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 2010  maggio 06 Giovedì calendario

SUI BANCHI DI SCUOLA CON LA LEGA NORD


A mezzanotte la vicina del piano di sopra non ne può più. Il 22 aprile 2010 il secondo appuntamento "federalista" organizzato dalla sezione Milano ovest della Lega nord si chiude con qualche sonoro pugno sul portone di ferro della sede. I partecipanti, circa un centinaio, vogliono continuare. Ma il moderatore li manda a casa.
Dopo gli ottimi risultati ottenuti alle elezioni regionali, la Lega vuole codificare la ricetta del suo succecesso, puntando su una forte presenza sul territorio e sulla formazione dei quadri come faceva il Partito comunista italiano. Donato Trevisan è l’ideatore dei corsi serali a Milano: «Dobbiamo spiegare alla base del partito che il federalismo è parte integrante della nostra storia. Le persone presenti questa sera sono come dei missionari: sono incaricati di riferire agli altri militanti quello che è stato detto».
I partecipanti prendono appunti davanti a tre oratori: l’eurodeputato Francesco Speroni, Fabio Ronchi, che si è laureato in Scienze politiche con una tesi sulla Lega, e Stefano Bruno Galli, un "intellettuale organico" del partito. Lo scopo di questi appuntamenti è spiegare ai militanti la riforma del federalismo fiscale e radicare il partito in una tradizione storica che va da Alberto da Giussano, che nel dodicesimo secolo guidò la rivolta dei lombardi contro Federico I Barbarossa, a Umberto Bossi. «L’arrivo di nuovi simpatizzanti, anche da regioni a sud del Po, rende necessario questo approccio», spiega Trevisan.
Stefano Bruno Galli parla degli ispiratori del leghismo con lo stesso spirito con cui si rende omaggio ai padri della patria. Dopo Alberto da Giussano è il momento di Carlo Cattaneo, patriota dell’Ottocento sostenitore di uno stato federalista. Poi si passa agli anni trenta del Novecento con il movimento Odrde nouveau di Denis de Rougemont e Alexandre Marc. E ancora, la restistenza valdostana ispirata a mile Chanoux, e le idee di Guy Héraud, difensore delle minoranze europee. Infine Umberto Bossi, che nel 1969 aveva incontrato un discepolo di Chanoux. Il cerchio si chiude.
Oreste Pozzoli, di Chiavenna, in provincia di Sondrio, viene a Milano tutti i giovedì. Il giorno dopo racconterà quello che ha imparato ai circa trecento iscritti della sua sezione. Probabilmente ha meno di 25 anni e viene da chiedersi cosa ci faccia qui invece di trascorrere le sue serate in modo diverso. «Ho bisogno di approfondire la storia», dice Pozzoli. «La Lega si batte per ieali che condivido: l’indipendenza della nostra regione, il federalismo, il fatto che le risorse devono restare sul territorio».
A Speroni spetta il compito di parlare di Bossi e del suo ruolo nel governo. Forse a causa della presenza in sala di un giornalista di Le Monde qualcuno fa una domanda: «Come viene vista la Lega nel parlamento europeo?». Speroni risponde: «S’interessano più a Le Pen che a noi. Ma non abbiamo niente a che vedere con l’estrema destra. Siamo euroscettici ma nel parlamento italiano abbiamo votato a favore del trattato di Lisbona. Ci etichettano come razzisti, ma nel nostro gurppo ci sono un parlamenteare magrebiino e uno senegalese». Evita ogni riferimento ai colleghi Matteo Salvini e Mario Borghezio, noti per i discorsi xenofobi.
A quel punto interviene la vicina di sopra. «Sarà una cattocomunista», borbotta una donna del pubblico. Che, come gli altri, se ne va dalla sala a malincuore.