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 2010  maggio 06 Giovedì calendario

QUEI CORPI DI LAVORATORI INNOCENTI

«Siamo sull’orlo dell’abisso», dice con voce accorata il presidente della repubblica Karolos Papoulias. I cadaveri di due donne (una era incinta) e di un uomo, giovani e incolpevoli impiegati di banca, pesano sulla coscienza della crisi.
’ L’autore di «Z, l’orgia del potere» è provato e costernato. Al termine di una giornata triste e angosciante, Vassili Vassilikos s’interroga su una tragedia dove non vi sono né «l’orgia» né «il potere», ma vi è soltanto l’immagine cruda di una Grecia arrabbiata e depressa, che ha perso la bussola.
Dov’era quando si è consumata la tragedia?
«Ero in centro, e fino a pochi minuti prima partecipavo alla manifestazione pacifica promossa dai sindacati. Poi mi sono dovuto allontanare e dopo poco ho saputo. Sono abbattuto e confuso. Mi pare tutto terribilmente assurdo».
Ma lei è d’accordo con i manifestanti?
«Vede, un conto sono i manifestanti, ed io con loro, che accettano come ineluttabili i sacrifici, ma chiedono che almeno un colpevole finisca in prigione, e che anche i benestanti conoscano i morsi della crisi. Che insomma non debbano pagare soltanto quelli che finora guadagnavano mille euro al mese, e da oggi se ne ritrovano in tasca ottocento».
Sa dirmi qual è il punto da cui tutto ha avuto origine?
«Mi sarebbe facile tornare all’inizio degli anni 90, a Maastricht, a parametri ambiziosi e irrealistici, che accostavano i Paesi più forti, come la Germania, a Paesi deboli. Forse la mia Grecia era la più debole di tutti, ma nessuno voleva pensarci. Poi sono arrivate le Olimpiadi del 2004, dove erano in gioco il prestigio del Paese e il desiderio di mostrare, con un esempio moderno, la grandezza del nostro passato. Ci siamo riusciti, ma a quale prezzo! Un ministro mi disse che ci sarebbero voluti dieci anni per ripianare quei debiti. Non gli credetti, ma aveva ragione».
Tutta colpa delle Olimpiadi, allora?
«No, no, ma nel frattempo aveva vinto le elezioni il centro-destra di Nuova Democrazia. Il leader, Kostas Karamanlis, è persona seria, ma forse quello di capo del governo non era il suo mestiere. I suoi 5 anni emezzo al vertice dell’esecutivo mi paiono quelli del dolce far niente».
Quindi, Karamanlis sapeva che erano state date cifre false a Bruxelles.
«Ovviamente. Ma credo lo sapesse anche George Papandreou, leader del Pasok, che a ottobre vinse con il 60 per cento dei seggi conquistati».
Non mi dirà che ha colpe Papandreou?
«No, chiaramente. La sua unica colpa è di non aver parlato per troppo tempo, almeno 4 mesi».
Pensa che, alla fine, la Grecia accetterà i sacrifici? «Sì, con quelle condizioni però». E se il Paese non ce l’avesse fatta e fosse stato costretto a tornare alla dracma?
«Guai al mondo. Una catastrofe! Avremmo perso tutto».
Non teme che le violenze possano allargarsi, coinvolgendo una parte più importante della popolazione?
«Assolutamente no. Lei sa bene che quei violenti a volto coperto sono centocinquanta, forse duecento, non arrivano mai a trecento. Fino a oggi (ieri, ndr) hanno colpito senza uccidere. Ora hanno ucciso. Non sarà più come prima».
Intende dire che queste morti serviranno di lezione, un monito al Paese a compattarsi?
«Sì, lo vorrei, la Grecia lo merita».
Antonio Ferrari