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 2010  maggio 06 Giovedì calendario

CNN-CBS, PIANO DI FUSIONE GIORNALISTICA - NEW YORK

Mentre la società del Washington Post ha messo in vendita Newsweek, il secondo settimanale americano dopo Time che è stato colpito duramente dalla crisi dell´editoria, la Cnn e la Cbs hanno avviato dei negoziati per mettere insieme le loro forze giornalistiche. «E´ del tutto possibile raggiungere un accordo entro dodici mesi», ha dichiarato ieri Jeff Bewkes, chief executive del gruppo Time Warner, che controlla la Cnn, confermando così alcune indiscrezioni pubblicate dal New York Times. Fino a poco tempo fa la Cnn, prima rete televisiva a trasmettere informazioni 24 ore al giorno, sembrava avere un potere incontrastato. Ma alcuni errori manageriali, la concorrenza agguerrita delle altre reti e la polarizzazione del clima politico negli Stati Uniti hanno portato a un rapido declassamento del network fondato da Ted Turner. E i ratings del suo giornalista di punta, Anderson Cooper, sono scesi del 30% ad aprile.
Anche la Cbs non è più quella dei tempi di Walter Cronkite, l´anchorman forse più famoso della storia della televisione: gli ascolti del suo telegiornale condotto da Katie Couric sono più bassi di quelli della Nbc e della Abc. Così, nella speranza di riguadagnare il terreno perduto e soprattutto di ridurre i costi di produzione, le due reti sperano di arrivare a una fusione delle infrastrutture giornalistiche, in particolare per le operazioni all´estero che sono tra le più dispendiose. I negoziati in corso faranno leva sui legami e sui corteggiamenti che ci sono già stati nel passato tra i due gruppi. Lo stesso Cooper collabora con il celebre programma settimanale di informazione giornalistica della Cbs «60 minutes». Lo stesso aveva fatto nel passato un´altra famosa inviata della Cnn, Christiane Amanpour. E le due reti hanno già raggiunto accordo per gestire i diritti del campionato americano di basket.
Per Newsweek la situazione è ancora più drammatica. «Dopo le perdite che si sono accumulate tra il 2007 e il 2009», ha detto ieri Donald Graham, presidente del gruppo ed esponente della famiglia che lo controlla, «e nonostante gli sforzi eroici del management e dei giornalisti, perderemo ancora dei soldi nel 2010». La rivista ha già cambiato più volte direttore, ha licenziato molti giornalisti e rivisto il modello editoriale senza ottenere effetti positivi sui bilanci. Di qui, la decisione di Graham di "esplorare altre strade". Quali? Prima di tutto la vendita: il Washington Post ha già assoldato la banca d´affari Allen & Company per trovare un acquirente.