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 2010  maggio 05 Mercoledì calendario

REPERTI NEL POZZO, UNA PISTA PER OTTAVIA

Montemurro (Potenza) - Ottavia aveva solo 12 anni quando fu vista viva per l’ultima volta. «Dove stai andando?» – ricorda di averle chiesto una conoscente. «Vado alla masseria di amici nostri» – fu la risposta della ragazzina, che quasi correva sotto la pioggia. E aggiunse: «Scappo ad avvisarli di una perdita d’acqua a casa loro, in paese». Era il pomeriggio del 12 maggio 1975 e di Ottavia De Luise, da quel momento, non s’è saputo più nulla. Scarse indagini, nessuna traccia, solo ipotesi, vaghe quanto atroci. Congetture che hanno tenuto banco per decenni a Montemurro, meno di duemila abitanti su un colle della val d’Agri, nel Potentino.
Finché proprio adesso non è saltata fuori una pista che, anche per gli investigatori sembra quella giusta. Si è attivata la squadra mobile di Potenza, diretta da Barbara Strappato e anche la procura col pm Sergio Marotta. Sulla vicenda hanno acceso l’attenzione e i riflettori articoli di stampa e la trasmissione di Raitre ”Chi l’ha visto?”. C’è angoscia e inquietudine, in paese e non solo, da quando l’altro ieri è saltata fuori la notizia del ritrovamento in un vecchio serbatoio interrato di resti e frammenti ossei. Sono stati assegnati ad un medico legale per esaminarli e questo pare confermare l’ipotesi che si possa trattare di resti umani.
Si profila così fuori un altro ”cold case” in Basilicata, un vecchio mistero che si ripropone sull’onda mediatica del ritrovamento del corpo di Elisa Claps, scomparsa a 16 anni nel 1993, i cui resti sono stati ritrovati diciassette anni dopo nel sottotetto della chiesa della Trinità a Potenza. E anche a Montemurro si rivivono scene e atmosfere – con operatori in tuta bianca, valigette d’alluminio, guanti e mascherine – che ricordano un set da ”CSI: crime scene investigation” o di altri serial su inchieste di medicina legale.
Tutto ruota intorno alla Masseria Rotundo e al casolare con annesso fienile. E’ lo stesso indirizzo dove era diretta Ottavia quel pomeriggio del ”75, in via del Carmine lungo la strada che da Montemurro porta ad Armento. Qui si lavora da giorni sondando il terreno, scandagliando coi metal-detector, scavando con piccole ruspe. L’inchiesta pare aver imboccato una ”pista” precisa, quella di un omicidio a seguito di stupro, e dell’occultamento del cadavere proprio nel fienile dove è tornata ieri mattina la Scientifica, giunta da Bari per effettuare delle scansioni con il ”crimescope”.
Trentacinque anni dopo il caso è stato riaperto dopo che il fratello di Ottavia, Settimio, ha ricevuto una lettera manoscritta con una ricostruzione della vicenda e precise, gravi accuse rivolte ad Andrea Rotundo, oggi 75enne, allora proprietario della masseria e conoscente della ragazzina scomparsa. Autore della missiva, un anziano del paese, poi deceduto, che sosteneva di riferire confidenze riservate fattegli dallo stesso Rotundo.
Le indagini, insomma, riportano ai sospetti che nel ”75 ispirarono le prime investigazioni del brigadiere Giuseppe Nitto, il carabiniere che all’epoca era il factotum della caserma. Le frequentazioni della ragazzina, che, come hanno riferito le sue amiche parlava e si accompagnava non solo con coetanei. Ultima degli otto figli di un venditore di carni ovine (sei già emigrati giovanissimi, un settimo in collegio a Bari) la ragazzina - sempre secondo le amiche - sarebbe stata avvicinata da diversi uomini, anche molto anziani.
Nonostante la giovane età, Ottavia sarebbe stata al centro di molte, troppe attenzioni in paese. Pesanti, addirittura moleste, quelle del ”viggianese”. Si chiamava Peppino Alberti, ed era originario di Viggiano, ma trasferito a Montemurro. Era, perché è morto. Dopo essere stato indagato per atti di libidine. La parte offesa era proprio Ottavia. Ma il Viggianese venne prosciolto subito, anche perché mancava una querela espressa dei De Luise.