Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  maggio 06 Giovedì calendario

LO ZELIG DEI POVERI DI CARLO CONTI

Dopo 15 anni, anche l’aria più fresca comincia a diventare viziata, insalubre, mefitica. Nel 1995 su Canale 10 e poi su VideoMusic c’era un varietà che si chiamava «Aria fresca», condotto da un certo Carlo Conti, dove si esibivano giovani comici come Giorgio Panariello, Emanuela Aureli, Massimo Ceccherini, Cristiano Militello, Lucio Caizzi e tanti altri. Non contento dei danni fatti allora, Carlo Conti si ripresenta con qualcosa di simile, «Voglia di aria fresca», scritto dal medesimo e da Paolo Beldì, Leopoldo Siano, Emanuele Giovannini, Gaetano Gennai e David Lubrano e coprodotto da Bibi Ballandi (Raiuno, martedì, ore 21, 10).
I varietà non si chiamano più varietà ma cercano rifugio nelle spire della parola magica: format. Pazienza poi se lo show, una sfilata di comici più o meno bravi, assomiglia amille altri, da «Zelig» a «Colorado», passando per tutte le comicità a buon mercato. «Aria fresca» diventa così un titolo antifrastico: esprime esattamente il contrario del suo significato, essendo il trionfo assoluto del già visto, del già sentito.
Con un’aria da «Zelig dei poveri», ecco sfilare Maurizio Battista, Anna Maria Barbera, sul divano di «Parla cu’mmia» (un cinepanettone per una sconsolazione eterna), i racconti da immigrato di Franco Neri, i servizi giornalistici di Toni Sciacallo (Sergio Friscia), i cruciverba di Claudio Batta, la coppia Battaglia e Miseferi, il duo Bianchi e Pulci (ex Cavalli marci), fino alle «nuovissime»” imitazioni di Gabriella Germani e Manlio Donvì. Per non parlare di una novità assoluta come il «Tarcisio» di Max Pisu, che nemmeno più all’oratorio.
Naturalmente il programma è lo specchio (ustorio) di Carlo Conti, rappresenta quella medietà professionale che piace tanto ai vertici Rai e il cui acme di novità consiste nell’invitare Nino Frassica in veste di disturbatore. Conti è l’immagine della nuova originalità televisiva: felice d’essere arrivato senza mai essere partito.
Aldo Grasso