a Benevento prima di Pasqua con il «permesso elettorale», il traffico si è fermato. E anche ieri Ceppaloni era in fermento. Un’altra pagina da scrivere per il suo libro iniziato il giorno del suo arresto quando dal Tg di Sky apprende la notizia.
Oggi c’è solo il tempo di una visita al cimitero, a piedi, nonostante il tempo, una consuetudine di tutti i momenti speciali, peggiori o migliori che siano. La politica può attendere. La giustizia no e il 24 maggio ci sarà la prima udienza (dopo un rinvio) del processo in cui la Lonardo è imputata per tentata concussione ai danni del direttore dell’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, il quale si sarebbe rifiutato di dare incarichi a primari e dirigenti vicini all’Udeur (e di lui Sandra intercettata disse: «Allora, per quanto mi riguarda lui è un uomo morto»). «Circostanza impossibile», spiega l’avvocato della Lonardo, Severino Nappi, «in quanto non c’erano concorsi e quindi la mia assistita avrebbe fatto una richiesta sapendo che non era possibile esaudirla. Assurdo». E intanto Sandra si prepara al gran rientro in Consiglio la prossimo settimana. Con il tifo delle Ceppaloni’s girls.