Cena del 4 maggio con Ferrara, 5 maggio 2010
MARTEDì 4 MAGGIO - CENA DELLA REDAZIONE DEL FOGLIO ROSA CON GIULIANO FERRARA
Ristorante "La Taverna degli Amici" di Piazza Margana, serata tiepida, seduti fuori. La cena inizia senza Dell’Arti, sul lato destro del tavolo Luca Peretti, Luca D’Ammando, Roberto Raja, Lucrezia Dell’Arti. Su quello sinistro, Giorgio Dell’Arti, Eleonora D’Uffizi, Marzia Amico, Maurizio Crippa (vicedirettore del Foglio trasferito a Roma da febbraio). A capotavola, vicino a Crippa e a Dell’Arti jr., Giuliano. Con lui la piccola Liberté («si chiama così perché è nata il 17 luglio di quattro anni fa), bassotto tedesco a pelo duro già mamma di sei cuccioli (quattro venduti, due rimasti con Giuliano). Selma è a New York. Il primo pensiero è per la cagnetta. Ferrara ordina subito vitello cotto al vapore senza condimento e tagliato a pezzettini, non troppo caldo (controlla prima di darglielo). Poi si parla del giornale. Il Foglio va bene, informa Ferrara, ha perso il 30-35% di pubblicità, ma le copie hanno tenuto, e l’online è in crescita. L’unico vero problema sono i contributi statali, in forse per quest’anno (la presidenza del Consiglio non ha ancora sciolto le riserve). Senza contributi il Foglio può sopravvivere un anno, e solo mettendo in garanzia l’immobile dove ha sede il giornale, comprato in tempi non sospetti. Oppure concentrando la distribuzione a Roma e Milano (nel resto d’Italia le copie vendute sono poche, mentre quelle stampate e distribuite molte con costi esorbitanti). «Si vedrà». Qualche battuta su Scajola, giudizio unanime sull’inadeguatezza della persona e della sua difesa (la vicenda della casa acquistata al Colosseo). Ferrara: «A Berlusconi non piace che un suo ministro si dimetta perché si insinua subito l’idea che sia ammissibile lasciare un incarico». Risate. All’arrivo di Dell’Arti si parla di media su nuovi supporti: ipad, Kindle. Vale la pena o no? Come devono essere pensati i giornali per questo tipo di prodotti? E’ solo una questione grafica o anche di contenuti? Nessuno ha una risposta definitiva, Ferrara non ci crede molto. Lancia invece una sua vecchia idea. Un quotidiano da far uscire ogni due giorni («solo i dispari»). «Lavorato di più, fatto meglio, con contenuti ed opinioni elaborate». Potrebbe chiamarsi Quarantotto ore propone Raja. Ferrara ci racconta poi che in questo momento sta riscoprendo le passeggiate. Cammina, si muove in autobus. dimagrito, pesa 140 kg. Non prende più taxi «perché mi parlano». Apprezza molto i cartelloni dell’autobus che annunciano l’arrivo dei mezzi. (racconta che una volta, fuori da un cinema, la moglie Selma, americana, ad un ragazzo che si offriva di darle un passaggio in moto, aveva risposto: «Non prendo i mezzi»). Quando Dell’Arti jr. gli mostra l’applicazione dell’iPhone Roma Bus, che ha le stesse funzioni del cartellone annuncia autobus, Ferrara si convince: «Allora mi devo proprio prendere l’iphone!» (ha un Nokia modello base e un blackberry che non usa più: «Troppe mail»). Racconta anche della sua nuova passione, la musica (tra quelle accantonate la vela, «sto vendendo le barche»). Si è appassionato al ritorno da New York: l’amicizia con Mario Bortolotto (83 anni), collaboratore del Foglio, lo ha portato a leggere libri sulla teoria della musica (ora sta leggendo «La serpe in seno. Sulla musica di Richard Strauss» di Bortolotto e un altro sull’armonia), ad andare ai concerti («mi sono abbonato a Santa Cecilia. Turno il lunedì. Mi vedo un paio di concerti la settimana»), e, ogni tanto, a provare a suonare assieme all’amico Bortolotto. Si è comprato uno studio vicino casa dove può studiare («me l’ha venduto un professore di musica che con i soldi si è comprato un appartamento più grande dove mettere un pianoforte a coda), pensa di affittare un pianoforte («non a coda, non entrerebbe») per «curiosare» più che per diventare un pianista. La cena, iniziata alle 21, finisce alle 23. Ferrara ha mangiato gli antipasti (ha apprezzato molto i carciofi alla giudea), vitello con patate e una mela e una pera sbucciate. Va a prendere l’autobus che lo porterà a casa, a Testaccio, con Raja, Crippa e l’inseparabile Liberté (che lui chiama «amore mio»).