Enrico Marro, Corriere della Sera 05/05/2010 Enr. Ma., Corriere delal Sera 05/05/2010, 5 maggio 2010
2 articoli - IL MOSAICO DEL NUOVO SINDACATO CGIL - Basterà girare tra i 1.040 delegati che parteciperanno a Rimini al XVI congresso della Cgil, che si apre oggi e si chiude sabato, per rendersi conto che anche il più grande sindacato italiano sta cambiando
2 articoli - IL MOSAICO DEL NUOVO SINDACATO CGIL - Basterà girare tra i 1.040 delegati che parteciperanno a Rimini al XVI congresso della Cgil, che si apre oggi e si chiude sabato, per rendersi conto che anche il più grande sindacato italiano sta cambiando. E che ancora di più cambierà. Perché è la sua base che si sta gradualmente articolando sempre di più e ciò, prima o poi, si rifletterà anche negli assetti di vertice che, in gran parte, sono invece ancora figli della storia della Prima Repubblica, dove la Cgil era il sindacato dei comunisti più una minoranza di socialisti. Il primo grande segnale di cambiamento potrebbe arrivare con l’elezione di un segretario generale donna. Sarebbe la prima volta. Ma non avverrà al congresso di Rimini, al termine del quale invece il comitato direttivo riconfermerà l’attuale leader, Guglielmo Epifani. Che però a settembre dovrà lasciare per scadenza degli 8 anni di mandato, il massimo consentito dallo statuto della Cgil. Tra quattro mesi, appunto, al suo posto potrebbe arrivare Susanna Camusso. lei infatti la candidata in pectore dello stesso Epifani che, avendo stravinto la fase precongressuale, dovrebbe riuscire a farla passare. La svolta è matura. Le donne, in Cgil, oggi sono circa la metà degli iscritti (il 46% tra i lavoratori attivi) e hanno quasi il 50% dei posti nelle segreterie territoriali e di categoria e il 41% nel direttivo nazionale, il parlamentino della Cgil, quello che appunto elegge il segretario generale. Nella segreteria confederale la «quota rosa» è pari al 50% dal 2002, quando così volle Sergio Cofferati. Oggi, su 10 componenti compreso Epifani, le donne sono 5: oltre Camusso (ex Psi come Epifani, ora del Pd), Morena Piccinini (ex Pci, vicina a Sinistra e libertà), Nicoletta Rocchi (ex Psi, ora Pd), Vera Lamonica (ex Pci) e Paola Agnello Modica (ex Rifondazione comunista). Un’altra donna, Carla Cantone (ex Pci), che ha già ricoperto il ruolo chiave di segretaria organizzativa dal 2006 al 2009, guida da un anno il potente Spi, il sindacato dei pensionati, che da solo rappresenta quasi 3 milioni di iscritti alla Cgil su un totale di 5,7. Messa così sembrerebbe che il potere sia nelle mani dei pensionati. In realtà, lo statuto prevede un robusto correttivo, per cui nel congresso e nel direttivo lo Spi pesa per il 25%. Si tratta comunque dell’azionista di maggioranza, anche da un punto di vista economico, della Cgil. Proprio partendo dai pensionati si possono cominciare a mettere insieme le tessere di quel variegato mosaico che è oggi la base della Cgil. chiaro infatti che in questi 3 milioni di anziani c’è non solo il nocciolo duro degli ex lavoratori legati alla vecchia Cgil cinghia di trasmissione della sinistra, ma molti che si sono iscritti semplicemente per avere dei servizi in cambio, soprattutto attraverso il patronato (e una parte di questi forse neppure è più consapevole di essere ancora iscritto, visto il meccanismo della delega a vita). Passando ai lavoratori attivi, che sono 2,7 milioni, ben 800 mila, cioè il 29%, sono under 35, giovani ai quali poco o nulla dicono le sigle Pci e Psi e che vogliono invece un sindacato attento alle questioni concrete, lontano dalle liturgie politiche e aperto alle nuove forme di partecipazione: una Cgil sempre più online. Altro blocco quasi esclusivamente interessato al profilo strettamente sindacale sono gli immigrati: 380 mila, pari al 14% degli attivi. Risultato: la base della Cgil è sempre meno compatta politicamente. Gli operai del Nord votano in gran parte per la Lega e per il Pdl. Alle ultime regionali del Veneto il 47,6% ha scelto il Carroccio, secondo le indagini di Paolo Feltrin dell’Università di Trieste, che da anni studia questo fenomeno. Restringendo il campo alla Cgil, sempre Feltrin dice che alle ultime elezioni politiche ben il 22% degli iscritti alla Cgil ha votato per il centrodestra (percentuali che salgono al 32% nel Mezzogiorno e al 29% tra gli iscritti lavoratori dipendenti del settore privato). C’è poi il caso Idv. L’Italia dei Valori sta raccogliendo molti consensi nella Cgil, soprattutto nel Centro-Sud. Del resto Maurizio Zipponi, una vita nella Fiom (metalmeccanici), è il responsabile Lavoro del partito di Antonio Di Pietro. A fronte di questi cambiamenti nella base, i vertici della Cgil hanno invece ancora una forte coloritura politica. Un parziale scollamento che aiuta anche a capire perché, a fronte di una linea ufficiale di Epifani che si è mantenuta nel solco di un rigido antiberlusconismo e del no a ogni accordo (a partire da quello sulla contrattazione), le singole categorie abbiano tutte seguito una linea più pragmatica, firmando i rinnovi dei contratti insieme con Cisl e Uil. Tutte tranne la Fiom, guarda caso la categoria più politicizzata, guidata da Gianni Rinaldini. Lo stesso Rinaldini che un anno fa si è alleato con Carlo Podda, leader della Funzione