Luigi Grassia, La Stampa 6/5/2010, pagina 88, 6 maggio 2010
DOMANDE E RISPOSTE: BANDA LARGA
Che cosa si intende per banda larga?
In parole povere si tratta dell’Internet veloce, cioè della trasmissione e ricezione di una grande quantità di dati simultaneamente lungo lo stesso cavo, cosa che permette di far viaggiare filmati, musica e altri «file» pesanti senza impiegarci un tempo interminabile o bloccare tutto. Nel linguaggio corrente la banda larga viene associata alle linee Adsl, molto pubblicizzate in tv, che trasmettono dati e voce su canali differenti usando lo stesso «doppino» (cioè la coppia di fili di rame che viene utilizzata per trasmettere le comunicazioni telefoniche e i dati) ma tecnicamente sono «broadband» anche i modem analogici che operano a una velocità superiore a 600 bit per secondo. Lo strumento migliore per la banda larga sono le fibre ottiche (anziché in rame) che trasmettono impulsi luminosi ma ancora non sono diffuse ovunque. La trasmissione a banda larga può avvenire anche via satellite.
Ma è davvero così importante o è solo un servizio d’élite?
La «broadband» è un fattore cruciale di crescita economica e di occupazione perché è la condizione necessaria per tutta una serie di servizi, come le videochiamate o teleconferenze, il telelavoro (la possibilità di lavorare da casa come se si fosse in ufficio), la telemedicina (controllo a distanza e 24 ore su 24 delle condizioni di salute di un malato) e la possibilità di una vera informatizzazione dei rapporti fra cittadini e pubblica amministrazione e di quelli fra studenti e scuola. Una connessione Internet lenta può costare a un’azienda una perdita di produttività, perché si impiega più tempo a fare quello che i concorrenti fanno «broadband». Il governo calcola che la diffusione di questo servizio a tutta l’Italia porterà un aumento del prodotto lordo di 2 miliardi di euro all’anno.
Che cos’è il «digital divide»?
In origine era la frattura fra i Paesi o le zone di un Paese dotate di un facile accesso a Internet e quelle che ancora ne erano prive (o quasi), mentre adesso che la rete è (più o meno) universale la divisione riguarda soprattutto chi ha l’Internet veloce e chi no.
Chi fornisce il servizio a banda larga in Italia?
Alla base di tutto il sistema delle telecomunicazioni italiane c’è la Telecom, una compagnia in origine pubblica, oggi privata ma tuttora obbligata a fornire il cosiddetto «servizio universale», cioè a garantire un servizio minimo uguale per tutti in qualunque zona del Paese, anche in quelle fuori mano (isole, valli montane) o con pochi utilizzatori dove non è economicamente conveniente operare. Il servizio universale in quanto tale non comprende la fornitura della banda larga per tutti, comunque la rete nazionale di Telecom, aperta per legge a tutti i concorrenti, offre ai singoli clienti la possibilità di stipulare un contratto privato con un fornitore del servizio, che può essere la stessa Telecom o un’altra compagnia. In questi giorni Vodafone, Wind e Fastweb hanno raggiunto un accordo per costruire una loro rete «broadband» alternativa a Telecom.
Perché sulla banda larga ai politici capita di litigare?
A parte il fatto che la banda larga si lega a tutti i nuovi media e sottopone il sistema delle comunicazioni a una specie di rivoluzione permanente, con tutte le conseguenze immaginabili (per esempio) sulla creazione del consenso, i politici hanno occasione di polemizzare anche per la questione molto concreta delle risorse economiche messe in circolo direttamente. Per fare qualche cifra: il governo ha messo sul piatto 800 milioni per lo sviluppo del settore e valuta che l’iniziativa per la banda larga possa concretizzarsi in 33 mila cantieri con 50 mila posti di lavoro nuovi, che diventerebbero 60 mila grazie a un provvedimento congiunto a favore di alcune zone industriali, con un beneficio diretto pari a un +0,2% del prodotto lordo. E tutto questo senza contare l’effetto moltiplicatore che la banda larga avrà su moltissime attività economiche e che dovrebbe produrre i 2 miliardi di euro annui di cui sopra.
Per ora a che punto siamo?
In Italia la banda larga arriva solo al 20,3% delle famiglie, contro una media europea del 23,5. La crescita annuale della rete si ferma all’11,7% l’anno, contro una media europea del 14,1. Ci vorrebbe un maggiore impegno dei privati. Qualcuno, come Fastweb, ha steso una sua rete di fibra ottica, operazione costosa che si fa solo in alcune zone. Telecom Italia ha fatto a sua volta importanti investimenti ma esita a impegnarsi ancora di più perché al momento ha la priorità di ridurre il debito, mentre il ritorno economico della rete a banda larga è di lungo periodo. L’esborso per velocizzare Internet in tutta Italia è calcolato in 10 miliardi di euro e per questo il recente accordo tra Vodafone, Wind e Fastweb per una rete a banda larga alternativa a quella di Telecom Italia può risultare determinante.