Daniela Roveda, Il Sole-24 Ore 6/5/2010;, 6 maggio 2010
BP CHIUDE UNA FALLA MA NON BASTA - I
venti hanno spinto ieri per la prima volta la marea di petrolio nel delta del Mississippi e in prossimità delle Isole Chandeleur, paradiso naturale della Louisiana, prima di spegnersi quasi completamente, ma sono le insidiose correnti del Golfo a paralizzare oggi di paura gli stati che si affacciano al Golfo del Messico. La corrente sta spingendo il petrolio andato a fondo verso le Florida Keys, le isolette immortalate da Ernest Hemingway, seminando morte a grandi profondità tra la fauna e la flora acquatica della regione prima di intaccare potenzialmente anche le acque dell’Atlantico.
L’America ieri ha intanto seguito col fiato sospeso l’inizio della complessa operazione che dovrebbe coprire una delle tre falle nella tubatura che pompava in superficie il petrolio del giacimento offshore della British Petroleum prima dell’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon il 20 aprile. Un’immensa cupola di cemento e acciaio di 100 tonnellate, alta quattro piani e costruita in tempi record negli ultimi 10 giorni, è stata consegnata ieri alla Bp per essere calata fino a una profondità di 1500 metri; lunedì- data annunciata dalla Bp - si saprà se questo rimedio, mai tentato prima d’ora, avrà successo nell’intrappolare almeno l’85% del petrolio in uscita e pomparlo in superficie su una petroliera con 139mila barili di capienza. La Bpè riuscita martedì notte anche a chiudere la falla più piccola con l’aiuto di robot telecomandati,anche se questa operazione non ha diminuito il flusso di petrolio che sgorga al ritmo di 800mila litri al giorno nelle acque del Golfo.
La Bp ha in realtà ammesso ieri durante una testimonianza al Parlamento Usa che nella peggiore delle ipotesi la perdita di greggio potrebbe salire a 60mila barili al giorno, quasi 10 milioni di litri. Un quadro che ha spinto Moody’s ad abbassare l’outlook sulla società da stabile a negativo. Non tutti gli analisti tuttavia sono pessimisti sul futuro delle quotazioni del terzo colosso petrolifero del mondo. Il broker Panmure Gordon ha addirittura consigliato ai clienti di comprare titoli Bp, a suo avviso scesi più del necessario. Il conto per la società inglese potrebbe ammontare a una decina di miliardi di dollari al massimo: due spesi nei tentativi di chiudere le falle e cementare la sorgente subacquea, circa sei per risarcire i danni all’ambiente e all’economia degli Stati del Golfo e 75 milioni di dollari al massimo in danni punitivi, un tetto imposto dalla legge americana che tuttavia la Casa Bianca si è detta disponibile ad alzare in maniera «significativa»; il totale potrebbe essere abbassato da detrazioni fiscali. La somma è ingente, ma non per una società che nel 2009 ha totalizzato 16,6 miliardi di dollari di profitti in un anno considerato gramo, con una flessione del 22% rispetto all’anno precedente. Panmure Gordon non crede nemmeno che la Bp sarà costretta a tagliare il dividendo, e ieri i titoli hanno guadagnato il 2,7%.
Numerose squadre di legali americani sono confluite in questi ultimi giorni in Louisiana e negli stati attigui per indagare sulle possibili cause dell’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon, presa in leasing dalla svizzera Transocean, e accertare se le cause possono ricondursi a «grossolana negligenza», una conditio sine qua non per eliminare il tetto di 75 milioni sui danni punitivi contro la Bp. Alcuni operai sopravvissuti all’esplosione hanno detto a un procuratore della Florida che le trivelle Bp hanno forato il fondale più in profondità di quanto stabilito dai permessi, ma queste affermazioni non sono ancora state interamente verificate.
Il Golfo del Messico continua intanto a brulicare di motonavi della Guardia Costiera (il Dipartimento di difesa ha autorizzato il dispiegamento di 17.500 uomini), della Marina americana e di pesca-tori volontari, un miniesercito impegnato nelle operazioni di contenimento. ancora difficile calcolare i danni all’ecosistema perché il petrolio non è ancora arrivato a riva, tranne che nel delta del Mississippi, e se i venti e le correnti non dovessero cambiare, forse non approderà mai in Alabama e in Mississippi, ma si dirigerà direttamente verso la Florida.
Decine di tartarughe morte continuano intanto ad affiorare senza tuttavia alcuna traccia di petrolio, un mistero ancora inspiegabile. Alcuni ambientalisti iniziano a preoccuparsi degli effetti delle sostanze chimiche dispersive, a tutt’oggi un totale di 600mila litri riversato nel mare, che potrebbero causare danni all’ambiente ancor più gravi del petrolio stesso, una sostanza biologica degradabile in natura.