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 2010  maggio 06 Giovedì calendario

IL FEDERALISMO ENTRA NEL VIVO: ENTRO GIUGNO I COSTI DELLA RIFORMA

ROMA Il federalismo? Mai come in questo caso passare dalle parole ai fatti costerà molto sudore. La tabella di marcia fissata dalla legge delega (la numero 42) approvata nel 2009 fissa tempi dilatati al 2016 per il rodaggio del nuovo sistema e si articola addirittura su una ventina di deleghe e questo la dice lunga su complessità e delicatezza della materia.
E infatti finora il governo, ed in particolare il titolare di fatto della materia ovvero il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, esponente di spicco della Lega Nord, si è mosso come se si trovasse in una cristalleria. Nelle prossime settimane si vedrà se i nuovi rapporti di forza all’interno della maggioranza determinati dal successo leghista alle Regionali e la presenza di due governatori della Lega (Cota e Zaia) nella conferenza Stato-Regione (organo decisivo per la gestione della materia) determineranno una diversa tabella di marcia.
Intanto è già ”operativo” il primo banco di prova: il federalismo demaniale, ovvero il passaggio a regioni, province, comuni e città metropolitane di spiagge, porti, caserme, miniere, mini-aeroporti, terreni e altri beni immobili di proprietà dello Stato. Questo segmento del federalismo fiscale è stato tracciato dal primo schema di decreto attuativo dalla legge 42. A questo decreto ne dovranno seguire altri 18. Nell’indifferenza generale il primo spezzone di federalismo è stato presentato dal governo il 17 dicembre e dal 18 marzo è all’esame della Commissione parlamentare bicamerale che - dopo aver ascoltato tutte le parti coinvolte, Corte dei Conti compresa - dovrà produrre le sue osservazioni entro il 18 maggio. Il decreto poi dovrà tornare a Palazzo Chigi che varerà il testo definitivo entro il 21 maggio.
Il federalismo demaniale è solo un antipasto di una scorpacciata di decreti. Si comincerà ad entrare nel vivo della materia ai primi di giugno quando il governo prevede di varare due schemi di decreto decisivi: quello sui costi standard dei servizi e quello sul calcolo del fabbisogno delle regioni. Sulla carta l’obiettivo è chiaro: entro il 2016 le Regioni dovranno calcolare entrate e spese in modo ”autonomo”.
In particolare lo schema sui costi standard dei servizi è essenziale: in pratica stabilirà di quanti soldi avranno bisogno le singole Regioni per offrire sanità e trasporti accettabili ai loro abitanti. Le Regioni più povere che non riusciranno a coprire i costi minimi avranno diritto ad un aiuto (i tecnici la chiamano perequazione) da parte di quelle più ricche.
Ma quale sarà l’altezza dell’asticella? Una indicazione decisiva dovrebbe arrivare entro il 30 giugno quando il governo consegnerà al Parlamento l’attesissima relazione tecnica sui costi della riforma. Calderoli ha sempre sostenuto che la pressione fiscale non aumenterà perché agli enti locali saranno destinate quote crescenti delle imposte e quindi si attiveranno nella lotta all’evasione in particolare dell’Iva. Ma non è finita qui. Entro il 21 maggio 2011 il governo dovrà emanare i testi di altre 15 deleghe fra i quali l’armonizazione dei bilanci pubblici e il funzionamento concreto della perequazione.