pubblica, l’altra roccaforte degli antiberlusconiani. Non a caso nel pubblico impiego, dice ancora Feltrin, prevalgono largamente gli elettori per il centrosinistra. E poi la Fp, sotto Podda, che ha ingaggiato una strenua battaglia con Renato Brunetta, è diventata il catalizzatore di tutti gli oppositori del ministro della Pubblica amministrazione. Gli irriducibili, però, hanno perso il congresso. La mozione che si oppone a quella di Epifani, e che è stata promossa dalla coppia Rinaldini-Podda, ha raccolto un misero 17%. Rinaldini per ora ha salvato la poltrona (ma il suo mandato è in scadenza) perché almeno nella Fiom il documento anti Epifani ha vinto. Podda invece ha perso, a sorpresa, anche nella Fp e ha dovuto lasciare la guida della categoria. Anche qui è arrivata una donna, Rossana Dettori, già responsabile della Sanità e che aveva sostenuto la mozione Epifani, pur avendo trascorsi molto più di sinistra di quelli del segretario generale. I bancari poi, altra categoria che si era alleata con Podda e Rinaldini, sono stati commissariati. Al posto dello sconfitto Mimmo Moccia, Epifani ha richiamato in servizio Carlo Ghezzi, presidente della Fondazione Di Vittorio. L’articolazione della base, la sconfitta di Rinaldini e Podda e l’isolamento di Giorgio Cremaschi, prossimo al pensionamento, hanno oggettivamente indebolito le posizioni massimaliste. Ed ecco che, per la prima volta, la Cgil ha messo la firma sotto un accordo col governo, quello con il ministro del Lavoro Sacconi sulla formazione. Una firma con tanti ma e tanti se, ma pur sempre un sì. Al quale non a caso Sacconi ha risposto con un gesto significativo: la partecipazione al congresso della Fillea (edili) dove ha sollecitato la Cgil a una «riflessione», ricevendo perfino applausi. E ora tutti si aspettano da questo congresso il ritorno a una Cgil dialogante e pragmatica. Come larga parte delle sue categorie e dei suoi territori. Come, ormai, larga parte della sua base. Enrico Marro LE TRE DIRIGENTI NEI POSTI CHIAVE - Sindacalista di lungo corso, apparentemente timida, ma dura al tavolo delle trattative. Socialista, riformista, femminista e... velista. Susanna Camusso, in pole position per diventare, alla fine di settembre, la prima donna segretario generale della Cgil, è nata a Milano e ha 55 anni. Di provenienza borghese, suo padre è stato direttore editoriale della Mondadori, comincia a fare sindacato a 20 anni coordinando le politiche del diritto allo studio (le 150 ore) per gli operai metalmeccanici dell’allora federazione unitaria Flm. Siamo nel pieno degli anni Settanta. E Susanna Camusso affianca all’impegno sindacale la militanza nel movimento femminista e nel partito socialista. Si costruisce insomma un profilo da intellettuale. Nel 1980 entra nella segreteria della Fiom-Cgil di Milano, poi in quella della Lombardia e infine, nel 1993, nella segreteria nazionale, dove rimane fino al 1997, quando viene costretta a lasciare dall’allora leader della Fiom, Claudio Sabattini, col quale erano entrati in rotta di collisione anche gli altri segretari riformisti, Cesare Damiano, Gaetano Sateriale e Gianpiero Castano, pure loro estromessi dalla segreteria. A rilanciare Camusso fu poi Sergio Cofferati, promuovendola nel 2001 a segretario generale della Cgil lombarda. Dove è rimasta fino al giugno 2008, quando Epifani l’ha chiamata nella segreteria confederale affidandole le deleghe decisive dell’industria e della contrattazione, facendo così capire di puntare su di lei per la successione. Quando può torna a Milano, cerca di stare con la figlia 21enne Alice. D’estate le piace andare in barca a vela, ma non avendone una, l’affitta. L’altra donna forte della Cgil è Carla Cantone, segretario dello Spi, il sindacato dei pensionati, con quasi 3 milioni di iscritti. Molto diversa dalla Camusso. Di origini popolari, ha perso da bambina la madre, operaia alla Necchi, mentre il padre era un bracciante. Nata in provincia di Pavia 62 anni fa, comincia anche lei l’attività sindacale come volontaria insegnando nei corsi delle 150 ore per gli operai. Decisiva, nella sua carriera, l’esperienza alla guida degli edili dove viene eletta segretario generale nel 1992. Un posto decisamente inusuale per una donna. Ma Cantone si fa presto notare per le sue maniere decise, quando serve. Chi non l’apprezza ironizza sui suoi modi considerandoli un po’ rustici. Lei però non se ne cura. Temperamento solare, finora, ha solo fatto passi in avanti. Nel 2000 entra nella segreteria confederale, anche qui voluta da Cofferati. Nel 2006 Epifani le affida il ruolo chiave di responsabile dell’organizzazione, poi nel 2008 cambia idea e le preferisce Enrico Panini. Ma lei va a dirigere i pensionati. Altra figura chiave è quella di Valeria Fedeli, attualmente vicesegretario della Filctem, la categoria che ha accorpato tessili e chimici, ma tra le prime a promuovere il ruolo della donna nella Cgil. Molto vicina a Bruno Trentin, ha guidato anche il sindacato europeo dei tessili. Tra le donne emergenti ci sono Rossana Dettori, 53 anni, da poco alla guida della Funzione pubblica, Stefania Crogi, segretaria della Flai (agroindustria), Mariella Maggio, leader della Sicilia, Donata Canta, numero uno della Cgil di Torino. Enr. Ma.