varie, 7 maggio 2010
SCHEDA INTESA SAN PAOLO
Chi sono gli azionisti di Intesa Sanpaolo: Compagnia di San Paolo 9,9%, Credit Agricole 5,5%, Generali 5%, Cariplo 4,7%, Carlo Tassara 4,6%, CaPaRo 4,2%, CariFirenze 3,4%, Blackrock 3%, CariBo 2,7%
Il duale. In Intesa Sanpaolo c’è il sistema di governance duale. Significa che i compiti di controllo e di indirizzo sono separati da quelli dell’amministrazione. Il controllo e l’indirizzo spettano al consiglio di vigilanza, l’amministrazione al consiglio di gestione.
L’assemblea dei soci vota per il consiglio di sorveglianza. Il presidente, i due vicepresidenti e altri due membri del consiglio di sorveglianza (scelti dal consiglio stesso) fanno parte del comitato nomine, incaricato di proporre al voto del consiglio di sorveglianza i nomi dei membri del consiglio di gestione.
Il comitato nomine ha formalmente completa indipendenza nella sua scelta. Ma, per una convenzione non scritta, la scelta del presidente del consiglio di gestione spetta alla Compagnia di San Paolo.
La decisione, quest’anno, è stata presa nella riunione della Compagnia del 14 aprile scorso. I 7 membri del consiglio esecutivo della Compagnia hanno prima votato la non ricandidatura di Enrico Salza, considerato da Benessia troppo ”milanese”. Quindi si sono divisi sulla scelta del nome da proporre: il presidente Benessia voleva candidare solo Domenico Siniscalco (appoggiato da Chiamparino, Cota, Tremonti) mentre un altro gruppo (capitanato dalla vicepresidente Elsa Fornero, professoressa di Economia a Torino, nonché moglie di Mario Deaglio) insiste per candidare anche Andrea Beltratti, professore della Bocconi senza connotazioni politiche chiare (per quanto considerato di sinistra).
Scoppia la polemica pochi giorni dopo. Chiamparino si fa intervistare da Repubblica, per dire che lui avrebbe anche spinto per ricandidare Salza, in cambio, però, del superamento del sistema duale fra un anno e mezzo. Il presidente dell’unico cda di Intesa Sanpaolo, per Chiamparino, a quel punto sarebbe dovuto essere torinese, ma non Salza, «che si è sdraiato sulle posizioni dei milanesi». Ma Guzzetti (della Cariplo) nella versione di Chiamparino avrebbe ostacolato questa soluzione. Per questo la scelta sarebbe ricaduta di Siniscalco, «senza dubbio il candidato giusto per un atterraggio non sconveniente per Torino»
Guzzetti legge l’intervista si infuria. Fa pubblicare alle agenzie un comunicato durissimo: «Sono indignato, ho letto con stupore, sconcerto e sorpresa le dichiarazioni di Chiamparino. La ricostruzione dei fatti da lui proposta, che ha tutto il significato di un’excusatio non petita, evidenzia il tentativo di sfuggire, maldestramente, alla responsabilità delle scelte e degli accordi da lui promossi e/o assunti». Per Guzzetti l’esclusione di Salza è figlia solo di «intrighi torinesi».
A quel punto iniziano giorni ad alta tensione. Con al centro Benessia, accusato di avere gestito la scelta del candidato senza nessuna trasparenza e in maniera molto incauta. In particolare Bruno Manghi, all’interno del consiglio generale della Compagnia, annuncia le sue dimissioni parlando di «accanimento maniacale contro Salza», di «assenza di pluralismo», di «decisioni prese nei salotti».
Il massimo dello scontro arriva alla vigilia dell’assemblea. Il 29 aprile il Corriere pubblica i verbali dell’assemblea del 14 aprile: risulta che Benessia avesse voluto candidare solo lui, ma gli altri membri del Consiglio gli hanno imposto anche il nome di Beltratti, che alla fine ha avuto 6 voti su 7 (Siniscalco 5 su 7). Chi si è sempre astenuto dal voto e Luca Remmert, vicepresidente della Compagnia (anche zio di Carla Bruni) che critica la strategia scelta. Letti i verbali Siniscalco si ritira, in polemica con Benessia e la Compagnia. Ringrazia Chiamparino ma dice: «Non si fanno giochi di pollaio sulla prima banca del Paese».
L’unico candidato da quel momento resta Beltratti, che incassa il sostegno della Compagnia.
Il 30 aprile, l’assemblea degli azionisti di Intesa ha votato i 19 membri del consiglio di sorveglianza: 10 candidati dalla Compagnia di San Paolo e Fondazione Cariplo (Giovanni Bazoli, Elsa Fornero, Franco Dalla Sega, Pietro Garibaldi, Ferdinando Targetti, Giulio Stefano Lubatti, Livio Torio, Fabio Pasquini, Gianluca Ferrero, Marco Spadacini), 4 per la lista di minoranza presentata da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Ente Cassa di Risparmio di Firenze e Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna (Mario Bertolissi, Riccardo Varaldo, Gianguido Sacchi Morsiani, Gianni Marchesini), 2 per la lista presentata da Generali: (Gianluca Ponzellini e Luigi Arturo Bianchi), 2 per la lista dei fondi di investimento: (Rosalba Casiraghi e Marco Mangiagalli), 1 per quella di Crédit Agricole (Jean-Paul Fitoussi).
Bazoli è presidente, la Fornero e Bertolissi (di Cariparo) i suoi vice. Con loro nel comitato nomine ci sono i consiglieri Pietro Garibaldi (Compagnia) e Riccardo Varaldo (Cariparo). Al primo vertice, mercoledì, Garibaldi ha chiesto se esiste un «patto tacito» tra Compagnia e Cariplo, che avevano indicato a Bazoli il nome di Beltratti come presidente. La riunione si è conclusa senza arrivare a una soluzione, ma sembra che il caso sia già rientrato e che Beltratti possa avere la nomina assicurata, anche se resiste la possibilità di una conferma di Salza, molto appoggiato da Bazoli.
Nel frattempo alla Compagnia di San Paolo 11 (ma all’inizio erano 13) dei 21 membri del consiglio generale hanno scritto una lettera in cui chiedono una rapida verifica della fiducia di cui gode il presidente Benessia. Probabilmente gli ritireranno il mandato nella riunione del 10 maggio (sarebbe dovuta avvenire il 19, ma lui ha accettato di anticiparla), appuntamento durante il quale potrebbe essere lui stesso a dimettersi prima del voto. Ma sarà troppo tardi, perché quel giorno Intesa avrà già un nuovo presidente del consiglio di gestione.