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 2010  maggio 05 Mercoledì calendario

IL TERRORISTA DELLA PORTA ACCANTO

Troppi errori. E dopo appena 53 ore il terrorista di Times Square è stato preso. Faisal Shahzad, 30 anni, pachistano e da un anno americano, è stato catturato in modo rocambolesco. Lo hanno tirato giù dal jet che aveva già lasciato il «gate» e stava per decollare da New York per Dubai. Un blitz seguito dall’arresto in Pakistan del suocero di Shahzad, dell’amico Tauseef Ahmed e di altri complici, uno dei quali vicino alla f a z i o n e kashmira Jaish-e-Muhammad.
Un telefonino, l’acquisto della Nissan e forse un video di rivendicazione su YouTube creato da lui stesso hanno aiutato l’Fbi a individuare il responsabile del fallito attacco. Una caccia che ha portato gli investigatori tra Shelton e Bridgeport, due località del Connecticut dove l’uomo ha vissuto. Il pachistano aveva cercato di alterare il numero di telaio del Suv ma non vi è riuscito del tutto e si è poi dimenticato di rimuovere l’adesivo di un meccanico di Bridgeport. Seguendo questi fili, gli agenti sono arrivati alla casa di Shahzad, ormai disabitata. Capendo di essere braccato, ha prenotato un posto sul volo Emirates New York-Dubai mentre si dirigeva all’aeroporto Jfk. Era convinto di avercela fatta, quando alle 23.45 l’Fbi, in extremis, ha fermato il Boeing sulla pista. Una squadra di agenti è salita a bordo e l’ha ammanettato. Poi hanno avvisato la Casa Bianca: ce lo abbiamo. Erano le 24.05. Una conclusione criticata dal sindaco Bloomberg. «Quell’uomo – ha detto – non sarebbe mai dovuto salire sul jet». Le autorità Usa stanno ora indagando sulla Emirates: la «no-fly list» con il nome di Shahzad le era stata inviata lunedì ma la compagnia non l’aveva aggiornata.
Shahzad, figlio di un generale, origini del Kashmir, nato nella turbolenta area di confine afghano-pachistana, è giunto negli Usa come studente 11 anni fa. Laureatosi in informatica, analista economico, ha acquisito la cittadinanza nell’aprile 2009. Sposato con due figli, ha vissuto prima a Shelton, poi ha perso in estate la casa perché non più in grado di pagare il mutuo. E si è spostato, da solo, nella vicina Bridgeport mentre la moglie sarebbe tornata in Pakistan. I vicini raccontano che vestiva sempre di scuro, faceva jogging di notte «perché non gli piaceva la luce», e sosteneva di lavorare a Wall Street. Aggiungono: era strano. Nel giugno di un anno fa il pachistano si reca a Karachi, poi trascorre dei mesi nel Waziristan, regione controllata da Al Qaeda e talebani, e Peshawar, altro snodo del radicalismo. Rientra in Connecticut a febbraio e avvia il suo piano d’azione. Lui, inizialmente, sostiene di aver fatto «tutto da solo». Una versione smentita dagli arresti eseguiti dalle autorità pachistane e dalle stesse ammissioni di Shahzad che ha raccontato di essersi addestrato a preparare ordigni. Sempre il terrorista ha chiamato per 4 volte, prima dell’attacco, un numero in Pakistan. Forse contatti con due complici, uno dei quali lo ha incontrato in Usa due mesi fa.
Soddisfatto, Obama ha promesso: « Faremo giustizia, l’America non si farà terrorizzare». Soddisfatto il capo della polizia di New York, Ray Kelly: «Jack Bauer (il protagonista della serie tv) lo avrebbe fatto in 24 ore ma in 53 non è male».
G. O.