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 2010  maggio 05 Mercoledì calendario

QUANDO IL SIVIGLIA PERSE IN CASA PER SPEDIRE IN B I CUGINI DEL BETIS

Una squadra incitata dal proprio pubblico a perdere in casa per fare un dispetto al club concittadino. Succede in Italia nel 2010? Non solo. Succede anche nel 2000 in Spagna. Ovvero, uno dei paesi che a giudizio degli arrighisacchi e di ogni altro penoso assertore dell’inferiorità cultural-sportiva italica dovrebbero darci lezione di moralità pallonara. Lo scenario è il ”Ramon Sanchez Pizjuan” di Siviglia, dove la squadra ospitante (già retrocessa in Segunda) ospita l’Oviedo a quattro giornate dal termine della Liga. L’Oviedo lotta per evitare la retrocessione, e fra le sue rivali c’è l’altra squadra di Siviglia, il Betis. E a quel punto, per i tifosi di casa, si presenta l’occasione di prendersi l’unica soddisfazione d’un campionato disgraziato: trascinarsi in B come se fosse nella tomba gli odiati cugini. L’Oviedo vince 3-2, ma la gara è molto meno equilibrata di quanto il punteggio dica, e presso l’opinione pubblica esplode l’indignazione. Risultato pratico? Nessuno, a parte che il Betis accompagnerà il Siviglia in B assieme a un’altra grande del calcio spagnolo: l’Atletico Madrid.
Dunque, dov’è l’eccezionalismo italiano della slealtà sportiva? Una pastetta è una pastetta a tutte le latitudini, e giocare a perdere (o invitare a farlo) è solo un modo indiretto per averla vinta. Se poi c’è di mezzo il derby, a Roma come a Siviglia, lo sgambetto è d’obbligo. A meno che gli interessi coincidano. Come in quel Roma-Lazio del 15 maggio 2005, nel pieno del campionato che sarebbe stato revisionato a tavolino. Finì 0-0, e tutti quelli che erano lì in campo o sugli spalti ancora se ne vergognano. Pure i nordici sanno fare queste cose, come dimostrarono Svezia e Danimarca pareggiando 2-2 (guarda caso il punteggio che serviva per eliminare la nazionale italiana, e a mettere d’accordo due nazionali che altrimenti si detesterebbero) agli Europei portoghesi del 2004. Anche loro campioni di cultura sportiva, ci mancherebbe. Certo, dice che non è bello esultare per un gol segnato dalla squadra avversaria alla propria. Come è successo all’Olimpico. Ma non soltanto il 2 maggio 2010. Anche il 6 giugno 1993, quando Desideri dell’Udinese segnò il gol del pareggio contro la Roma e i tifosi giallorossi accompagnarono l’episodio con un boato perché così andava in B la Fiorentina. Pochi minuti prima Carnevale aveva mancato il 2-0 dopo aver scartato il portiere e tirato verso la porta una palla a due all’ora, che consentì a un difensore friulano una rincorsa di venti metri per salvare sulla linea. Roba da carabinieri in campo all’istante, ma al fischio finale rimasero solo le lacrime viola.
Qualcuno aggiunge che il campionato non si conclude regolarmente. Forse perché l’Inter ha vinto in casa della Lazio? Ma quest’Inter contro questa Lazio vince 9 volte su 10, e alla decima devono succedere eventi metafisici. Un 2-0 nerazzurro all’Olimpico è più credibile di un attico vista Colosseo a 610 mila euro, ma pare sia la prima cosa a essere più scandalosa. E allora ai paladini della regolarità chiediamo: quanti sono i campionati conclusi regolarmente nella storia italiana? Abbiamo ancora in mente l’ultima giornata della stagione 2007-08. Con l’Inter che vinse lo scudetto a Parma in una partita alla quale i tifosi nerazzurri non avrebbero dovuto assistere. Entrarono lo stesso, per ragioni di ordine pubblico. Gara regolare? E fu regolare Catania-Roma, che si giocava in contemporanea in un clima intimidatorio? Giunte le notizie del 2-0 interista a Parma presero a succedere cose molto strane al ”Massimino”. E in occasione di un gol annullato al Catania che precedette il pareggio ci fu un’invasione di campo. Partita sospesa, come da regolamento? Macché. Partita condotta a termine in modo farsesco e Catania salvo con ”inevitabile gol”. Retrocesse l’Empoli. Ma a chi frega qualcosa dell’Empoli?
E ancora: fu regolare il campionato 1960-61 deciso da Juventus-Inter 9-1? E lo fu quello 1989-90 deciso dalla monetina che colpì Alemao in Atalanta-Napoli? E la lista sarebbe ancora lunghissima, ma ci piace concluderla col caso di Torino-Reggina 1-2 del giugno 1999. Coi granata già in A, gli amaranto vinsero 2-1 una partita mai conclusa. A tre minuti dalla fine entrambe le tifoserie invasero il campo per festeggiare. Doveva essere data partita persa a entrambe, e invece si fece finta di nulla perché ormai la gara era ”praticamente finita”. Quando si dice: guardiamo alla sostanza anziché alla forma.