Marco Bo, Riders 07/09, 6 maggio 2010
DINDO CAPELLO, 3 VOLTE LE MANS
Mamme e nonne italiane lo hanno conosciuto quando ha messo le quattro ruote della sua Focus WRC davanti a quelle di Valentino Rossi, al rally di Monza 2008. Rinaldo Capello, in arte Dindo, 45 anni, di cui più di 25 spesi a riscaldare asfalto e cuori degli appassionati di motori. Nato a Santo Stefano Belbo (CN) nel 64, ha iniziato con le gare di kart e si è distinto di furto d’auto, teleobiettivi e cena finale. Noi li abbiamo messi a confronto perché sono due uomini col fattore R, campioni veri. E perché solo avvicinando due mondi apparentemente lontani (l’auto con la moto, appunto), puoi capire che hanno molte cose in comune, se dietro ci sono dedizione, serietà, capacità, impegno e spirito Riders. Del resto, per vincere un mondiale di motocross come è accaduto a Tony Cairoli su Yamaha nel 2005 e nel 2007, occorre avere nelle vene lo stesso sangue che scorre in chi, come Dindo Capello, ha saputo far viaggiare morbida e fluida sull’asfalto una fuoriserie per 24 ore sulla pista liscia di Le Mans. Conquistando la gara tre volte su 11 partecipazioni: 2003 (Bentley Speed 8), 2004 (Audi R8) e 2008 (Audi R10). Questione alla scuola federale C.S.A.I. (Commissione Sportiva Automobilistica Italiana), dove è stato il miglior allievo nell’82. Poco noto al grande pubblico, ma vincente a tal punto da trionfare per ben tre volte alla mitica 24 ore di Le Mans (con la Bentley Speed 8 nel 2003, con l’Audi R8 nel 2004, con la R10 nel 2008) e di arrivare terzo in questa edizione, con l’Audi R15. Parte da molto lontano, però, l’epopea di Dindo Capello. nel 1983 che, dopo anni di gavetta con il kart, comincia col campionato Formula Fiat Abarth. Nell’88 è quarto nell’italiano di Formula 3000. Il primo successo è del 96: campione italiano di Superturismo. Dindo ha anche conquistato tre volte la 12 ore di Sebring (Florida) nel 2001, 2002 e 2006. Per conoscerlo meglio, in libreria trovate la biografia ufficiale, Dindo Capello, il mestiere di vincere (edizioni Pendragon). Già, perché lui sa vincere.